ma restano superiori del 17% rispetto alle imprese private
Negrini: “Occorrono una politica di detassazione del lavoro e un ampliamento della no tax area, nonché forti investimenti pubblici sui servizi per migliorare le condizioni dei lavoratori degli appalti, raggiungendo la parità salariale con i lavoratori del pubblico”
Livorno, 30 novembre 2022.Nelle cooperative di lavoro più esposte verso gli appalti pubblici si è assistito tra il 2010 e il 2020 ad un calo del 9% dei salari di soci e dipendenti: nonostante questo, la cooperazione di lavoro aderente a Legacoop Toscana garantisce ancora remunerazioni medie superiori del 17% rispetto alle imprese private.
È quanto emerge dalla ricerca “La cooperazione di lavoro in Toscana. Analisi delle condizioni lavorative 2010-2020”, curata dal Coordinatore di Generazioni Legacoop Toscana Giovanni Chiesi, che è stata presentata oggi a Livorno in una iniziativa organizzata da Legacoop Toscana al Palazzo del Portuale.
Sono cooperative di lavoro le cooperative sociali che si occupano di servizi sociosanitari e educativi, le cooperative di produzione e servizi (pulizie, logistica, edilizia, multiservizi), le cooperative forestali e le cooperative culturali.
Ad oggi sono 550 le cooperative di lavoro aderiscono a Legacoop Toscana, per un totale di 22 mila occupati e 1,3 mld di valore della produzione.
“In questi anni le cooperative hanno tutelato l’occupazione e il salario dei propri soci scontrandosi con un mercato del lavoro al ribasso che riduce diritti e tutele – sottolinea il presidente di Legacoop Toscana Roberto Negrini -. Il sistema pubblico, se da un lato ha aiutato i lavoratori con bonus e con una diminuzione della tassazione sui redditi medio-bassi, dall’altro con le politiche degli appalti genera una politica ribassista dei prezzi che deprime il mercato sia pubblico che privato. Sono quanto mai necessari una politica di detassazione del lavoro e un ampliamento della no tax area, nonché forti investimenti pubblici sui serviziper migliorarele condizioni dei lavoratori degli appalti, raggiungendo la parità salariale con i lavoratori del pubblico”.
La ricercaha rilevato nel 2010-2020 una riduzione del vantaggio monetario della partecipazione dei soci (ristorno), un aumento del part-time e una decrescita dell’inquadramento medio collegato al turn over generazionale. Emergono inoltre una riduzione dei contratti stabili (con un momentaneo recupero dovuto agli effetti della pandemia nel 2020), l’insorgenza anche nel movimento cooperativo del fenomeno delle “grandi dimissioni” ed una tenuta sulla sicurezza sul lavoro.Tra le spiegazioni all’origine di questo andamento della qualità del lavoro vi è la progressiva perdita di marginalità negli appalti pubblici: nel 2010-2020, il valore nominale degli appalti in essere è diminuito del 5%, senza considerare gli aumenti dei costi di gestione che hanno accresciuto gli oneri a carico delle cooperative. Un contesto in cui la presenza di differenti CCNL applicati per una stessa mansione genera una competizione al ribasso sui contratti: per fare un esempio,un manutentore specializzato ha un costo orario di 21,56 €/h per il CCNL igiene ambientale e di 14,09€/h per il CCNL multiservizi.
Sono tre le proposte avanzate da Legacoop Toscana:
- Piena equiparazione salariale tra i lavoratori impiegati nel settore pubblico e quelli impiegati nelle esternalizzazioni
- Limiti chiari al part-time a livello legislativo
- Superamento della logica degli appalti, prediligendo coprogettazione, coprogrammazione, accreditamento e project financing come modalità principali di esternalizzazione.
La mattinata ha visto una tavola rotonda moderata dalla giornalista del Tirreno Ilenia Reali, con interventi di Sergio Cofferati, già segretario generale della Cgil, Simone Bertini, responsabile settori produttivi Irpet, Matteo Biffoni, sindaco di Prato e presidente di Anci Toscana, Simone Gamberini, direttore generale di Coopfond, Roberto Negrini, presidente di Legacoop Toscana.