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‘Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora)’

Dal 7 gennaio 2023 al 9 gennaio 2024

12 artisti in 12 mesi sono invitati a riflettere sul tema dell’acqua,

scanditi secondo il calendario lunare.

Primi appuntamenti

 Barbara De Ponti | dal 7 gennaio al 4 febbraio 2023

Fabio Marullo | dal 4 febbraio al 7 marzo 2023

Michele Guido | dal 7 marzo al 6 aprile 2023

BUILDINGBOX presenta Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), un progetto espositivo a cura di Giulia Bortoluzzi, che coinvolge dodici artisti contemporanei italiani invitati a riflettere sul tema dell’acqua in dodici appuntamenti individuali a cadenza mensile, che si alterneranno nel corso dell’anno 2023, scanditi dal calendario lunare.   Il titolo rimanda alla poesia Falsetto (1923) di Eugenio Montale, raccolta in Ossi di Seppia (1925), dove l’autore, presentando il personaggio di Esterina come una “equorea creatura”, parla del mare come della vita e della meraviglia di vivere senza preoccupazioni per il futuro: “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”. L’immagine di Montale è rappresentativa della consuetudine umana di associare l’acqua all’esistenza. Mircea Eliade nel suo Trattato di Storia delle Religioni (1949) la descrive come la totalità delle “virtualità”, la matrice di tutte le possibilità di vita, fondamento del mondo intero. L’acqua è all’origine di ogni manifestazione cosmica, simboleggia la sostanza primordiale dalla quale nascono tutte le forme, e alla quale tornano, per regressione o cataclisma. L’acqua fu al principio e torna alla fine di ogni ciclo storico o cosmico. Esisterà sempre, mai sola perché germinativa, racchiudendo nella propria unità indivisa le virtualità di tutte le forme. Nella cosmogonia, nel mito, nel rituale, nell’iconografia, l’acqua svolge la stessa funzione: precede ogni forma e sostiene ogni creazione. Simbolo di vita, dà al divenire universale una struttura ciclica.   Seguendo idealmente l’andamento ciclico delle maree vive (che si verificano mensilmente quando Luna, Terra e Sole sono astronomicamente allineati fra loro), ad ogni luna piena dell’anno 2023, BUILDINGBOX accoglie i progetti di dodici artisti contemporanei italiani chiamati a dialogare sul tema dell’acqua: Ludovico Bomben (Pordenone, 1982), Jaya Cozzani (Mumbai/Kanchipuram, 1982),  Barbara De Ponti (Milano, 1975), Gaspare (Terlizzi, 1983), Michele Guido (Aradeo, 1976), Silvia Mariotti (Fano, 1980), Fabio Marullo (Catania, 1973), Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984), Ignazio Mortellaro (Palermo, 1978), Fabio Roncato (Rimini, 1982), Michele Spanghero (Gorizia, 1979), Virginia Zanetti (Fiesole, 1981).   Gli interventi presentati in Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) sono concepiti come site-specific (in alcuni casi inediti e in altri rielaborazioni di ricerche formalizzate in precedenza) e assumono l’acqua a emblema di ogni elemento naturale e più in generale come forma di vita e di possibilità di creazione. Tematica che non è solo fonte di fascinazione e ispirazione, ma che genera anche una particolare riflessione verso scenari futuri. La vita di tutti gli organismi sulla Terra dipende, infatti, dalla presenza di acqua e si trasforma secondo le sue mutazioni esaurendosi al suo deperimento.   