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Da che parte stai? (Manuela del Gallo)

L’ANGELO

Ancora una serata qui dentro! Ogni santa notte qui ad aspettare che qualcuno decida di farsi saltare
le budella, di farsi massacrare di botte, di schiantarsi con la macchina o di darsi fuoco! Io sempre
reperibile, sempre pronto, non si può sbagliare e stasera sono anche solo. Carenza di personale
dicono, ma io lo so che è perché nessuno vuole fare il mio fottutissimo lavoro. Potrei stare a
dormire, magari a fare del sano sesso con mia moglie e invece sono inchiodato su questa
ambulanza. Quattro metri quadrati, devo passare la notte in quattro metri quadrati, avessi almeno
un po’ d’erba da fumare! Finalmente una chiamata, qualcuno in questo pezzo di mondo ha deciso di
farmi sentire utile.
Siamo quasi arrivati, l’attrezzatura è a posto: guanti, bende, garze sterili, disinfettante, forbici,
mascherina e bombola per l’ossigeno, defibrillatore. Cristo, queste sirene prima o poi mi faranno
impazzire.
Scendo, chiedo in giro, che palle la solita rissa, anzi no, un pestaggio. Sangue, sangue ovunque!
Questi dovevano essere proprio incazzati! La vittima del pestaggio è per terra, non respira quasi, è
tutto un livido, a prima vista devono avergli spaccato la testa.
Mi si avvicina un tipo, mi chiede se può salire col ferito, lui dice che è un familiare il compagno
della vittima. Un frocio! Guarda un po’ se proprio stasera devo salvare la vita a un invertito
rischiando di prendermi pure qualche malattia.. Fortunatamente la legge è dalla mia parte, non
posso farlo salire, dovrei assistere allo spettacolo pietoso di due pervertiti che si danno la mano,
magari si baciano. Ma che schifo!
Quelli che l’hanno picchiato sono scappati. Perché? Una medaglia gli dovrebbero dare! Non ci
pensa lo stato a ripulire le strade, ci dobbiamo pensare noi. D’altronde è scritto sulla Bibbia che i
sodomiti sono maledetti e devono morire!
Ha perso molto sangue questo animale, ma rischia di salvarsi. Ho deciso, uno di meno. Arriveremo
in ospedale e dirò che non c’è stato niente da fare. Sono da solo, chi può incolparmi? Ma poi
incolpare perché? Sono come un angelo vendicatore, il braccio destro di dio.

IL VIGLIACCO

Non credevo di aver fatto nulla di male, ero uscito con gli amici a rimorchiare. Quei posti li
conoscevo benissimo, me la sono spassata davvero un casino dietro quei vicoli bui.
Non conoscevo bene Simone, sapevo solo che era figo e baciava da dio, molto meglio di quella
palla al piede del mio ragazzo, si va bene sta male, ok… dovevo stare con lui questa sera ma
davvero non ne avevo voglia e poi con la storia della depressione mi aveva stufato. Torniamo a noi,
ero davvero eccitato e Simone mi aveva fatto provare della roba fantastica, gli avevo aperto la zip
ed ero davvero in paradiso.
Mi voltai per un secondo, vidi delle ombre avvicinarsi, erano in cinque. Un brivido mi ha
attraversato la schiena ma ho pensato che fosse solo l’eccitazione. Quando ho sentito qualcosa di
caldo scorrermi sul viso ho pensato che quello stupido fosse venuto troppo presto, ma in bocca
invece del solito sapore ne ho sentito uno ferroso, e poi un altro fiotto e poi un altro ancora. Sangue,
sangue ovunque. Quei cinque avevano cominciato da lui per fortuna, io avevo ancora i pantaloni
addosso e sono potuto scappare. A volte il confine tra il vivere e il morire sta in una cintura
slacciata. Mi ero ripromesso di non fermarmi, era questione di sopravvivenza ma mi sono voltato, e
ai miei occhi è apparsa una scena di una bellezza disarmante. Cinque gladiatori neri come la notte,
tiravano fendenti ad un corpo immobile; sono rimasto lì rapito da tanta grazia, leggiadria, vigore.
Testosterone a pacchi in quei pugni tirati contro la sua mandibola penzolante, denti come perle
sparsi sul selciato, succo rosso di uomo ormai muto danzava nell’aria. Mi ricordavano i drughi di
quel film assurdo di Kubrick, ma molto più fighi. Dopo avermi fatto assistere ad uno degli
spettacoli più eccitanti della mia vita sono andati via, inghiottiti dal silenzio. Mi avvicinai piano.
Lui era lì disteso, ancora con i pantaloni abbassati ed io lì in piedi ancora solo con la mia erezione.
Simone non aveva ancora finito con me, lui mi voleva ancora io lo sapevo e l’ho accontentato
mentre rantolava qualcosa nella mascella frantumata.

