(di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) a cura di Giulia Bortoluzzi Dal 7 gennaio 2023 al 9 gennaio 2024, 12 artisti in 12 mesi indagano il tema dell’acquacon installazioni site-specific scandite secondo il calendario lunare. Prossimi appuntamenti Gaspare | 3 giugno – 3 luglioVirginia Zanetti | 4 luglio – 28 luglio Michele Spanghero | 29 luglio – 4 settembreFabio Roncato | 5 settembre – 28 settembre BUILDINGBOX via Monte di Pietà 23, 20121 Milano Visibile 24/7 |
BUILDINGBOX presenta Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), un progetto espositivo a cura di Giulia Bortoluzzi, che coinvolge dodici artisti contemporanei italiani invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici appuntamenti individuali a cadenza mensile, che si alterneranno nel corso dell’anno 2023, scanditi dal calendario lunare. Il titolo rimanda alla poesia Falsetto (1923) di Eugenio Montale, raccolta in Ossi di Seppia (1925), dove l’autore, presentando il personaggio di Esterina come una “equorea creatura”, parla del mare come della vita e della meraviglia di vivere senza preoccupazioni per il futuro: “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”. L’immagine di Montale è rappresentativa della consuetudine umana di associare l’acqua all’esistenza. Mircea Eliade nel suo Trattato di Storia delle Religioni (1949) la descrive come la totalità delle “virtualità”, la matrice di tutte le possibilità di vita, fondamento del mondo intero. L’acqua è all’origine di ogni manifestazione cosmica, simboleggia la sostanza primordiale dalla quale nascono tutte le forme, e alla quale tornano, per regressione o cataclisma. L’acqua fu al principio e torna alla fine di ogni ciclo storico o cosmico. Esisterà sempre, mai sola perché germinativa, racchiudendo nella propria unità indivisa le virtualità di tutte le forme. Nella cosmogonia, nel mito, nel rituale, nell’iconografia, l’acqua svolge la stessa funzione: precede ogni forma e sostiene ogni creazione. Simbolo di vita, dà al divenire universale una struttura ciclica. Seguendo idealmente l’andamento ciclico delle maree vive (che si verificano mensilmente quando Luna, Terra e Sole sono astronomicamente allineati fra loro), ad ogni luna piena dell’anno 2023, BUILDINGBOX accoglie i progetti di dodici artisti contemporanei italiani chiamati a dialogare sul tema dell’acqua: Ludovico Bomben (Pordenone, 1982), Jaya Cozzani (Mumbai/Kanchipuram, 1982), Barbara De Ponti (Milano, 1975), Gaspare (Terlizzi, 1983), Michele Guido (Aradeo, 1976), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Fabio Marullo (Catania, 1973), Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), Ignazio Mortellaro (Palermo, 1978), Fabio Roncato (Rimini, 1982), Michele Spanghero (Gorizia, 1979), Virginia Zanetti (Fiesole, 1981). Gli interventi presentati in Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) sono concepiti come site-specific (in alcuni casi inediti e in altri rielaborazioni di ricerche formalizzate in precedenza) e assumono l’acqua a emblema di ogni elemento naturale e più in generale come forma di vita e di possibilità di creazione. Tematica che non è solo fonte di fascinazione e ispirazione, ma che genera anche una particolare riflessione verso scenari futuri. La vita di tutti gli organismi sulla Terra dipende, infatti, dalla presenza di acqua e si trasforma secondo le sue mutazioni esaurendosi al suo deperimento. L’origine dell’acqua sul nostro Pianeta non ha ancora trovato una spiegazione scientifica certa; generata dalla frantumazione di comete o meteoriti precipitate dallo spazio o da esplosioni vulcaniche in tempi antichissimi, la sua presenza risale nell’immaginario collettivo al momento mitologico della creazione che racchiude idealmente l’esistenza possibile di ogni cosa. Il suo è un tempo lunghissimo, la cui comprensione ci sfugge e che possiamo solo provare a immaginare, ad esempio osservando le immagini che la natura ha conservato attraverso milioni