Infermiere in un ospedale

Coronavirus, i decessi di questi giorni non destano allarme

Il numero dei decessi sarà l’ultimo a scendere, come parrebbe del resto ovvio, al di là di timori, titoli di giornali e telefiornali. E allora, «nessun allarme». Parola dell’epidemiologo Vittorio Demicheli. «Anche ora che la situazione sta rientrando verso la normalità, il dato dei decessi sarà l’ultimo ad abbassarsi definitivamente», ripete Demicheli, riferendosi ai 111 morti di ieri in Lombardia. Il numero è tornato a salire, ma l’epidemiologo ha spiegato al Corriere della Sera che, anche se «è il dato più triste da comunicare, è anche l’ultimo degli indicatori che ci preoccupano in questo momento: i morti di ieri sono persone che hanno contratto l’infezione un mese fa. Sono lunghe storie cliniche, non riguardano il presente, mentre adesso l’attenzione è focalizzata su eventuali riprese del contagio». 

Semmai occorre tener conto di un’eventuale seconda ondata, tipica di molte epidemie che hanno segnato la storia.
«Prioritario è preparare il sistema a un’eventuale seconda ondata – dice ancora Vittorio Demicheli che è direttore sanitario dell’Ats lombarda – Per questo ci sono tre elementi che più di tutti dobbiamo tenere sotto controllo: intanto le chiamate al 118. Poi il flusso nei pronti soccorsi. Quindi i contagi di giornata. La situazione è piuttosto tranquillizzante. La curva di richiesta di interventi in questo senso è piatta. Anche se resta leggermente più alta dei tempi pre-epidemia». 

Secondo Demicheli, bisogna «evitare, come è successo nei tempi più critici, che la gente arrivi in ospedale in condizioni disperate: durante la fase di picco il 118 poteva gestire solo i casi più gravi, ora si può curare meglio anche quelli che segnalano situazioni più lievi. L’attenzione è precoce, possiamo curare anche i sospetti». «I nuovi positivi sono direttamente proporzionali al numero dei tamponi. Una percentuale che ora si è ridotta molto, intorno al 3 per cento dei test. E circa un terzo di questi nuovi contagi arriva dallo screening di massa che si sta ultimando nelle Rsa. Penso che il virus – conclude De Micheli – anche se in maniera ridotta sia ancora tra la popolazione. Ma più i giorni passano più possiamo sperare che il serbatoio sia sempre più piccolo per consentire una ripresa». 

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