Come sono riscaldate le case dei toscani? Ce lo dice l’Arpat

Riscaldamento acceso o in procinto d’esserlo anche nelle case dei toscani. Dal Catasto impianti termici gestito dal Sistema informativo regionale sull’efficienza energetica emergono dati interessanti e, diciamolo, anche curiosi.

Il 90,7% degli impianti di riscaldamento in Toscana sono alimentati a gas metano.

La provincia più riscaldata dal metano è Prato, con il 97,8% degli impianti, seguiti dallo 1,8% alimentato a Gpl, 0,2% a combustibile liquido, 0,1% a carbone e un altro 0,1% a biomassa.

Grafico impianti di riscaldamento in ToscanaLa provincia meno metanizzata è Grosseto, dove il 71,4% degli impianti è alimentato a metano, il 22,4% a Gpl, il 5,7% a combustibile liquido e lo 0,4% a biomassa.

In provincia di Pistoia il metano è usato nel 96,3% degli impianti, seguito dal combustibile liquido nell’1,9%, il Gpl nell’1% e la biomassa nello 0,8%. Stessa classifica per la provincia di Siena, anche se qui il combustibile liquido raggiunge il 4,7% (94,5% metano, 0,6% Gpl e 0,1% biomassa).

Il Gpl è il secondo combustibile più usato nella provincia di Livorno con una percentuale di 8,4%, (89,4% metano, 1,6% combustibile liquido e 0,6% biomassa).

Percentuali sopra il 90% di impianti a metano si registrano anche nelle province di Pisa, Firenze e Massa Carrara, rispettivamente con 95%, 91,7% e 90,5%, seguono in tutti e tre i casi gli impianti alimentati a Gpl (4,3%, 6,9%, 7,5%).

In provincia di Pisa segue poi il carbone con 0,5%, il combustibile liquido con 0,2%, infine la biomassa con 0,1%. In provincia di Firenze il combustibile liquido con 0,71%, la biomassa con 0,66% e infine il carbone con 0,02%. In provincia di Massa Carrara il combustibile liquido con 1,2%, la biomassa con 0,8% e il carbone con 0,003%.

In provincia di Arezzo ci si scalda nell’88% dei casi con metano, segue il Gpl con 9,9%, il combustibile liquido con 1,2%, la biomassa con 1% e infine il carbone con 0,1%.

La provincia di Lucca registra la percentuale più alta, in Toscana, di impianti a biomassa (4,6%); il resto degli impianti è così distribuito: 86,1% metano, 6,9% Gpl, 2,5% combustibile liquido e 0,01% carbone.

In Toscana troviamo anche 15.521 impianti di riscaldamento a biomassa (legna e pellet), la maggioranza dei quali (58,5%) in provincia di Lucca.

Arpat ricorda che la combustione di biomassa (legna, pellet) per il riscaldamento domestico, nonché per lo smaltimento degli scarti vegetali tramite abbruciamento, rappresenta la principale sorgente di inquinamento per il Pm10.

Escluse le province di Grosseto, Livorno, Pistoia e Siena, le altre sei ospitano impianti a carbone in tutte le sue forme (come torba, coke, antracite). La maggior parte di questi impianti (79,5%) si trova nella provincia di Pisa. Segue Prato con 96 impianti.

Riduzione dal testo di Maddalena Bavazzano
all’indirizzo web http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2018/148-18/come-sono-riscaldate-le-case-dei-toscani

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