di anni, come nel caso dei fossili all’interno delle Argille azzurre, oggetto d’indagine nell’intervento di Barbara De Ponti (Milano, 1975) che apre il ciclo espositivo nel mese di gennaio con Clay Time Code. Per aiutarci a immaginare questo tempo antico della Terra e l’origine dei composti nei loro processi di formazione e mutamento, possiamo scavare nei luoghi della biologia, della micologia e dell’entomologia osservando i fenomeni della vita che governano gli esseri viventi. Lo studio degli organismi e il tentativo di coglierne le forme nei processi di trasformazione è al centro della pratica di Fabio Marullo (Catania, 1973) che presenta Nebula e Ciò che di misterioso è palpabile nel mese di febbraio. La natura delle specie sulla Terra non è però da darsi per scontata, come nel caso di piccoli animali a forma di sacca che vivono in colonie molto grandi e che, fissando il calcare dell’acqua, costruiscono uno scheletro minerale collettivo che si ramifica: i coralli, rosso vivo. Con living coral garden project, Michele Guido (Lecce, 1976) nel mese di marzo si concentra sul fenomeno di sbiancamento globale di questi organismi che rischiano di scomparire a causa delle emissioni di CO2 che dall’aria si riversano negli oceani alterandone il ph. L’attualità interessa anche l’intervento di Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), che nel mese di aprile riflette sulle più recenti evoluzioni politico-commerciali innescate dai cambiamenti climatici, nello specifico sulla nuova rotta commerciale che si sta delineando in Artico con lo scioglimento dei ghiacciai e che connette Europa, Russia e Cina, la Polar Silk Road, o “via polare della seta”. Sebbene la ricerca in superficie dei nuovi flussi di spostamento sia oggetto di vigile esplorazione, è invece convinzione che l’uomo sia riuscito a esplorare solo il 5% del fondo oceanico e che il restante 95% resti ancora un mistero. Il progetto Drowning Light che Silvia Mariotti (Fano, 1980) presenta nel mese di maggio nasce proprio da suggestioni legate all’ignoto e che nella sua ricerca fotografica si manifestano nel processo di trasformazione e nel passaggio da un’immagine latente a quella definitiva. Quest’idea di metamorfosi caratterizza anche nel mese di giugno l’installazione di Gaspare (Terlizzi, 1983), che nel suo caso si manifesta, con Corpus Vitrearum, nel ciclo di cambiamento di stato tra gli elementi. È la materia che parla nel suo distruggersi e rigenerarsi, secondo quell’antico pensiero che risale a Eraclito e che riteneva il fuoco come l’agente trasformatore primordiale dal quale si genera l’acqua e, che a sua volta fa nascere la terra e che nuovamente, in un ciclo eterno, si trasforma in fuoco. In tutte le culture l’acqua svela la sua natura dualistica associandosi tanto alla vita quanto alla morte. Questa ambivalenza ispira simbolicamente l’opera di Virginia Zanetti (Fiesole, 1981), δύτης / Tuffatore (2023); un trampolino olimpionico realizzato in vetro e incastonato all’interno dello spazio nel mese di luglio. Esplicito rimando all’affresco della Tomba del Tuffatore rinvenuta vicino a Paestum, l’opera invita a immedesimarsi nell’atto potenziale di elevazione verso futuri virtuali e, allo stesso tempo, di caduta verso gli abissi. La presenza dell’acqua come ambiente primigenio di accoglienza per l’essere umano si manifesta anche nella sua identità sonora, ovvero l’essere un rumore bianco. Proprio questo particolare suono caratterizza l’intervento di Michele Spanghero (Gorizia, 1979), il quale conduce una ricerca formale sulla visualizzazione del rumore. Realizzata con tubi industriali curvi imbullonati, la scultura Stream (2012-2023), presentata ad agosto, emette dal suo interno una registrazione audio di un liquido che scorre, che potrà essere ascoltata dal visitatore attraverso un file audio accessibile online attraverso un QR code. La forma dell’acqua è un tema che interessa anche la ricerca di Fabio Roncato (Rimini, 1982), che nel mese di settembre presenta due sculture nate dallo studio dei fiumi. Momentum (2022) sono, infatti, un gruppo di opere che l’artista realizza a partire dal contatto fra due elementi liquidi, la cera fusa e le correnti d’acqua di un fiume. Una volta data forma all’incontro di queste due sostanze, avviene la fusione in alluminio che conferisce un’aura di eternità al “momento” che altrimenti in natura resterebbe indeterminato.” |
3 giugno – 3 luglio 2023 Gaspare Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, Gaspare allestisce un insieme di ampolle del proprio Corpus Vitrearum, immagine di metamorfosi e del ciclico rinnovarsi di stato dei corpi nella loro frammentazione e, metaforicamente, anche della propria pratica artistica. Distruzione e rigenerazione. Il pensiero filosofico sviluppatosi attorno ai frammenti di Eraclito riteneva che il fuoco fosse l’agente trasformatore primordiale dal quale si genera l’acqua, che a sua volta fa nascere la terra e che nuovamente, in un ciclo eterno, si trasforma in fuoco. Anche se l’origine dell’acqua sul pianeta Terra rimane sconosciuta, è la nostra stella, il Sole, che garantisce la sua presenza sulla superficie terrestre. È ancora l’aumento della temperatura dell’acqua che per ebollizione o sublimazione innesca il passaggio dallo stato liquido, o solido, allo stato aeriforme del vapore. Con Corpus Vitrearum Gaspare evoca il ciclo di cambiamento di stato tra gli elementi, cogliendo in particolare il momento di trasformazione della materia generato dal calore, dalla combustione. Mentre realizzava alcuni lavori su tela o su carta, sempre ottenuti “stratificando” materiali neri eterogenei quali tempera, china, acrilico, carbone, l’artista ha conservato l’acqua coloratasi di nero durante la prassi operativa e ha bruciato il proprio lavoro. Raccolta quindi sia l’acqua “nera” sia la cenere di ogni opera ha racchiuso i materiali in una bottiglia di vetro sigillando e firmando il tappo. Ogni vetro contiene un’altra opera d’arte, a simboleggiare il tentativo di distruggere e rinnovare la materia, il tempo e la memoria. Sintesi del processo e del residuo dell’opera, il liquido ha una diversa consistenza e composizione a seconda dei materiali usati per creare il lavoro originario. 4 luglio – 28 luglio 2023 Virginia Zanetti Virginia Zanetti, Studio per δύτης / Tuffatore, 2023 still video Per progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, Virginia Zanetti presenta l’opera δύτης / Tuffatore, esplicito rimando all’affresco sulla lastra di copertura della Tomba del Tuffatore, manufatto dell’arte funeraria della Magna Grecia, rinvenuta in una piccola necropoli vicino a Paestum. Raro esempio di pittura greca, nel dipinto l’acqua rappresenta l’elemento simbolico capace di collegare il mondo terreno a quello ultraterreno. In tutte le culture, l’acqua è fonte e origine della vita umana. Fondamentale per l’uomo, non solo per le sue funzioni puramente pratiche, è al centro di culti e mitologie, che legano il mondo del sacro al profano. Non solo, in accezione simbolica, l’acqua svela la sua natura dualistica associandosi tanto alla vita quanto alla morte. L’opera di Zanetti richiama idealmente la possibilità di collegare questi due mondi: realizzata in vetro e incastonata all’interno dello spazio, ha la forma e le dimensioni di un trampolino per tuffatori olimpionici. Privato della sua funzione di slancio dal materiale fragile che lo compone – opposto a quello resiliente ed elastico che lo contraddistingue normalmente – e decontestualizzato, il “trampolino” diventa attivatore di significati simbolici, leggeri e profondi, ironici e drammatici allo stesso tempo. Il titolo δύτης / Tuffatore, inciso in greco sul trampolino (nella pronuncia greca è una parola quasi onomatopeica, “diùtees” suona prima come l’impatto secco del tuffo e poi come la lunga scia di frescura dell’immersione sott’acqua) evoca una presenza umana potenziale, invita a immaginarsi nella posizione di chi si colloca sulla pedana prima di tuffarsi, e metaforicamente a immedesimarsi nell’atto di compiere un’azione capace di cambiare il proprio destino. Il trampolino, infatti, evoca l’illusione di volare solo per pochi secondi prima di cadere e quella libertà di scelta tra il movimento verso gli abissi della profondità e delle altezze. 29 luglio – 4 settembre 2023 Michele Spanghero Michele Spanghero, Stream II (dettaglio), 2012-2023 tubi di acciaio, altoparlanti, bulloni, cavi audio, lettori multimediali 2 elementi di 28,5 x 54 x 108 cm Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, Michele Spanghero allestisce Stream II, una scultura sonora composta da due tubi industriali curvi uniti da flange imbullonate. Il suono dell’acqua che scorre è un rumore bianco, un particolare tipo di rumore caratterizzato da tutti i toni possibili dello spettro sonoro con stesso livello di ampiezza, ma senza periodicità nel tempo. La sua definizione rimanda alla luce bianca che l’occhio umano vedrebbe in presenza di una radiazione elettromagnetica di spettro smile. Spesso il rumore bianco è associato a proprietà tranquillizzanti perché ricorda il suono del ventre materno, l’ambiente primigenio di accoglienza per l’essere umano. Anche se questo particolare suono non può essere visualizzato, la sua identità e le sue caratteristiche sensoriali possono essere indagate formalmente. La ricerca di Michele Spanghero si concentra proprio su questa relazione, sul rapporto tra suono e scultura, e in particolare sulla percezione sonora nello spazio. Gli altoparlanti all’interno delle sculture riproducono una registrazione audio di un liquido che scorre – del petrolio greggio all’interno di un sistema di oleodotti di estrazione – che potrà essere ascoltata dal visitatore attraverso un file audio accessibile online attraverso un QR code. La verniciatura estremamente raffinata delle tubature conferisce un aspetto prezioso a degli elementi che comunemente vengono utilizzati per scopi industriali e crea uno straniamento estetico. A loro volta i tubi curvi, che accennano a una forma circolare e compiuta, rimandano alla circolarità insita all’elemento acquatico, ma anche alla chiusura economica del sistema economico a petrolio. 5 settembre – 28 settembre 2023 Fabio Roncato Fabio Roncato, Momentum n.13, 2022 alluminio (da fusione a cera persa) 65 x 50 x 125h cm Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), presentato all’interno di BUILDINGBOX, Fabio Roncato allestisce due sculture appartenenti alla ricerca Momentum, proponendo una riflessione sull’esperienza e la percezione del tempo, sul concetto di “istante di tempo”, cercando di formalizzare un processo scultoreo capace di coglierne la forma e rivelarne l’aspetto. L’acqua è un composto chimico che in condizioni di temperatura e pressione normali si presenta come un sistema bifase, ovvero come un liquido e un vapore; se la temperatura supera la soglia di congelamento passa allo stato solido, diventando ghiaccio. Per sua natura è un elemento mutevole; sul pianeta Terra l’acqua compie un ciclo continuo (ciclo dell’acqua) che consiste in uno scambio incessante tra atmosfera, suolo, acque di superficie, acque profonde ed esseri viventi. Tra le acque superficiali ci sono i fiumi, corsi d’acqua perenne alimentati da piogge, scioglimento di nevi o ghiacci o da falde acquifere sotterranee. È proprio dal confronto con questa specifica classificazione dell’acqua che nasce la ricerca di Fabio Roncato e il tentativo di coglierne una forma. Momentum sono, infatti, sculture che l’artista realizza dal contatto fra due elementi liquidi, la cera fusa e le correnti d’acqua di un fiume. Il materiale, scaldato a riva, viene deposto ancora caldo nel fiume che lo raffredda e lo solidifica determinando nell’arco di una frazione di secondo la forma dell’intera scultura. Questa rivela sia l’autonomia del processo, libero da qualsiasi pianificazione sull’aspetto finale dell’opera, sia la porzione limitata di tempo, un’istante, in cui si svolge il processo – da qui il titolo, Momentum, che rimanda al singolo e unico momento contenuto nella scultura generata, in forma stabile e definitiva. Infine, la fusione: la cera persa permette di completare questo processo con un materiale, l’alluminio, solido e scultoreo, imprigionando la fragilità e l’indeterminatezza di un istante per sempre nel tempo. LA CURATRICE Giulia Bortoluzzi (Pordenone, 1987) è autrice ed editor, docente e curatrice. Laureata in filosofia contemporanea all’Università di Trieste e specializzata in pratiche curatoriali alla École du MAGASIN di Grenoble (FR). Attualmente, collabora come coordinatore editoriale ed editor per Triennale Milano ed è autore per pubblicazioni d’arte e design. È docente del corso di Fenomenologia dell’arte contemporanea all’Istituto Europeo di Design di Milano e del corso di Estetica all’Accademia di Belle Arti di Udine. In ambito formativo è stata tutor al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani al Politecnico di Milano e ha collaborato col dipartimento educativo di Fondation Cartier di Parigi (2012-2013). È stata co-curatore della mostra di Liam Gillick From 119C to 199D al Centre National d’Art Contemporain di Grenoble (2014), e tuttora collabora all’organizzazione di mostre e progetti espositivi con istituzioni, spazi no-profit e gallerie private. Dal 2009 al 2017 è stata redattore della rivista d’arte contemporanea Juliet, per la quale ha anche ideato e diretto il progetto editoriale online. INFORMAZIONI Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) a cura di Giulia Bortoluzzi BUILDINGBOX via Monte di Pietà 23, 20121 Milano Visibile 24/7 Calendario 3 giugno – 3 luglio 2023 Gaspare Corpus Vitrearum, 2012 vetro, cenere, acqua, pigmenti, tappo in legno e sughero, colla, inchiostro dimensioni variabili 4 luglio – 28 luglio 2023 Virginia Zanetti δύτης /Tuffatore, 2023 vetro temperato linea azzurra 150 x 31,25 x 1 cm 29 luglio – 4 settembre 2023 Michele Spanghero Stream II, 2012-2023 tubi di acciaio, altoparlanti, bulloni, cavi audio, lettori multimediali 2 elementi di 28,5 x 54 x 108 cm 5 settembre – 28 settembre 2023 Fabio Roncato Momentum n.13, 2022 alluminio (da fusione a cera persa) 65 x 50 x 125h cm Momentum n.14, 2022 alluminio (da fusione a cera persa) 44 x 22 x 96h cm BUILDINGBOX è il progetto espositivo inaugurato nel settembre 2018, situato all’interno di una delle vetrine di BUILDING che affacciano su via Monte di Pietà, visibile 24 ore su 24, notte e giorno, senza dover entrare all’interno della palazzina, nonostante ne faccia effettivamente parte. Attraverso la sua collocazione riflette l’obiettivo per cui è stata creato: costruire un luogo indipendente caratterizzato da un progetto autonomo rispetto alla programmazione delle mostre che BUILDING ospiterà durante l’anno. BUILDINGBOX si basa su un’estensione temporale e ospiterà una serie di opere, legate fra loro da un fil rouge che si svilupperà nel tempo, invece che nello spazio. BUILDINGBOX è uno spazio fisico, non una semplice vetrina, è delimitato da muri bianchi e vetro, una soluzione espositiva inedita che rappresenta un’interruzione dell’ordinario concetto dell’esporre, in cui contenuto e contenitore sono strettamente connessi, dando vita a un dialogo costante fra forma e contenuto. Una relazione che si attua anche fra l’interno e l’esterno, essendo questo un luogo fruibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questa vetrina ospiterà diversi artisti e designer, cicli di mostre e progetti temporanei, offrendo un approfondimento di tipo curatoriale su molteplici tematiche artistiche. BUILDING via Monte di Pietà 23, Milano www.building-gallery.com Follow us on www.instagram.com/building.gallery www.facebook.com/building.gallery www.twitter.com/BuildingGallery vimeo.com/user91292191 Ufficio stampa ddlArts Alessandra de Antonellis |
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