El Alamein: una necessità politica

A 70 anni di distanza, la battaglia di El Alamein appare più un inutile spargimento di sangue, necessario a placare più le necessità politiche di Churchill, che a sovvertire l’andamento del conflitto.
Il 3 novembre 1942 la battaglia poteva considerarsi conclusa con la disfatta di Rommel e degli Italiani ed il 7 novembre aveva inizio l’operazione Torch, che vide lo sbarco di centomila americani sulle coste del Marocco e dell’ Algeria. Risulta evidente, come affermato e sostenuto dallo storico inglese Correlli Barnett nella sua opera “I generali del deserto” che le forze dell’Asse si sarebbero comunque trovate strette nella morsa degli alleati anche senza quella prova di forza.
Barnett sostiene addirittura che “ la seconda battaglia di El Alamein sia stata sostanzialmente una battaglia inutile, fortemente voluta dal primo ministro Churchill e dall’elite imperiale britannica principalmente per motivi di prestigio. Si trattava in pratica dell’ultima possibilità per il Regno Unito di ottenere, con le sole forze imperiali, una vittoria esclusivamente britannica sulle forze armate tedesche, dopo due anni di sconfitte pressochè ininterrotte sul campo e prima che la superiorità militare ed economica statunitense ponesse inevitabilmente in sottordine, lo sforzo ed il ruolo britannici nella guerra.” (Correlli Barnett Op.Cit.)
Il 1942 fu l’anno delle ultime illusioni di vittoria delle forze dell’Asse. Il primo semestre vide ancora qualche loro successo, ma poi tre battaglie che decretarono inesorabilmente le sorti della guerra: la battaglia di Midway nel pacifico (3-5 giugno), Stalingrado (settembre 42 –gennaio 43), El Alamein (ottobre-novembre 42).
Rommel, dopo la presa di Tobruk (giugno), convinto che le forze britanniche si trovassero nel più completo caos, riuscì a portare Hitler sulle sue posizioni. Sospendere l’attacco a Malta, vera portaerei alleata nel centro del mediterraneo, e concentrare tutte le forze per lo sfondamento delle linee inglesi con la conseguente conquista di Alessandria e dell’Egitto.

Carri armati
Carri armati

Hitler acconsentì a sospendere l’Operazione C3 (attacco a Malta), ma si trovò impossibilitato ad inviare nuove truppe in appoggio a Rommel, dato l’andamento della guerra in Russia, decretando nei fatti la condanna all’annientamento dell’Asse in Nord Africa.
Sconfitti di nuovo gli inglesi a Marsa Matruh, sulla via di Alessandria restava solo la stazione desertica di El Alamein. Ma nonostante le vittorie parziali riportate, ormai Italiani e Tedeschi si trovavano troppo lontani dalle linee di partenza per aver assicurati rifornimenti adeguati e celeri, avendo percorso più di 650 km da Tobruk.
Il generale inglese Auchinlek, che dal luglio aveva preso il comando dell’VIII° armata britannica, aveva stabilito la linea di difesa tra El Alamein e la depressione di Quattara. Una linea di 60 km che non poteva essere aggirata per la tipologia sabbiosa della depressione stessa.
Per tutto il luglio e l’Agosto si susseguirono attacchi e contrattacchi che non portarono a soluzioni decisive.
Sarebbe interessante aprire una parentesi sull’atteggiamento di Churchill in questa fase della guerra, che pretendendo una vittoria sui tedeschi arrivò a sostituire due generali, comandanti in campo, poiché sostenevano che occorreva attendere il rafforzamento dell’armata inglese prima di ogni eventuale attacco.
Dal luglio a Settembre si combattè quindi una battaglia di posizione. Rommel ed Auchenlik si confrontarono in varie sortite che furono poco più di grosse scaramucce.
Churchill era in difficoltà ai Comuni, incalzato da molti deputati per l’andamento della guerra ed insisteva per un immediato contrattacco ma Auchenlik continuava ad opporsi, in attesa che truppe fresche e nuovi decisivi mezzi arrivassero ad El Alamein via Mar Rosso. All’ inizio di Agosto il primo ministro britannico sollevò così il Generale dal comando ed individuò in Montgomery l’uomo desideroso di proseguire verso la battaglia finale. Anch’egli tuttavia capì che occorreva rafforzarsi ancora facendo andare su tutte le furie Churchill.
La situazione non cambiava e così Rommel decise di riprendere l’iniziativa attaccando in forze la linea di El Alamein nella notte tra il 30 ed il 31 agosto. Con un finto attacco al nord, il generale tedesco portò il vero colpo al centro sud, verso Halam el Halfa. L’azione tuttavia mostrò subito i suoi limiti e il 7 settembre le forze dell’Asse dovettero riposizionarsi sulle posizioni precedenti. Ormai a Rommel non restava che fortificare la posizione in attesa di un attacco Britannico.