L’origine dell’acqua sul nostro pianeta non ha ancora trovato una spiegazione scientifica certa; generata dalla frantumazione di comete o meteoriti precipitate dallo spazio o da esplosioni vulcaniche in tempi antichissimi, la sua presenza risale nell’immaginario collettivo al momento mitologico della creazione che racchiude idealmente l’esistenza possibile di ogni cosa. Il suo è un tempo lunghissimo, la cui comprensione ci sfugge e che possiamo solo provare a immaginare, ad esempio osservando le immagini che la natura ha conservato attraverso milioni di anni, come nel caso dei fossili all’interno delle Argille azzurre, oggetto d’indagine nell’intervento di Barbara De Ponti (Milano, 1975) che apre il ciclo espositivo nel mese di gennaio 2023. Per aiutarci a immaginare questo tempo antico della Terra e l’origine dei composti nei loro processi di formazione e mutamento, possiamo scavare nei luoghi della biologia, della micologia e dell’entomologia osservando i fenomeni della vita che governano gli esseri viventi. Lo studio degli organismi e il tentativo di coglierne le forme nei processi di trasformazione è al centro della pratica di Fabio Marullo (Catania, 1973) che presenta il proprio intervento nel mese di febbraio 2023. La natura delle specie sulla Terra non è però da darsi per scontata, come nel caso di piccoli animali a forma di sacca che vivono in colonie molto grandi e che, fissando il calcare dell’acqua, costruiscono uno scheletro minerale collettivo che si ramifica: i coralli, rosso vivo. Michele Guido (Lecce, 1976), nel mese di marzo 2023, si concentra sul fenomeno di sbiancamento globale di questi organismi che rischiano di scomparire a causa delle emissioni di CO2 che dall’aria si riversano negli oceani alterandone il ph.  Queste sono le prime tre partecipazioni che inaugurano il percorso di Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora), che proseguirà per tutto il corso del 2023. Il programma dettagliato sarà comunicato di trimestre in trimestre e includerà anche approfondimenti tematici tra gli artisti partecipanti ed esperti invitati a dialogare su alcune sfaccettature di questo grande e inesauribile tema che è l’acqua.  7 gennaio – 4 febbraio 2023 Barbara De Ponti  Clay Time Code. Globorotalia Puncticulata S4, 2016, argille azzurre, ø 40 cm Clay Time Code. Gephyrocapsa Oceanica S1, 2016, argille azzurre, ø 40 cm Clay Time Code. Pleistocene Plankton, 2022, polvere di argille azzurre su carta, 104 x 75 cm; 75 x 52 cm 
Barbara De Ponti, Clay Time Code. Globorotalia Puncticulata S4, 2016, argille azzurre, Ø 40 cmPh. Giulio Boem Il tempo dell’acqua è un tempo lunghissimo, la cui comprensione ci sfugge. Possiamo solo provare a immaginarlo, ad esempio attraverso le immagini che la natura ha conservato attraverso milioni di anni. La geologia ci permette di allargare la nostra scala temporale di riferimento slegandola dal rapporto con il tempo della vita umana, considerando ad esempio i circa 4.500 milioni di anni con cui si stima l’età della Terra. Il progetto di Barbara De Ponti Clay Time Code (2016- ad oggi), dedicato allo studio dell’archivio geologico, nasce per stimolare una riflessione su quello che possiamo dire sul tempo e su quanto microscopici organismi antichissimi ed estinti possano dire su di noi.  Le Argille Azzurre, identificate e denominate già da Leonardo da Vinci lungo i calanchi faentini, sono presenti oggi come il risultato complesso dell’interazione tra tempo e ambiente. Databili all’inizio del Pliocene Inferiore, queste rocce argillose segnano il ripristino del collegamento tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo quando l’estesa depressione padana rioccupata dal mare si trasformò in un ampio golfo dai fondali prevalentemente fangosi che per quasi 4 milioni di anni ricoprì gran parte del bacino padano. Con questo stesso materiale, De Ponti ha realizzato in scala macroscopica i nanofossili che le costituiscono, usando le immagini da microscopio a scansione fornite dal paleontologo Luca Santucci: un’alga, la Gephyrocapsa Oceanica, e un foraminifero, la Globorotalia Puncticulata, sono così caratteristici del luogo di formazione geologica da divenire codici di riferimento temporale, anche iconograficamente.  Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, De Ponti espone una serie di opere rappresentanti la Gephyrocapsa Oceanica e la Globorotalia Puncticulata: due sculture del 2016 e alcune carte (esemplari unici) realizzate nel 2022 con polvere di Argille Azzurre e prodotte in collaborazione con l’Atelier A14.  4 febbraio – 7 marzo 2023 Fabio Marullo  Ciò che di misterioso è palpabile, 2016, argilla bianca, 42 x 53 x 24 cm  Nebula, 2019, olio su lino, 180 x 135 x 3,5 cm 
