Il coronavirus è più aggressivo d’autunno e d’inverno. Un dato prevedibile e che avrebbe dovuto spingere a predisporre le controffensive contro la seconda ondata. Non solo. Il decorso stesso del Covid-19 è più grave e pericoloso durante certi periodi dell’anno mentre il virus non ha perduto di forza durante l’estate. In pratica, sa solo approfittare dei momenti propizi. Segno ,anche che d’inverno, in attesa della vaccinazione, le misure di contenimento sono necessarie.
Lo dimostra, dopo dispute e accuse in ordine sparso, uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche. I comportamenti estivi, fermo restando che i virus “invernali” circolano anche d’estate, paiono scagionati. Col freddo e con l’umidità, il virus è di per sé più aggressivo. Proprio come succede con l’influenza o altre malattie simili.
Lo studio del Cnr-Iriss
Una nota del Cnr ci rivela una volta per tutte che esiste un effetto stagionale estremamente significativo nella diffusione e gravità del Covid-19 in Italia. Un’affermazione, questa, fondata sull’analisi quantitativa dei dati che hanno prodotto lo studio firmato tra gli altri da Antonio Coviello e dall’associato Renato Somma dell’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Cnr-Iriss).
«Dopo i drammatici picchi di contagio e decessi dei mesi iniziali dell’epidemia, a partire da maggio il decorso della malattia è stato estremamente più mite. Questa osservazione – che insieme al calo drastico dei contagi nei mesi estivi di giugno e luglio ha dato adito ad accese dispute, tra chi sosteneva la necessità di mantenere alto il livello di precauzione e chi, al contrario, sosteneva il depotenziamento del virus – è stata per la prima volta quantificata statisticamente a livello nazionale», osserva Coviello.
«Lo studio ha analizzato in maniera sistematica, da aprile ad agosto 2020, il rapporto tra terapie intensive e casi attivi e quello tra decessi e casi attivi. Due indicatori estremamente significativi nello studio dell’aggressività della malattia. Entrambi questi rapporti calano bruscamente a partire da maggio e, all’inizio di agosto, raggiungono valori quasi 20 volte minori rispetto al picco di inizio aprile».
Perché d’estate il virus è meno aggressivo
Il calo estivo è attribuito, nello studio, a due fattori fondamentali: «L’effetto fortemente sterilizzante dei raggi solari ultravioletti sul virus e la nota stagionalità della risposta immunitaria, che in estate è più efficace e meno infiammatoria. Nella fase grave, Covid-19 si comporta essenzialmente come una malattia auto-immune, in cui i danni maggiori agli organi bersaglio, in primis i polmoni, sono generati dalla risposta infiammatoria del sistema immunitario nota come tempesta di citochine – spiega Lorenzo De Natale dell’Università di Napoli – La marcata stagionalità della pandemia, dimostrata per l’Italia, sembra comune agli altri paesi europei e potrebbe spiegare la letalità molto bassa riscontrata in paesi caldi e soleggiati, anche in presenza di condizioni igieniche e sistemi sanitari peggiori che nei paesi nord-occidentali».
L’articolo, dal titolo “The evolution of COVID-19 in Italy after the spring of 2020: an unpredicted summer respite followed by a second wave”, è pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, in collaborazione con Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli Federico II, Dipartimento Ambiente della Regione Puglia e New York University, ed è firmato anche da Giuseppe De Natale, Vito Marchitelli, Lorenzo De Natale, Claudia Troise, Karen Holmberg.
Sbagliate le previsioni catastrofiche di maggio
«Questi rapporti, sebbene influenzati dal continuo aumento dei tamponi, a un’analisi statistica accurata risultano comunque significativamente minori nei mesi estivi in cui, oltre a essere drasticamente diminuiti i contagi, anche il decorso della malattia è stato molto più mite – prosegue Renato Somma – Questo effetto è in totale contrapposizione con quanto prevedevano, a maggio, i gruppi internazionali di epidemiologia che arrivavano ad ipotizzare migliaia di decessi giornalieri ed oltre 150.000 pazienti bisognosi di terapie intensive entro luglio, dopo le riaperture totali effettuate in Italia dall’inizio di giugno».
Misure di contenimento per l’inverno
Infine, il lavoro analizza i trend di contagi in Italia nel periodo da fine agosto a fine ottobre, «confermando l’effetto di mitigazione estivo con l’osservazione che da settembre, assieme ai contagi, sono risaliti anche i rapporti tra terapie intensive e casi attivi e tra decessi e casi attivi, nonostante il numero di tamponi costantemente in crescita – conclude Coviello – Poiché andiamo incontro all’inverno, bisogna utilizzare adeguate misure di contenimento finché la vaccinazione non eliminerà il problema».