L’inizio della settimana lavorativa è sempre grigio, in un open space stipato di scrivanie talmente attaccate l’una all’altra da sembrare quasi fuse. Grigio anche quando fuori splende un bellissimo sole di metà Giugno, che però fatica a entrare dagli spiragli delle tende alla veneziana, tenute quasi sigillate dagli impiegati i cui PC sono i più esposti ai riflessi del sole. La penombra forzata, nella quale la stanza piomba, obbliga a tenere accese da subito le luci al neon, che feriscono gli occhi come vere e proprie staffilate.
L’atmosfera è fiacca, ancora pregna dello choc causato dal suono della sveglia e della fatica provata nell’alzarsi dal letto, dopo il relax del fine settimana. Le conversazioni sono più che altro mormorii, scambi di banalità concernenti lo stato di salute dei bambini, i programmi televisivi del Sabato sera o le lasagne fatte in casa dalla suocera. Di quando in quando, uno dei colleghi risveglia il moderato interesse degli altri raccontando di avere passato la Domenica in modo diverso: a una sagra di paese, alla comunione di una nipote, o al cinema, per vedere l’ultimo film d’azione che si dice abbia fatto il pieno d’incassi.
Cristina Giuntini
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