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Cultura: Romanini, toscano alla Biennale di Venezia

Il critico ha curato il padiglione della Costa d’Avorio nella 59esima edizione della mostra. Il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo ha conferito alla giovane artista e attivista africana il Pegaso d’argentoCo

Un critico toscano alla Biennale di Venezia: è Alessandro Romanini, docente dell’Accademia di belle arti di Carrara che, insieme al collega Massimo Scaringella, ha ricevuto l’incarico dal Ministero della Cultura, dell’Arte e dello Spettacolo del governo della Repubblica della Costa d’Avorio, di curare il Padiglione Nazionale dello Stato africano alla 59esima Biennale di Venezia. ‘Il sogno di una storia’ è il titolo che i curatori, insieme al Commissario Henri Koffissé N’koumo, hanno scelto per l’esposizione. Un progetto che ha riscosso molta attenzione di critica e di pubblico e che è stato raccontato questo pomeriggio a Palazzo del Pegaso da Romanini stesso e da Laetitia Ky, tra i protagonisti dell’esposizione, seguitissima artista ventiseienne ivoriana e attivista per i diritti delle donne. L’artista, famosa per le straordinarie sculture che crea con la sua capigliatura afro, che si ricollegano alle acconciature pre-coloniali delle donne della Costa d’Avorio, ha ricevuto dal presidente del Consiglio regionale Toscano Antonio Mazzeo il Pegaso d’argento.

“E’ bello essere qui per raccontare il Padiglione della Costa d’Avorio – ha esordito il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo –. Sapere che parla toscano grazie al suo curatore, mi riempie di orgoglio e sono felice che oggi si possa raccontare quanta bellezza c’è in altre parti del mondo. Ringrazio Alessandro Romanini e Leatitia Ky per la loro presenza. Attraverso l’arte e la cultura, riusciamo oggi a far incontrare popoli che hanno storie differenti”.

“Leatitia Ky – ha continuato Mazzeo – si caratterizza come un’artista militante, legata alla rivendicazione dei diritti delle donne in Costa d’Avorio. Un tema su cui anche qui abbiamo molto da fare e proprio questa settimana la Regione Toscana ha organizzato una serie di iniziative: ‘La Toscana delle donne’ ”. Il presidente del Consiglio regionale ha anche espresso la volontà di ospitare parte dei lavori dell’artista nello spazio espositivo Carlo Azeglio Ciampi di Palazzo del Pegaso.

“Sono un’artista multidisciplinare e utilizzo molti mezzi di espressione, dalla pittura al disegno, dalla fotografia alla scultura”, ha detto di sé stessa Laetitia Ky. Una storia, la sua, che comincia ad Abidjan, dove domina ancora un forte cultura patriarcale e dove, come ha raccontato, “all’età di 16 dopo aver visto delle foto d’archivio di donne ivoriane nel periodo pre-coloniale, ho cominciato a creare delle sculture con i miei capelli, che rappresentavano un simbolo dell’identità del mio Paese”. “Ho postato le mie foto con queste acconciature – ha ricordato –, e sempre più persone hanno cominciato a seguirmi. Moltissime donne di colore, soprattutto americane, mi scrivevano dicendomi quanto queste immagini fossero importanti per loro e quanta confidenza e autocoscienza donasse loro questo mio gesto. Da lì ho capito il potere che aveva questa forma di espressione e ho deciso di farne una forma d’arte”. “Alla base della mia poetica – ha continuato la Ky – c’è la rivendicazione dei diritti delle donne. Nel mio paese, che è un paese fantastico dal punto di vista naturalistico, delle ricchezze e delle tradizioni culturali, c’è ancora una disparità molto netta nel trattamento delle donne e degli uomini e delle ragazze e dei ragazzi giovani”. Oggi Leatitia Ky ha quasi mezzo milione di follower su Instagram e sei milioni e mezzo su Tik Tok.

Insieme a Leatitia Ky, a rappresentare il Padiglione della Costa d’Avorio alla Biennale di Venezia, ci sono altri cinque artisti (quattro invoriani e un italiano) che interpretano le istanze contemporanee più interessanti della costa occidentale dell’Africa: Frédéric Bruly Bouabré, Abdoulaye Diarrassouba dit Aboudia, Armand Boua, Saint-Etienne Yéanzi (detto Yeanzi), Aron Demetz.

“Abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto quasi due anni fa – ha spiegato Alessandro Romanini – e abbiamo cercato di selezionare gli artisti della nuova generazione ancorandoli alla tradizione espressiva del loro paese, perché tutti sono accumunati dalla volontà di connettersi con quella che era la cultura pre-coloniale. Sono nove i padiglioni africani alla biennale di Venezia e questo ha generato un notevole effetto, è stato uno dei più celebrati dalla critica. In particolare, la mostra mirava a dissolvere la problematica che ha sempre colpito l’arte africana: la mancanza di un autore di riferimento e di storicità, che ha portato per lungo tempo a considerare i prodotti della creatività di questo continente come elementi etnografici e documenti antropologici anziché arte”.

Il Padiglione della Costa d’Avorio alla 59 esima Biennale di Venezia sarà visitabile fino a domenica prossima.

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