Nel Lazio, quanto a contagi Covid-19, si registra “un mese di andamento costante e sempre al di sotto di altre Regioni che abbiamo preso come punto di riferimento. C’è una distanza molto ampia con Lombardia e una forbice notevole con Veneto, Piemonte, Toscana. C’è stata una capacità di circoscrivere maggiormente l’andamento dell’epidemia”. A sottolinearlo l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, in conferenza stampa all’Istituto Spallanzani di Roma.
«Questo è avvenuto – ha spiegato – grazie a un rafforzamento della rete ospedaliera, si è deciso di creare 9 hub nelle varie aree di afferenze, hanno contribuito realtà importanti o indicando interi plessi o separando distintamente i percorsi. Questa fase di rafforzamento delle rete ospedaliera ha portato 2200 posti letto ordinari e 434 posti in terapia intensiva, 198 attualmente occupati e abbiamo messo a disposizione della rete nazionale la possibilità di usare nostri posti». «I prossimi passi – ha aggiunto – consisteranno in un ulteriore rafforzamento della rete ospedaliera, sia metodologico che organizzativo. Quello organizzativo si basa su due nuovi interventi: l’uso di unità mobili per interventi sul territorio, che stiamo già sperimentando con dei camper anche con l’Ordine dei medici di Roma che ci hanno accompagnato ad esempio a Nerola e Contigliano e che istituzionalizzeremo con un bando on line. Recluteremo inoltre 580 infermieri per migliorare l’asssistenza domiciliare soprattutto per le oltre 2000 persone in isolamento domiciliare».
«I dati di Google dimostrano che, nonostante il grande sforzo, la circolazione fisica è fortemente presente a Roma e nel Lazio, per cui colgo l’occasione per invitare a limitare gli spostamenti in vista di Pasqua e Pasquetta, perché il nostro obiettivo è giungere a un parametro R più vicino possibile allo zero», ha aggiunto.
D’Amato ha poi ricordato che nel Lazio «per quanto riguarda i nuovi contagi, quello che leggiamo oggi è riferito a 14 giorni fa e le prevalenze sono relativa a Rsa o persone sottoposte a isolamento domiciliare. Sono stati effettuati 65 mila test molecolari. Trovo sia un elemento importante per cui non concordo che siano stati fatti pochi test. Quanto ai test sierologici abbiamo l’esperienza di Nerola su un cluster omogeneo di popolazione. Abbiamo sovrapposto all’indagine molecolare quella sierologica e non c’ stato un differenziamento, e questo ci dice che abbiamo concluso su quel cluster».
«Lo sforzo importante è di andare a eseguire un’indagine di sieroprevalenza su personale sanitario, ospiti e personale delle Rsa e forze dell’ordine. Non appena il comitato tecnico scientifico avrà concluso l’elemento qualitativo, attraverso una procedura di evidenza pubblica acquisiremo la migliore tecnologica possibile per condurre le indagini, è una questione di giorni», ha concluso. (AdnKronos)