Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, scrive al ministro Francesco Boccia e chiede di prestare attenzione agli effetti controproducenti della nuova stretta relativa all’emergenzia coronavirus. «La Toscana comprende e si allinea alle nuove decisioni restrittive del governo a tutela della salute pubblica ma suggerisce alcune modalità attuative per evitare effetti controproducenti o imprevedibili sull’economia, l’ambiente e la produzione di energia», premette il governatore Toscano.
Tramite la sua lettera Enrico Rossi chiede però di adottare alcuni accorgimenti, come quell di preservare le attività funzionali a quelle essenziali, chiedendo l’autocertificazione alle imprese, e quello di consentire il completamento dei cicli produttivi avviati per non perdere e buttare via semilavorati e prodotti non finiti che andranno consegnati.
Un punto rilevante, poi, è rappresentato dal dover garantire le filiere attivate per la produzione di dispositivi di protezione individuale “Made in Tuscany” sempre mediante autocertificazione «per non compromettere – specifica Rossi – questa fornitura faticosamente e fruttuosamente attivata in Toscana».
«Non chiedo pertanto di allentare le ulteriori misure annunciate – specifica il presidente Rossi – quanto di adottare alcuni accorgimenti per renderle attuabili e gestibili evitando cortocircuiti che potrebbero determinare situazioni paradossali». Il presidente aggiunge che «la Toscana è tra le regioni che ha saputo attivare una produzione locale di mascherine chirurgiche, camici, tute, visiere, disinfettanti ed in prospettiva lavoriamo anche per una filiera produttiva di ventilatori polmonari per terapie intensive, viste le difficoltà di fornitura dall’estero. Tuttavia, se non si adotta la possibilità di autercitificare tali filiere produttive, che concorrono a svilluppare o mettere a disposizione beni e servizi per uso sanitario in condizioni di emergenza, a fronte di ordinativi emessi o richieste da parte del Servizio sanitario regionale (nel caso toscano Estar), rischiamo che i confezionatori di mascherine chirurgiche smettano di lavorare lasciando scoperti i bisogni di protezione degli operatori sanitari o di altri servizi, determinandosi quindi un danno per la salute anziché il beneficio ricercato».