 

IL CARNEFICE

Ero uscito di casa felice, ero appena diventato padre e mi andava di festeggiare con i miei più cari
amici. Ero elettrizzato, la mia amata Sara mi aveva dato il mio tanto sognato figlio maschio. Chissà
quante soddisfazioni mi darà in futuro quel batuffolo. Sapete come vanno queste cose, si è bevuto
parecchio, abbiamo parlato, riso, ci siamo raccontati qualche aneddoto sulle donne, litigato per il
calcio, mandato a fanculo il governo… cose che fanno i maschi normali quando escono la sera.
Stavamo tornando alle nostre macchine per rientrare dalle nostre donne, quando li vediamo lì quei
maiali. Uno dei due lo stava succhiando all’altro. Cristo mi sale il sangue al cervello, ma vi sembra
normale che esistano dei depravati simili? Che poi a guardarli ti sale il nervoso, e personalmente mi
è salito anche altro. Per forza, quella stronza di mia moglie con la scusa della gravidanza neanche
me lo toccava più! Sia benedetto internet con i suoi canali porno, almeno sono riuscito a
sopravvivere. Mi sono fermato e ho fatto assistere allo spettacolino anche i miei amici. Eravamo
tutti incazzati come delle bestie, non si può in mezzo alla strada, può passare chiunque, non si
vergognano di mostrare così la loro immondizia a noi poveri cristiani timorati di dio? Ci siamo
guardati e siamo partiti. Sangue, sangue ovunque questo era l’obiettivo, questa era la cosa giusta da
fare. Uno è scappato e noi eravamo troppo ubriachi per rincorrerlo, e troppo eccitati per fermarci. Io
avevo una bottiglia e gliel’ho spaccata in testa, gli altri hanno fatto quello che potevano con le loro
mani. L’abbiamo ridotto una merda sanguinante e gli abbiamo sputato addosso. Questo si meritava
anzi, meritavano, ma il vigliacco è riuscito ad andare via prima che accarezzassimo le sue ossa.
Eravamo esausti e soddisfatti, volevamo farci l’ultima birra, ce la meritavamo, ma si era fatta una
certa ora e dovevamo tornare a casa dai nostri bambini, che per loro fortuna, non sarebbero mai
diventati dei luridi froci.

LA VITTIMA

La giornata era cominciata proprio male, il mio ragazzo mi aveva lasciato perché sentiva di non
poter continuare a mentire a sua moglie. Mi ero illuso di poter formare una famiglia con lui, un
giorno di veder crescere i suoi figli come nostri, di poter avere una casa ed un cane di quelli grossi e
pacifici tipo un Labrador. La vita va così purtroppo, a volte da e a volte toglie. Quella sera, solito
pub, soliti amici e lì in piedi c’era lui, bello come una statua greca. Abbiamo riso e scherzato, ci
siamo raccontati delle nostre vite, della depressione del suo compagno e di come lo stesse
distruggendo. Eravamo soli e disperati e ci siamo baciati intensamente, selvaggiamente, proprio
come in quei film dove alla fine il protagonista muore, buffo vero? Non avevo intenzione di morire
quella sera ovviamente, ma la vita va così lo dicevo poco prima. Dopo il bacio siamo usciti, volevo
proprio godermelo quell’uomo perfetto ed ero lì in ginocchio davanti ad un vero dono di dio quando
ho sentito arrivare il primo colpo. Sangue, sangue ovunque e risate. Cerco di ripararmi con le mani,
con le gambe ma con i pantaloni abbassati era difficile mantenere un contegno mi chiedevo cosa
avrebbero pensato i miei soccorritori, nel vedermi così che quasi quasi era meglio morire. Che
rumore strano le ossa spezzate e che fastidio i capelli appiccicati in faccia dal sangue. Non provavo
dolore, né paura ero paralizzato dalla vergogna del mio membro afflosciato fuori dai pantaloni. Ma
stavano finendo, lo sentivo dai loro calci sempre più lenti, dai loro fendenti sempre meno precisi,
aspettavo solo la fine… del pestaggio intendo. Arriva l’ambulanza, qualcuno aveva chiamato il mio
ragazzo, ma non ha potuto accompagnarmi, magari dopo questa avventura, deciderà finalmente di
stare con me. Non avevo previsto di incontrare un angelo quella notte. Ha pregato per i miei peccati,
mi ha tenuto la mano sulla bocca mentre mi iniettava qualcosa nel cuore. Non è che volessi morire,
è capitato.
“Ed emesso un alto grido, spirò”

Manuela del Gallo

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