Disturbo mentale e lavoro. Nome e logo saranno svelati nei prossimi giorni ma la meta da raggiungere è già ben definita: lanciare un brand in grado di creare una rete di tutte le aziende della provincia pistoiese interessate a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di persone con disturbi mentali. E per riuscirci sarà necessario coinvolgere i datori di lavoro, parlare alla loro sensibilità, raccontare l’esperienza di chi in passato si è reso disponibile ad accogliere lavoratori con caratteristiche analoghe. Di questo progetto in fase sperimentale, che fa parte di un piano triennale di interventi per la disabilità mentale iniziato dalla Provincia di Pistoia e sviluppato attualmente dal settore Servizi per il lavoro della Regione Toscana, promosso insieme al Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL Toscana Centro e gestito dalla cooperativa Saperi Aperti, se ne è parlato durante il convegno dal titolo “Lavoro e salute mentale – il valore delle aziende e delle altre organizzazioni del territorio” organizzato ieri alla Camera di Commercio di Pistoia e che è stato il primo step per entrare nella fase operativa.
Fra i partecipanti sono intervenuti: Stefano Morandi, presidente della Camera di Commercio di Pistoia; Marina Babboni, dirigente responsabile dei Servizi per il Lavoro di Massa Carrara, Lucca e Pistoia della Regione Toscana; Francesco Mati, presidente del Distretto rurale vivaistico ornamentale di Pistoia; Vito D’Anza, responsabile U.F.C. Salute Mentale Adulti Zona Valdinievole.
Il progetto, che nelle prossime settimane avrà un nome e un logo alla luce del confronto sviluppato anche in occasione del convegno, è realizzato con finanziamenti del fondo regionale per l’occupazione dei disabili dall’agenzia formativa Saperi Aperti in convenzione con la Regione Toscana e con la collaborazione attiva delle associazioni dei familiari, che partecipano ad un tavolo di concertazione delle azioni insieme ai servizi territoriali. Le aziende che aderiranno al progetto potranno avvalersi del suo brand per dimostrare la propria sensibilità al tema della responsabilità sociale, oltre che degli incentivi previsti.
Per aumentare l’efficacia delle politiche attive del lavoro per le persone con disturbo mentale bisogna impegnarsi per lo “sviluppo di una comunità competente e accogliente”, sostengono gli organizzatori, e quindi parte dell’impegno riguarda la sensibilizzazione al tema e la lotta allo stigma, in scuole, aziende, associazioni e famiglie.
Ma è anche importante che i lavoratori siano il più possibile formati e occupabili nel momento in cui incontrano le aziende, pertanto sono in atto interventi di orientamento e di formazione. Tra le azioni programmate ci sono corsi, laboratori, tirocini, interventi individualizzati a supporto della creazione d’impresa, costruzione di buone pratiche. Dalle statistiche emergono dati preoccupanti, in continua crescita: risultano oltre 160 milioni, più del 30% della popolazione totale, gli europei colpiti da qualche forma di disturbo mentale, comprese anche quelle lievi, ma solo 1 europeo su 3 si cura ed arriva a rivolgersi ad uno specialista. Solo in Italia il problema riguarda circa 17 milioni di persone. Uno degli aspetti più problematici è costituito dalla mancanza di lavoro che causa o che aggrava disturbi. Il lavoro è infatti considerato condizione e strumento, fondamentali e necessari, di autonomia e riabilitazione in grado di sottrarre chi è in difficoltà al circuito dell’assistenza, con significativi vantaggi per la collettività. Il progetto, complessivamente, prevede di conciliare benessere e bisogno di cura con l’offerta di opportunità di esperienze lavorative effettivamente percorribili.