El Alamein. fanteria
El Alamein. fanteria

I campi minati furono una delle armi su cui i tedeschi contavano per smorzare l’avanzata inglese. Collocate a scacchiera furono posizionate migliaia di mine antiuomo e anticarro a formare una doppia S per una profondità di 5/7 km. L’altra arma fondamentale era il cannone anticarro 88 Flak. Debole invece la dotazione di carri poiché le linee dell’asse erano in carenza di rifornimenti.
Ad El Alamein l’armata Italiana era composta da tre corpi per complessive cinque divisioni di fanteria e due divisioni corazzate più una divisione motorizzata. I tedeschi poterono impiegare due divisioni corazzate, una motocorazzata leggera, una di fanteria, una brigata di paracadutisti più i reparti con i pezzi da 88 mm.
Le forze dell’asse erano supportate da 340 aerei, di cui 110 tedeschi.
In totale 105.000 uomini , con 530 carri armati, metà italiani, 750 pezzi di artiglieria e 522 pezzi anticarro.
L’armata britannica, rafforzata da truppe fresche e materiali nuovi poteva contare su 200.000 uomini, 1200 carri armati, 400 autoblindo, 950 pezzi di artiglieria, 1200 aerei da caccia e da bombardamento.
La proporzione era di uno a due sia come uomini che nei mezzi. L’analisi della qualità dei mezzi rafforza ancora di più la sproporzione delle forze. Solo 50 carri tedeschi F2 ed F erano in grado di perforare le corazze dei nuovi Sherman americani schierati, oltre ai cannoni da 88 mm. Si dimostrarono invece efficaci i semoventi italiani M41 ma il loro numero esiguo (34) non poteva certo incidere sulle sorti della battaglia.
A fine settembre Rommel si recò in Germania per curarsi una infezione nasale e per curarsi una persistente malattia al fegato. Fu durante il comando del Generale Stumme che l’attacco venne lanciato il 24 di novembre da Montgomery.
La strategia era semplice: poiché la profondità dei campi minati era notevole ed era presumibile che Le forze dell’asse attendessero i carri inglesi agli sbocchi dei corridoi sminati si decise di creare pochi corridoi sminati ma sufficientemente larghi per far operare agevolmente le forze corazzate che erano di gran lunga superiori. La strategia era valida ma le forze dell’Asse resistettero oltre il prevedibile. Il bombardamento iniziale, che si racconta fu terribile e continuo per diverse ore, sebbene causasse gravi perdite, non riuscì a scardinare il sistema dei fortilizi creato dagli Italiani e dai tedeschi.

