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Esce in Italia il libro della pluripremiata editorialista, scrittrice e attivista egiziana Mona Eltahawy con il titolo “Sette peccati necessari. Manifesto contro il patriarcato”


Un vero e proprio vademecum per sovvertire le regole del sistema al grido di “fanculo il patriarcato” quello di Mona Eltahawy, che la rivista Newsweek ha nominato tra le “150 donne senza paura del 2012”, e il Time una delle attiviste più influenti al mondo. In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, esce il suo Sette peccati necessari, edito da le plurali editrice. Nel mese di maggio Mona Eltahawy sarà in tour nelle maggiori città italiane: Torino, Milano, Bologna, Pisa, Firenze, Roma, Napoli.

Corre su Twitter il grido della rivoluzione contro il patriarcato che Mona Eltahawy conduce con rabbia e con coraggio dalle pagine di quotidiani come il New York Times, il Guardian, il Washington post, sul suo blog Feminist Giant con decine di migliaia di lettori, sui social e in saggi e discorsi pubblici. Tutto nasce dall’hashtag #MosqueMeToo con cui ha iniziato a denunciare gli abusi subiti a 15 anni durante il suo pellegrinaggio religioso in Arabia Saudita. Alla sua denuncia se ne sono aggiunte molte altre di ragazze musulmane abusate negli spazi religiosi, come le moschee. Diventa leader di un vero e proprio movimento contro l’oppressione femminile nel mondo arabo, sull’onda del #MeToo, salito alla ribalta delle cronache per il coinvolgimento del mondo dorato di Hollywood, ma nato dalle proteste delle donne afroamericane contro la violenza razziale di genere.
Da allora la scrittura diventa la sua arma, che l’ha portata a essere tra le 100 donne arabe più potenti per la forza dirompente del suo messaggio.
Nel novembre 2011, la polizia antisommossa egiziana l’ha picchiata, rompendole il braccio sinistro e la mano destra, l’ha aggredita sessualmente ed è stata detenuta per dodici ore dal ministero dell’Interno e dai servizi segreti militari. Lei si è tatuata le braccia che le avevano spezzato e ha continuato a denunciare, divenendo promotrice di un femminismo globale, che ha come obiettivo lo smantellamento di un sistema patriarcale che danneggia le donne (cis e trans) e le persone queer in tutto il mondo.
Il suo Sette peccati necessari, pubblicato in lingua originale nel 2019, dopo un successo internazionale, arriva in Italia grazie alla casa editrice indipendente le plurali, nata nel 2021 con l’obiettivo di valorizzare la voce autoriale e la professionalità delle donne, con un’attenzione particolare a una pluralità di voci che rappresentino la complessità e la varietà dell’universo femminile, in un’ottica intersezionale e internazionale. Con le plurali l’autrice sarà in tour nelle principali città italiane nel mese di maggio, partendo da Torino (21/5), toccherà Milano (22/5), Bologna (23/5), Firenze e Pisa (24/5), Roma (25/5), Napoli (26/5).
Mona Eltahawy in questo libro descrive la sua idea di femminismo: «Il femminismo dovrebbe terrorizzare il patriarcato. Dovrebbe avvertirlo che non vogliamo niente di meno che la sua distruzione. Abbiamo bisogno di meno road map per un trattato di pace con il patriarcato e di più manifesti su come distruggerlo. Sette peccati necessari è il mio manifesto».
Così, «Mona Eltahawy si sente una persona ponte tra un presente che non ci piace e il futuro che vogliamo. Lei non cerca l’uguaglianza, è troppo tardi dice, lei vuole ribaltare il tavolo. Eliminare il patriarcato dalle nostre vite. Vincere una battaglia che ci vede ancora in mezzo al guado. “Fuck the patriarchy” è un urlo di protesta, un grido di speranza, la voce che non si fa zittire, la solidarietà che ci unisce, la vita che verrà», si legge nella prefazione di Igiaba Scego, scrittrice italo-somala.
Quali sono i sette peccati che le donne devono commettere per essere libere? Rabbia, attenzione, volgarità, ambizione, potere, violenza, lussuria. Mona Eltahawy ribalta il punto di vista delle donne attraverso la consapevolezza, elenca dati, numeri e avvenimenti simbolo della violenza di genere in tutto il mondo, racconta la storia e l’ispirazione di attiviste, eroine che hanno sfidato il sistema in Cina, India, Uganda, Brasile, ma anche nel mondo Occidentale, negli Stati Uniti in primis, facendo nomi e denunciando responsabilità.
Mona Eltahawy, come scrive Igiaba Scego, «costruisce non solo un vocabolario di lotta e rivoluzione, ma crea un nuovo linguaggio dove i corpi, qualsiasi sia la propria concezione di sé come genere, appartenenza o geografia, costruiscono una rivoluzione personale che è pronta a diventare universale».

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