Fabio Marullo, Nebula, 2019, olio su lino, 180 x 135 x 3,5 cm, Ph. Francesco PizzoL’origine dell’acqua sulla Terra non ha attualmente trovato una spiegazione scientifica accertata. Generata dalla frantumazione di comete o meteoriti precipitate dallo Spazio o dalle esplosioni vulcaniche in tempi antichissimi, la sua presenza risale nell’immaginario collettivo al momento mitologico della creazione che racchiude idealmente l’esistenza possibile di ogni cosa.  I dipinti del progetto Figuration Plants di Fabio Marullo evocano visivamente questa dimensione d’imprevedibilità, creando un mondo apparentemente monocromo in cui aleggiano misteriose forme, tracce, indizi che rimandano a un unico percorso tra stasi e dinamismo, tra tensione e metamorfosi rintracciabile ugualmente nelle forme ambigue delle sculture in argilla ispirate alla Puya Raimondi Harms, una specie vegetale originaria del Perù considerata come un fossile vivente.  Nella sua ricerca visiva e formale nei luoghi della biologia generale, con incursioni nella micologia e nell’entomologia, Marullo s’interroga sulla possibile esistenza di altre forme primitive capaci di modificare l’ambiente e sulla loro capacità di trasformazione.  Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, Marullo presenta un’opera pittorica, Nebula (2019), accompagnata da una scultura, Ciò che di misterioso è palpabile (2016), in un allestimento che accenna formalmente a quelli che troviamo nelle sale dei musei di scienze naturali.  7 marzo – 6 aprile 2023 Michele Guido  ascione _13.12.19 _01.09 _living coral garden project, 2019, carta fotografica b/n ilford stampata con durst lambda 130, dibond, dimensioni variabili ascione _13.12.19 _01.06 _living coral garden project, 2019, carta fotografica b/n ilford stampata con durst lambda 130, dibond, dimensioni variabili Michele Guido, ascione _ 13.12.19 _01.09_ living coral garden project, 2019carta fotografica b/n ilford stampata con durst lambda 130, dibond, dimensioni variabili, © Michele GuidoDioscoride, botanico greco del I secolo d. C., diceva che il corallo fosse un vegetale, ma che appena si toccava, si materializzasse in pietra. Solo nel XVIII secolo, si scoprì la vera natura del corallo rosso appartenente alla classe degli Antozoi chiamati “fiori animali”. Si tratta di piccoli animali a forma di sacca che vivono in colonie molto grandi e che, fissando il calcare dell’acqua, costruiscono uno scheletro minerale collettivo che si ramifica. L’ossido di ferro contenuto nell’acqua dona loro una colorazione che va dal “sangue di bue” al “rosso vivo” e al “rosso rosa”.  Oggi lo sbiancamento globale di massa dei coralli è sempre più frequente e, negli ultimi cinquant’anni, circa il 40% di questi esemplari è scomparso a causa del riscaldamento globale e delle enormi quantità di CO2 presenti nell’aria, che si riversano nelle acque alterando il ph degli oceani. Per preservarne la memoria, nel 2019 l’azienda PANTONE ha ideato una gamma di colori “living coral” registrando una serie di tonalità di coralli che forse non vedremo più.  Per il progetto Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora) presentato all’interno di BUILDINGBOX, Michele Guido interviene presentando alcune fotografie macroscopiche − realizzate nel 2019 presso il laboratorio Ascione di Torre del Greco, in provincia di Napoli − rappresentanti porzioni di coralli privi di colore, alternate a lastre di vetro e pellicole adesive della cromia che originariamente apparteneva a quella specie di animali e che l’azienda PANTONE aveva registrato.  
SCARICA LA CARTELLA STAMPALa curatrice  Giulia Bortoluzzi (Pordenone, 1987) è autrice ed editor, docente e curatrice. Laureata in filosofia contemporanea all’Università di Trieste e specializzata in pratiche curatoriali alla École du MAGASIN di Grenoble (FR). Attualmente, collabora come coordinatore editoriale ed editor per Triennale Milano ed è autore per pubblicazioni d’arte e design. È docente del corso di Fenomenologia dell’arte contemporanea all’Istituto Europeo di Design di Milano e del corso di Estetica all’Accademia di Belle Arti di Udine. In ambito formativo è stata tutor al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani al Politecnico di Milano e ha collaborato col dipartimento educativo di Fondation Cartier di Parigi (2012-2013). È stata co-curatore della mostra di Liam Gillick From 119C to 199D al Centre National d’Art Contemporain di Grenoble (2014), e tuttora collabora all’organizzazione di mostre e progetti espositivi con istituzioni, spazi no-profit e gallerie private. Dal 2009 al 2017 è stata redattore della rivista d’arte contemporanea Juliet, per la quale ha anche ideato e diretto il progetto editoriale online.  INFORMAZIONI Equorea (di mari, ghiacci, nuvole e altre acque ancora)a cura di Giulia BortoluzziBUILDINGBOX via Monte di Pietà 23, 20121 Milano Visibile 24/7 Calendario 7 gennaio – 4 febbraio 2023 Barbara De PontiClay Time Code. Globorotalia Puncticulata S4, 2016, argille azzurre, Ø 40 cm Clay Time Code. Gephyrocapsa Oceanica S1, 2016, argille azzurre, Ø 40 cm Clay Time Code. Pleistocene Plankton, 2022, polvere di argille azzurre su carta, 104 x 75 cm; 75 x 52 cm  4 febbraio – 7 marzo 2023 Fabio Marullo Ciò che di misterioso è palpabile, 2016, argilla bianca, 53 x 42 x 24 cm  Nebula, 2019, olio su lino, 180 x 135 x 3,5 cm  7 marzo – 6 aprile 2023 Michele Guido ascione _13.12.19 _01.09 _living coral garden project, 2019, carta fotografica b/n ilford stampata con durst lambda 130, dibond, dimensioni variabili ascione _13.12.19 _01.06 _living coral garden project, 2019, carta fotografica b/n ilford stampata con durst lambda 130, dibond, dimensioni variabili BUILDINGBOX è il progetto espositivo inaugurato nel settembre 2018, situato all’interno di una delle vetrine di BUILDING che affacciano su via Monte di Pietà, visibile 24 ore su 24, notte e giorno, senza dover entrare all’interno della palazzina, nonostante ne faccia effettivamente parte. Attraverso la sua collocazione riflette l’obiettivo per cui è stata creato: costruire un luogo indipendente caratterizzato da un progetto autonomo rispetto alla programmazione delle mostre che BUILDING ospiterà durante l’anno. BUILDINGBOX si basa su un’estensione temporale e ospiterà una serie di opere, legate fra loro da un fil rouge che si svilupperà nel tempo, invece che nello spazio. BUILDINGBOX è uno spazio fisico, non una semplice vetrina, è delimitato da muri bianchi e vetro, una soluzione espositiva inedita che rappresenta un’interruzione dell’ordinario concetto dell’esporre, in cui contenuto e contenitore sono strettamente connessi, dando vita a un dialogo costante fra forma e contenuto. Una relazione che si attua anche fra l’interno e l’esterno, essendo questo un luogo fruibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questa vetrina ospiterà diversi artisti e designer, cicli di mostre e progetti temporanei, offrendo un approfondimento di tipo curatoriale su molteplici tematiche artistiche. 
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