Il 22 gennaio 1973 la Corte Suprema, decidendo sul caso Roe vs Wade, legalizza l’aborto in tutti gli Stati Uniti.
Quella effettuata sul caso Roe vs Wade è stata una decisione storica della Corte Suprema degli Stati Uniti, una decisione in cui la Corte ha stabilito che la Costituzione degli Stati Uniti protegge la libertà di una donna incinta di scegliere di abortire senza eccessive restrizioni governative. La decisione ha annullato molte leggi sull’aborto federali e statali degli Stati Uniti, e ha provocato un dibattito nazionale in corso nel paese sul se e in che misura l’aborto debba essere legale, su chi dovrebbe decidere la legalità dell’aborto, quali metodi la Corte Suprema dovrebbe usare nell’esprimersi sulla costituzionalità della pratica e quale dovrebbe essere il ruolo delle opinioni religiose e morali nella sfera politica. Roe v. Wade ha così ridisegnato la politica americana, dividendo gran parte degli Stati Uniti favorevoli del diritto all’aborto, solitamente chiamati “pro-scelta” in quanto considerano sè stessi a favore del diritto della donna di scegliere del proprio corpo, e movimenti anti-aborto, solitamente chiamati pro-vita, in quanto essi considerano l’aborto un omicidio.
La decisione riguardava il caso di una donna di nome Norma McCorvey, nota nella sua causa legale con lo pseudonimo di “Jane Roe“, che nel 1969 rimase incinta del suo terzo figlio. McCorvey voleva abortire, ma viveva in Texas, dove l’aborto era illegale tranne quando necessario per salvare la vita della madre. La donna venne allora indirizzata agli avvocati Sarah Weddington e Linda Coffee, che intentarono una causa per suo conto presso la corte federale degli Stati Uniti contro il suo procuratore distrettuale locale, Henry Wade, sostenendo che le leggi sull’aborto del Texas erano incostituzionali. Una giuria di tre giudici della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale del Texas ascoltò il caso e si pronunciò favore di Norma McCorvey. Il Texas presentò quindi ricorso contro questa sentenza direttamente alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che accettò di esaminare il caso.
Nel gennaio 1973, la Corte Suprema prese una decisione a maggioranza di 7-2 stabilendo che la Due Process Clause (Clausola del giusto processo) del Quattordicesimo Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti fornisce un “diritto alla privacy” che protegge il diritto di una donna incinta di scegliere se abortire o meno. La Corte affermò anche comunque che questo diritto non è assoluto e deve essere bilanciato con gli interessi del governo nella protezione della salute delle donne e nella protezione della vita prenatale. La Corte risolse la questione legando la regolamentazione statale dell’aborto ai tre trimestri di gravidanza: durante il primo trimestre, i governi non potevano assolutamente proibire gli aborti; durante il secondo trimestre, i governi potrebbero richiedere norme sanitarie ragionevoli; durante il terzo trimestre, gli aborti potevano essere vietati del tutto fintanto che le leggi contenevano eccezioni per i casi in cui erano necessari per salvare la vita o la salute della madre. La Corte ha infine classificato il diritto di scegliere di abortire come “fondamentale”, il che richiedeva ai tribunali di valutare le leggi sull’aborto contestate secondo lo standard di “controllo rigoroso“, il più alto livello di revisione giudiziaria negli Stati Uniti.
La decisione presa dalla Corte nel caso Roe vs Wade è stata criticata da alcuni nella comunità legale, e i conservatori hanno definito la decisione una forma di attivismo giudiziario. Nel 1992, la Corte Suprema ha rivisto e parzialmente modificato le sue sentenze legali in Roe nel caso Planned Parenthood v. Casey. In Casey, la Corte ha riaffermato la posizione di Roe secondo cui il diritto di una donna di scegliere di abortire è protetto costituzionalmente, ma ha abbandonato il quadro trimestrale di Roe a favore di uno standard basato sulla vitalità fetale e ha annullato il requisito di Roe che i regolamenti governativi sull’aborto siano soggetti al standard di controllo rigoroso.
Immagine d’apertura: ingresso della Corte Suprema USA
Bibliografia e fonti varie
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has generic name (help) - Staggenborg, Suzanne (1994). The Pro-Choice Movement: Organization and Activism in the Abortion Conflict. New York: Oxford University Press. ISBN 978-0-19-506596-1.