Da venerdì 27 gennaio 2023 esce in libreria il terzo dei quattro volumi del progetto editoriale “Canova. Quattro tempi”, edito da 5 Continents Editions in collaborazione con la Fondazione Pallavicino di Genova. Con 70 scatti inediti di Luigi Spina e un testo a firma di Vittorio Sgarbi, il volume apre un nuovo capitolo di quel raffinato atlante visivo in quattro atti che dal 2020 racconta la ricerca fotografica condotta da Spina sui modelli in gesso di Antonio Canova conservati presso la Gypsotheca di Possagno. Il progetto editoriale, articolato in quattro pubblicazioni, indaga di volta in volta uno specifico nucleo di modelli scultorei in gesso realizzati dal Canova a dimensione reale, con la volontà di offrire uno sguardo inedito sul processo creativo del grande scultore neoclassico. I modelli in gesso costituiscono infatti il momento di passaggio e di metamorfosi tra la fase ideativa e la realizzazione della vera e propria scultura in marmo, “quando il pensiero dell’artista è ancora materia da plasmare, quando le sue mani affondano nel gesso e lo accarezzano” scrive il Principe Domenico Antonio Pallavicino nella Prefazione del volume. Un momento molto significativo nell’iter progettuale del Canova che diviene centrale nelle sequenze fotografiche in bianco e nero di Luigi Spina, il quale si sofferma con particolare attenzione sulla resa delle posture, dei panneggi, delle espressioni del viso e delle capigliature, dando risalto a quei chiodini in bronzo – repères – che costellano la superficie dei capolavori in gesso racchiudendo su di loro la forza e la potenzialità del gesto dello scultore. Se il primo volume ha preso in esame il dialogo tra Mito e Fede, illustrato da Spina attraverso le fotografie di Amore e Psiche, Paolina Borghese Bonaparte, Venere e Marte, Maddalena Giacente, La Pace e il Compianto di Cristo, e il secondo si è concentrato strettamente sul Mito con le opere Danzatrice col dito al mento, Naiade, Pio VII orante, Venere e Adone, Ebe, Endimione dormiente, il terzo volume si apre con una delle più celebri opere dell’artista a livello internazionale, ossia il gruppo scultoreo delle Tre Grazie, nel quale le tre figlie di Zeus, Aglaia, Eufrosine e Talia si stringono in un delicato abbraccio. Vi sono poi il ritratto a figura intera di George Washington, raffigurato come un condottiero romano, unica opera che Canova realizzò per una committenza Oltreoceano, e quello di Elisa Baciocchi Bonaparte – una delle donne più importanti e intraprendenti della stirpe napoleonide raffigurata come Musa Polimnia. Lo sguardo di Spina si sofferma poi sulla Danzatrice con le mani sui fianchi, scolpita per l’imperatrice Joséphine de Beauharnais, sulla Venere Italica, dove emerge lo studio di Canova non solo della Venere de’ Medici ma anche di capolavori quali la Venere Capitolina e la Venere Callipigia, e infine sulla Ninfa dormiente. Scolpite dalla luce, queste figure percepite auliche e distanti nella loro perfezione si presentano ora velate da una nuova umanità: le fotografie, valorizzando la plasticità e la drammaticità del chiaro scuro, tratteggiano una serie di corpi e volti dotati di una intimità e di un calore del tutto inediti. “Il terzo tempo di Spina è attento all’amore, alla morbidezza delle carni, alla familiarità con le divinità” scrive Vittorio Sgarbi. E prosegue: “Luigi Spina coglie questa umana dolcezza che è nelle attitudini dei corpi, sorpresi come se non si aspettassero di essere visti da uno sguardo complice e desiderante, compiaciuto e attratto, e offre lo strumento per consentire alla critica di misurarsi con Canova con occhi nuovi. La fotografia, come la critica, è interpretazione”. Arricchisce il volume un testo di Luigi Spina che accompagna il lettore nell’incontro con i gessi del Canova, in un giorno di maggio, tra le stanze della Gypsoteca di Possagno. In solitaria, circondato da una luce naturale che con violenza e grazia insieme avvolge le sculture, dando loro un nuovo ritmo nei movimenti, il fotografo studia e osserva le sculture descrivendo le proprie sensazioni – “il gesto della mano, l’estensione del corpo, la postura di una schiena, un piede che supera il confine statico del basamento per riprendere vita, tutto sembra muoversi all’unisono”, scrive – nell’attesa della perfetta sintonia tra luce e soggetto da immortalare con l’obiettivo fotografico, quell’attimo fuggente che gli permette di esclamare: “Il gesso è vivo!”. |