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Commissione Pari Opportunità Toscana: il servizio di psicologia di base territoriale, un aiuto importante per il benessere delle donne

COMUNICATO STAMPA n.  0992

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Ufficio stampa

www.inconsiglio.it

Commissione Pari Opportunità Toscana: il servizio di psicologia di base territoriale, un aiuto importante per il benessere delle donne

La presidente Francesca Basanieri, di concerto con le altre componenti, esprime soddisfazione per la legge approvata dal Consiglio regionale. “Lungimirante norma di civiltà”

 Un “tassello importante nella gestione della salute della popolazione toscana”. Così la presidente della commissione regionale per le Pari Opportunità, Francesca Basanieri, giudica la recente legge che istituisce lo psicologo di base.

Insieme alle altre componenti, Basanieri si sofferma sul fatto che la norma riconosce quello che l’Organizzazione mondiale della Sanità afferma da sempre: “la salute non è solo l’assenza di malattia ma il raggiungimento di uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”. “La salute non è soltanto non avere malattie ma è ‘ben-essere’, stare bene, da ogni punto di vista: psicologico, sociale, economico e relazionale”.

“Per raggiungere questo ben-essere – continua Basanieri – non c’è bisogno soltanto di cure adeguate ma anche di riconoscere i cittadini non più come utenti o pazienti ma come persone ognuna con un modo diverso di vivere e reagire alle malattie e alle difficoltà”.

Grazie alla legge il benessere psicologico “entra a pieno titolo nella capacità del sistema sanitario della Toscana di dare una risposta efficace ai bisogni di salute dei propri cittadine e cittadini nell’ottica di una presa in carico globale. In questo contesto, chi troverà maggior giovamento da questa norma è sicuramente la parte femminile della popolazione”.

Dati alla mano, infatti, le donne, durante la pandemia, hanno sofferto di più (85 per cento) di disturbi psicologici dovuti ad ansia, depressione, paura del futuro o burnout (rispetto al 50 per cento degli uomini) e hanno dichiarato di soffrire di estrema stanchezza e stress con una percentuale di oltre dieci punti maggiore rispetto agli uomini; divario che si allarga a chi ha figli piccoli. “E le conseguenze di quel periodo rischiano di essere durature perché hanno acuito divari sociali e lavorativi che già erano presenti ma che il Covid ha accentuato” evidenzia la presidente.

“Le percentuali di disturbi psicologi diverse tra donne e uomini non valgono solo per il periodo della pandemia ma sono il frutto di una situazione sociale che, per le donne, è ancora oggi una situazione di forte difficoltà e stress emotivo: divise tra i compiti di cura (bambini, anziani, disabili) e il lavoro, per chi riesce ad averlo e mantenerlo; schiacciate da lavori saltuari, precari, sottopagati e con orari impossibili; con difficoltà a scegliere di avere dei figli e, una volta diventate madri, a scegliere tra il lavoro e la famiglia; donne separate con famiglie da mantenere o anziane che restano sole”. “In ogni caso, in queste e altre situazioni, le donne hanno carichi emotivi quotidiani più pesanti rispetto alla popolazione maschile dovuti al mancato raggiungimento di una piena parità e di medesimi diritti e alle difficoltà continue che devono affrontare nella gestione della propria vita” aggiunge Basanieri. 

“Per non parlare delle donne che subiscono violenze. Non solo le violenze che, purtroppo, leggiamo quotidianamente sui giornali che sono certamente le più dolorose e tragiche ma anche quelle per cui esistono ormai da anni percorsi di aiuto consolidati e su questo la Toscana ha sempre vantato una importante rete di CAV a supporto delle vittime”. La presidente ricorda anche le tante violenze che le donne subiscono sotto forma di discriminazioni e molestie nei luoghi di lavoro, agli episodi di catcalling, body shaming: “vessazioni che sono meno evidenti ma non meno dolorose e impattanti. Per queste donne, sempre più spesso ragazze molto giovani, la reazione a volte è quella di incolpare sé stesse, di chiudersi e più in generale di avere problemi psicologici in alcuni casi molto importanti”.

“Ecco perché la scelta di istituire lo psicologo di base, pubblico, all’interno delle Case di comunità, attraverso la collaborazione e la consulenza dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, è un ottimo modo per intercettare i bisogni di assistenza psicologica di tante donne che diversamente non si sarebbero mai avvalse di un supporto psicologico, spesso acuendo o influenzando anche problemi fisici” prosegue Basanieri che, con la Commissione tutta, ringrazia il Consiglio regionale e in particolare la commissione Sanità, il presidente Enrico Sostegni, il primo firmatario della legge Andrea Vannucci e tutti gli altri membri che “hanno creduto fin da subito a questa legge e che hanno lavorato in stretta collaborazione con tanti attori per realizzare una lungimirante norma di civiltà”.

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