Vader-Lenin

Darth-Lenin: dalla decomunistizzazione al lato oscuro della forza

Poche settimane fa, nella città ucraina di Odessa, un vecchio monumento dedicato a Lenin si è trasformato in una statua con le fattezze di Darth Vader, il celeberrimo cattivo della saga di “Star Wars” (incomprensibilmente ribattezzato Darth Fener nella versione italiana).
Alexander Milov è l’artista a cui si deve questo eccentrico restyling. Sembra che l’opera originale, realizzata in gesso, si fosse indebolita con il passare del tempo: Milov ha rafforzato la struttura e aggiunto elmo e mantello in lega di titanio. La statua diventerà persino un hotspot per la connessione internet wi-fi.

Non lasciatevi ingannare: non si tratta soltanto di un omaggio al settimo capitolo della serie, “Il risveglio della forza”, che uscirà al cinema tra meno di un mese e che aspettiamo con trepidazione nonostante il trailer ci abbia sbattuto in faccia Harrison Ford e Carrie Fisher impietosamente invecchiati. La trasformazione di Lenin in Darth Vader rientra piuttosto nel processo di “decomunistizzazione” intrapreso dall’Ucraina: una legge recente condanna i regimi totalitari del comunismo e del nazionalsocialismo, ne vieta i simboli di propaganda e proibisce di smentire pubblicamente la natura criminale del regime totalitario comunista al potere dal 1917 al 1991.
Tutti gli emblemi del passato regime comunista, compresi i nomi dei luoghi pubblici, le statue di Lenin e di altri leader della rivoluzione bolscevica, sono stati banditi e dovranno sparire. Si tratta di un obiettivo di enorme portata, se consideriamo che nei paesi dell’ex Urss strade, stazioni e fermate della metropolitana sono ancora dedicate alle figure del regime, per di più falce e martello sono scolpite ovunque.

Il provvedimento è stato criticato dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che l’ha definito una “potenziale minaccia alla libertà di parola e di espressione”. I parlamentari di minoranza hanno parlato di “leggi che violano i principi fondamentali della democrazia”. Anche la parte russa del popolo ucraino non ha gradito troppo l’associazione di comunismo e nazismo.
Poroshenko, comunque, non si è fermato qui: ha tolto il segreto sugli archivi del Kgb relativi agli organi di repressione del regime; ha concesso uno status ufficiale a chi, nel secolo scorso, ha lottato per l’indipendenza dell’Ucraina; ha deciso di ricordare la vittoria sul nazismo l’8 maggio (giorno nel quale si festeggia in tutta Europa) invece del 9 maggio, data della celebrazione in quasi tutte le repubbliche ex Urss.

Annalisa Sichi

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *