Soltanto la Toscana viene considerata a rischio basso dall’Istituto superiore di sanità, in base ai dati dell’ultimo monitoraggio e relativi al periodo 28 dicembre-3 gennaio. Sono invece 12 le regioni considerate a rischio, in base a un indice Rt salito a 1,03.
Nel periodo dal 15 al 28 dicembre 2020 “l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1.03 in aumento da quattro settimane e per la prima volta, dopo sei settimane, sopra uno”. Nel documento “si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese. L’incidenza nazionale a 14 giorni torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita, aumenta anche l’impatto della pandemia sui servizi assistenziali e questo si traduce in un aumento generale del rischio”.
“Si osserva, dopo alcune settimane di diminuzione, nuovamente un aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni: 313,28 per 100mila abitanti (dal 21 dicembre 2020 al 3 marzo 2021) contro 305,47 per 100mila abitanti (dal 14 dicembre 2020 al 27 dicembre 2020) – prosegue il report – Si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione del Veneto (927,36 per 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni). L’incidenza su tutto il territorio è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti”.
“Il servizio sanitario ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100mila in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate”, affermano gli esperti. “Sono 12 le Regioni e province autonome a rischio alto questa settimana, 8 a rischio moderato (di cui due ad alto rischio di progressione nelle prossime settimane) e solo una Regione (Toscana) a rischio basso”.
“Sono 13 le Regioni che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e aree mediche sopra la soglia critica (erano 10 la settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale torna a essere sopra la soglia critica (30%)”, evidenzia la bozza. “Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve aumento da 2.565 (al 28 dicembre 2020) a 2.579 (al 4 gennaio 2021); il numero di persone ricoverate in aree mediche è invece lievemente diminuito passando da 23.932 (al 28 dicembre 2020) a 23.317 (4 gennaio 2021). Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali”, rimarca il report.
I dati evidenziano che l’epidemia di Covid-19 in Italia “si trova, in una fase delicata che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite ed implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti. Questo avverrebbe in un contesto di elevata incidenza con una pressione assistenziale ancora elevata ed in crescita in molte Regioni/PA”.
“Si osserva un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile, dovuto a un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di Sars-Cov-2 sul territorio nazionale, in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali è ancora alto nella maggior parte delle Regioni/province autonome”, prosegue la bozza.
“Si conferma pertanto la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone. È fondamentale – raccomanda il report – che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile. Si ricorda che è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine. Si ribadisce la necessità di rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie, compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi”.