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Coronavirus, lo psichiatra: «Inizia a cedere capacità resilienza italiani»

Si riapre tutto? Si resta chiusi ancora? Indicazioni precise sul lockdown italiano contro il coronavirus ancora non ce ne sono. «Questa incertezza, questa contraddizione, questo conflitto tra interpretazioni e orientamenti diversi, tra decreti che vengono emanati di 15 giorni in 15 giorni, stanno mettendo a dura prova la capacità di resilienza dell’opinione pubblica. Gli italiani sono consapevoli di stare partecipando a una lotta per la vita, la propria e quella degli affetti più cari, ma quello che sta diventando inaccettabile è che l’autorità appaia come priva del sufficiente grado di decisione, di conoscenza, di responsabilità». A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Società italiana di psichiatria (Sip) e professore ordinario di psichiatria all’Università di Chieti-Pescara

«Al di là delle riflessioni su quanto possiamo reggere e quanto possiamo tollerare delle condizioni ambientali difficili o a volte insostenibili – evidenzia l’esperto – per l’appunto non bisogna mai dimenticare che tutto quello che sta accadendo è una gigantesca operazione salvavita per ciascuno di noi e per i nostri affetti più cari, che mette in evidenza in maniera cruda il rapporto tra la vita e la morte».
«Fatta questa doverosa premessa, occorre farne un altra: stiamo vivendo nella più assoluta imprevedibilità, inconsapevolezza, ignoranza su tutte quelle che sono le implicazioni della pandemia nel periodo immediato e prossimo. Una domanda tra tutte: quanto dura l’immunità acquisita delle persone che hanno contratto il virus? Hanno superato la crisi, sono da considerarsi immuni per sempre o immuni per un periodo di tempo? Quando si devono realizzare delle misure di salute pubblica, di igiene e profilassi globale, se non si hanno questi dati elementari tutti i nostri sforzi rischiano di essere vanificati. E questo gli italiani lo sanno».

«Ci sono poi tutti gli aspetti emotivi, inconsci – aggiunge Di Giannantonio – La grande fatica oggi è quella di avere così tante posizioni e interpretazioni all’interno delle autorità, ed è qualcosa che al cittadino comune pesa molto e genera interrogativi, incertezze, indebolimento. Questo procedere di 15 in 15 giorni, queste posizioni opposte, ad esempio come quella del Veneto che vuole riaprire le attività e quella della Campania che vorrebbe di conseguenza chiudere i confini a chi arriva dal Nord, indeboliscono la motivazione degli italiani ad andare avanti in questa lotta per la vita».

«Se il governo deve dare delle scadenze temporali, se deve prorogare queste scadenze – conclude lo psichiatra – lo deve fare in modo chiaro. Se all’opinione pubblica si rivelano orientamenti totalmente difformi a livello della classe dirigente, l’incertezza diventa veramente troppa: le persone si domandano: ‘ma se chi ci governa e chi decide per noi delle regole alle quali siamo obbligatoriamente esposti ha una prospettiva così variabile, qual è l’obiettività? Qual è, se c’è, la prospettiva?».

Fonte AndKronos

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