Dmitry Sitkovetsky

Dmitri Sitkovetsky, bacchetta e violino sul filo della memoria

Dmitri Sitkovetsky torna sul podio dell’Ort, protagonista al Teatro Verdi di Firenze il 10 gennaio, con repliche a Figline Valdarno (11) e Empoli (14).

Il programma di questa produzione ci invita ad una profonda riflessione sul tempo, sugli elementi del ricordo e della memoria, che nel corso dei secoli hanno spinto numerosi artisti a raccontare esperienze vissute o paradossalmente a ricercare qualcosa che non avevano conosciuto. Il file rouge che collega i brani sarà proprio questo. In modi diversi questi compositori hanno cercato di tratteggiare un’immagine di qualcosa di trascorso eppure ancora vivo. Tra la Serenata n.1 op.11 di Johannes Brahms del 1858 e la Sinfonia n.1 di Sergej Prokof’ev del 1917 passano circa 60 anni; entrambe le composizioni sono nate sotto il richiamo del passato nel tentativo di riferirsi al genere settecentesco della tradizione del grande Haydn. Brahms approdò al genere della Serenata per la suggestione provata all’ascolto di Serenate e Divertimenti di Haydn e di Mozart nel periodo trascorso tra Amburgo e Detmold.

Prokof’ev invece scriveva nell’autobiografia: «Trascorsi l’estate del 1917 nella più completa solitudine nelle vicinanze di Pietroburgo. Leggevo Kant e lavoravo molto. Il pianoforte lo lasciai di proposito in città … Avevo l’intenzione di comporre un’opera sinfonica senza l’aiuto del pianoforte. In un’opera cosiffatta i timbri orchestrali avrebbero dovuto essere più puri. Ecco come nacque l’idea della Sinfonia nello stile di Haydn … Quando cominciò a prendere forma concreta la battezzai col nome di Sinfonia Classica». Le parole del compositore russo ci portano a comprendere come sia quindi un passaggio obbligato quello di tornare al passato per poter in qualche modo rinnovare il presente. È interessante notare come questo culto per l’antico si sia manifestato in Brahms e Prokof’ev quando avevano circa 24-25 anni. Come se prima di poter comprendere e approdare ad una maturità piena si dovessero necessariamente ripercorrere delle tappe e confrontarsi con grandi maestri come Haydn. Due composizioni di Brahms e Prokof’ev dal sapore di antico ma che di fatto hanno l’impronta chiara dello stile dei due compositori.

Souvenir d’un lieu cher (Ricordo di un luogo caro), composto da Čajkovskij nel 1878 è un brano per violino e pianoforte, inizialmente scritto come il movimento lento del Concerto per violino e orchestra ma poi scartato.

Che sia per un esercizio di stile, come nel caso di Brahms e Prokof’ev, o per un omaggio al ricordo come Čajkovskij, i brani citati fanno riferimento al passato senza il quale, in un modo o nell’altro, non avrebbero visto la luce.

Uomo poliedrico e dalla magnetica forza creativa, Dmitry Sitkovetsky si è distinto come esecutore e compositore di successo dedicando la sua vita musicale a una pluralità di generi. Artista discografico prolifico, con una carriera che abbraccia oltre quattro decenni, è riconosciuto a livello internazionale come violinista, direttore, autore, trascrittore e educatore. La sua invidiabile carriera come violinista è documentata da decine di registrazioni di molti tra i suoi più importanti concerti e da un’ampia selezione del repertorio da camera. Negli anni il suo nome è diventato sinonimo di arte della trascrizione: le sue versioni per orchestra e trio d’archi delle Variazioni Goldberg sono dotate di vita propria. La stagione in corso lo vede esibirsi in tutta Europa, Nord e Sud America e Asia.

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