Genieri italiani combattono nel deserto durante la battaglia di El Alamein
Genieri italiani combattono nel deserto durante la battaglia di El Alamein
Per dieci giorni le armate si fronteggiarono in continui attacchi e contrattacchi. Episodi di eroismo e il sacrificio di migliaia di giovani soldati non riuscivano a spostare il pendolo della vittoria da un lato o dall’altro dei contendenti.
Le truppe italiane, come al solito le meno armate e dotate di mezzi obsoleti, tranne la Folgore che era ben equipaggiata, mostrarono tutto il loro eroismo. Gli inglesi non riuscirono mai a sfondare laddove operarono le divisioni Ariete e Folgore.
Quest’ultima conobbe in quella battaglia il suo più grande momento di sacrificio e di valore.
Tra il 23 ottobre ed il 28, in 5 giorni, i soldati della Folgore resistettero all’attacco di tre divisioni britanniche senza mai cedere ma lasciando sul campo 39 Ufficiali e 560 tra sottufficiali graduati e paracadutisti. Su 12 comandanti presenti in linea 8 morirono e due furono feriti gravemente.
Negli scontri con la Folgore gli inglesi persero 70 carri, 600 uomini e 23 ufficiali.
Rommel fu costretto a fare immediato rientro dalla Germania e, appena arrivato, lanciò il famoso messaggio ai suoi combattenti: “Ho ripreso il comando della panzerarmee. Rommel”.
Il 1° novembre dopo 8 giorni di combattimenti cruentissimi le difese non erano ancora del tutto infrante. Montgomery decise allora di trattenere le riserve di Rommel sulla costa con continue azioni di disturbo e cannoneggiamenti mentre organizzò l’operazione “Supercharge”, che avrebbe visto l’attacco ad ovest con l’impiego massiccio della fanteria, proprio nel punto di congiunzione tra lo schieramento italiano e quello tedesco.
Sarebbe poi seguito l’intervento di 570 carri armati. A sostegno dell’azione un bombardamento effettuato da più di trecento cannoni.
A Rommel non rimanevano in quel momento che 170 carri di cui 65 italiani.
All’una di notte del 2 novembre dopo tre ore di terribile bombardamento sulle linee dell’asse, scattò l’attacco decisivo inglese. Le forze britanniche si incunearono tra italiani e tedeschi precedute da 130 carri neozelandesi che sparavano fumogeni. La fanteria ed il grosso dei carri Sherman vennero dietro e fecero il resto.
L’ultimo atto delle forze dell’Asse fu il tentativo del Generale Tedesco Von Thoma di lanciare un disperato contrattacco gettando nell’assalto tutti i carri a sua disposizione , insieme ai pochi carri italiani della “Littorio” e della “Trieste”, 120 mezzi corazzati in totale contro il grosso degli inglesi che disponevano, in quel settore, di 250 carri più moltissimi pezzi controcarro.
A fine giornata Von Thoma riferì a Rommel che gli erano rimasti solo 15 carri, la Littorio era rimasta con solo due compagnie di bersaglieri e 20 carri, la Trieste aveva perso un intero reggimento di fanteria e tutto il battaglione carristi. Le forze di fanteria tedesche erano dimezzate e degli 88mm non ne restava che un pugno.
Nella notte Rommel ordinò il ripiegamento da El Alamein.
Proprio i resti della Littorio, insieme alla Ariete e alla 15° Panzer tedesca , vennero utilizzati per coprire la ritirata.
Il 4 novembre i carristi dell’Ariete si sacrificarono fino all’ultimo per ostacolare le truppe inglesi all’inseguimento delle forze dell’Asse. Come avrebbe scritto nelle sue memorie Rommel: “…..gli italiani combatterono con straordinario valore…uno dopo l’altro i carri esplodevano e si incendiavano ….La sera del 4 novembre il Corpo d’Armata corazzato Italiano era annientato. Con l’Ariete perdemmo i nostri più anziani camerati italiani, ai quali, bisogna riconoscerlo, avevamo sempre chiesto più di quello che erano in grado di fare con il loro cattivo armamento”.
La fine della Folgore avvenne durante il ripiegamento. I soldati italiani appiedati, vennero superati nel deserto dalle forze meccanizzate britanniche e resi inoffensivi non senza dover combattere a più riprese.
Finite le munizioni, i superstiti dei 5000 effettivi che avevano preso parte alla battaglia si arresero: 32 ufficiali e 272 paracadutisti ai quali fu reso l’onore delle armi.
Il comandate della Folgore Gen. Frattini venne quindi portato di fronte al Comandante della 44° divisione di fanteria britannica Gen. Hugues che lo salutò, esprimendo la propria soddisfazione per il fatto che si fosse salvato e sottolineò che nella sua lunga vita militare non aveva mai incontrato soldati come quelli della Folgore.
Al di la di ogni retorica, spesso anche sfruttata a sproposito dalle destre italiane, resta il fatto inoppugnabile che la BBC trasmise il seguente resoconto: “Gli Italiani si sono battuti molto bene ed in modo particolare la divisione Folgore, che ha resistito al di la di ogni possibile speranza”. (8 novembre 42).
Addirittura Churchill nel discorso alla Camera dei Comuni dopo la vittoria di El Alamein affermò: “Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore”.
Il 7 novembre gli Americani sbarcarono in Marocco ed in Algeria: Churchill non avrebbe avuto più alcun problema politico al Parlamento inglese per tutta la durata del conflitto.

Marco Nieri

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