Console cinese e questore

Console cinese e questore a colloquio a Prato

Reati di carattere economico e finanziario, lavoro a nero, sfruttamento di immigrati irregolari. Ma anche la necessità di una dialogo maggiore tra la questura e la comunità cinese, così come furti e rapine dei quali gli orientali sono spesso vittime da parte di malviventi, in prevalenza maghrebini. Sono stati questi alcuni degli argomenti al centro dell’incontro di ieri, a Prato, tra il questore Alessio Cesareo, il console cinese a Firenze, Wan Wengang, e il console generale aggiunto Cui Yin.

Dalla questura si sottolinea il clima di assoluta cordialità nel quale i diplomatici e il questore Cesareo hanno affrontato tutte le tematiche riguardanti la comunità cinese stanziata in questo territorio. Ai consoli sono stati forniti alcuni dati statistici riguardanti la presenza della comunità sul territorio provinciale, sulla base dei quali con contributi di analisi reciproci, sono stati affrontati i principali punti riguardanti la comunità cinese di Prato.

Il questore ha rappresentato che nel corso dei frequenti e sistematici controlli condotti autonomamente e con il gruppo interforze nelle numerosissime aziende a conduzione cinese si continua a registrare un deficit relativo alla piena osservanzadegli aspetti concernenti le norme che regolano il lavoro, in particolare quelli di carattere tributario e fiscale, nonché contrattuale in genere e quelli attinenti al carattere sanitario oltre che di scurezza dei luoghi di lavoro.

Il console, che nell’incontro ha più volte fatto cenno a recenti contatti con la locale comunità cinese e con quell’imprenditoria, ha riferito che a Prato esiste un numero di aziende cinesi virtuose, in piena regola con le norme che regolano il diritto del lavoro, che potrebbero svolgere un ruolo di riferimento informativo per tutte quelle aziende non ancora in regola, sottolineando che il rispetto delle regole in questo campo è fondamentale ed è ritenuto obiettivo prioritario tra i programmi del consolato.

Il console auspica che nel breve periodo possano effettuarsi incontri con i residenti cinesi in senso lato, con rappresentanti dell’ufficio diplomatico e della questura affinché, in maniera condivisa, si possa contribuire fattivamente all’attività d’integrazione della comunità cinese.

Il console è a conoscenza che la comunità cinese pratese nel suo complesso è ancora pervasa da aree di ignoranza normativa e delle regole che caratterizzano la convivenza sul territorio nazionale; ciò premesso, ritiene che il deficit sia dovuto ad una bassa scolarizzazione dei cittadini cinesi di prima generazione, che a volte hanno difficoltà d’espressione e di relazione all’interno della stessa comunità.

In particolare, il console ha sottolineato che nei recenti incontri con i referenti della comunità ha sempre posto l’accento sulla necessità che siano i cinesi ad integrarsi imparando le regole ed a subordinare il proprio stile di vita al contesto ospitante, non viceversa, ritenendo ciò prioritario per una ottimale integrazione.

Il console riconosce che rispetto al passato i tempi di attesa per le pratiche amministrative si sono accorciati; ciò nonostante, riferisce che le segnalazioni che continuano a pervenire al consolato lamentano un periodo ancora eccessivamente lungo.

Il questore risponde che le razionali e funzionali modalità tecniche che contraddistinguono le prenotazioni presso l’ufficio a ciò deputato comportano la trattazione di un numero di pratiche massimo, raggiunto quotidianamente dall’ufficio e difficilmente superabile con le risorse attualmente a disposizione.

L’accesso e l’ordine di trattazione sono gestiti dall’agenda elettronica adottata lo scorso anno che ottimizza gli accessi e l’ordine cronologico in modo ordinato e sistematico.

Situazioni di carattere eccezionale, vengono comunque prese in considerazione dal personale dell’ufficio, il quale garantisce piena comunicazione attraverso il personale interprete.

Il console esprime preoccupazione su un percepito aumento di reati predatori ai danni di cittadini cinesi.

Il questore riferisce che tra le concause della fenomenologia sicuramente incide l’abitudine della comunità cinese di spostarsi in pubblico con significative quantità di denaro contante e l’esibizione di monili in metallo prezioso e di orologi costosi. Tale consuetudine è notoria anche agli ambienti delinquenziali; aggiunge, inoltre, che la scarsa se non nulla conoscenza sia della lingua italiana che delle accortezze da adottare dopo aver subito un reato, rendono complicato un intervento operativo in flagranza, con tutte le ripercussioni negative sull’assicurazione alla giustizia dei rei, perlopiù di etnia magrebina, e sulla restituzione del compendio di reato alle vittime.

Al termine, il questore ha guidato la delegazione in una visita agli ambienti dell’Ufficio immigrazione attrezzati per ricevere l’utenza ed il pubblico in genere, illustrando le apparecchiature e le strumentazioni utilizzate dagli operatori impegnati quotidianamente agli sportelli, ricevendo apprezzamento e plauso da parte degli ospiti per le riscontrate modalità organizzative e gestionali.

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