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Eve Arnold
L’opera, 1950-1980

Torino, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
25 febbraio – 4 giugno 2023
Aperta tutti i giorni

Non vedo nessuno come ordinario o straordinario.
Li guardo semplicemente come persone davanti al mio obiettivo.
Eve Arnold

Dopo il grande successo di Robert Doisneau, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino
propone, dal 25 febbraio al 4 giugno 2023, un’altra leggenda della fotografia del XX secolo: Eve
Arnold, la fotografa americana che ha saputo raccontare il mondo con un «appassionato
approccio personale», unico strumento reputato da lei indispensabile per un fotografo.
Per intendere la sua importanza nella storia della fotografia, è sufficiente ricordare che Eve Arnold
è stata la prima donna, insieme a Inge Morath, a far parte della prestigiosa agenzia Magnum
Photos nel 1951.
Determinazione, curiosità e, soprattutto, la volontà di fuggire da qualsiasi stereotipo o facile
categorizzazione le hanno permesso di produrre un corpus eclettico di opere: dai ritratti
delle grandi star del cinema e dello spettacolo ai reportage d’inchiesta dove ha affrontato temi
e questioni assolutamente centrali nel dibattito pubblico di ieri e di oggi.
L’esposizione, curata da Monica Poggi e realizzata in collaborazione con Magnum Photos, si
compone di circa 170 immagini, di cui molte mai esposte fino ad ora, e presenta l’opera completa
della fotografa a partire dai primi scatti in bianco e nero della New York degli anni
Cinquanta fino agli ultimi lavori a colori, realizzati alla fine del secolo. Le opere selezionate
affrontano temi e questioni come il razzismo negli Stati Uniti, l’emancipazione femminile,
l’interazione fra le differenti culture del mondo. Anche se la sua fama planetaria è senza dubbio
legata ai numerosi servizi sui set di film indimenticabili, dove ha ritratto le grandi star del periodo
da Marlene Dietrich a Marilyn Monroe, da Joan Crawford a Orson Welles.
«Metaforicamente parlando – ha affermato Robert Capa – il suo lavoro cade a metà fra le gambe
di Marlene Dietrich e la vita amara dei lavoratori migranti nei campi di patate». Ed è proprio un
servizio dedicato all’attrice tedesca, ottenuto quasi casualmente, ad accendere i riflettori sul suo
talento, dandole accesso al mondo dello spettacolo. Gli scatti più noti sono quelli che hanno
come soggetto Marilyn Monroe, con la quale stringe un vero e proprio sodalizio artistico dopo
che la diva nel 1954 la avvicina a una festa dicendole: «Se sei riuscita a fare così bene con Marlene,
riesci a immaginare cosa potresti fare con me?». Il rapporto con Marilyn fa nascere immagini
passate alla storia soprattutto per aver raccontato la personalità dell’attrice celata dietro alla
facciata da diva. Eve Arnold dimostra una straordinaria capacità di entrare in sintonia con i propri
soggetti, abbattendo barriere e reticenze, anche attraverso gli iconici ritratti a personaggi come
Joan Crawford, che si fa immortalare durante infiniti rituali di bellezza, o Malcolm X, che le
concede di seguirlo a distanza ravvicinata durante i più importanti raduni dei Black Muslims e del
quale realizza un ritratto che diviene subito una vera e propria icona.
Proprio le immagini del controverso leader trovano posto in mostra insieme ai diversi servizi
dedicati da Eve Arnold alla comunità nera e alle rivendicazioni degli afroamericani che negli anni
Cinquanta stavano prendendo piede in tutti gli Stati Uniti. Il suo primo lavoro è, infatti, un
reportage dai toni densi e fumosi dedicato alle numerose sfilate di moda di Harlem, organizzate
nella totale indifferenza del mondo della moda bianca. Realizzato come esercitazione per un corso
alla New School for Social Research di New York tenuto dal celebre Art Director di “Harper’s
Bazaar”, Alexey Brodovitch, il progetto la trasforma in pochissimo tempo in una delle autrici più
richieste da giornali e magazine internazionali. Questi scatti sono rivoluzionari sia per la scelta del
soggetto che per lo stile: uscendo dall’estetica patinata dei magazine del periodo, Arnold racconta
i momenti spontanei dietro le quinte, l’attesa prima dello spettacolo, l’impazienza del pubblico. Il
lavoro è realizzato in situazioni di scarsa luminosità e, non volendo utilizzare il flash, Eve Arnold
passa ore in camera oscura per esaltare l’atmosfera intima degli ambienti, ponendo le basi del
suo particolare stile dove la teatralità di un’illuminazione naturale e la vicinanza emotiva ai
soggetti sono imprescindibili. Il servizio è considerato troppo scandaloso per i giornali americani,
tanto da venire pubblicato nel 1951 dal londinese “Picture Post” e poi da diverse riviste europee.
A questo seguiranno numerosi altri reportages da tutto il mondo, come quelli realizzati in Cina
nel 1979 e l’imponente progetto sull’uso del velo in Medio Oriente, avviato dopo aver assistito a
un discorso del presidente tunisino Habib Bourguiba che esortava le donne a togliere il velo per
entrare nella modernità: luoghi e temi in grado di aprire dibattiti anche sull’oggi.
La carriera di Arnold è a tutti gli effetti un inno all’emancipazione femminile. I suoi soggetti sono
nella maggior parte dei casi donne: lavoratrici, madri, bambine, dive, suore, modelle,
studentesse, immortalate senza mai scivolare in stereotipi o facili categorizzazioni, con il solo
intento di conoscere, capire e raccontare. Questo principio la guida anche nelle fotografie più
intime e delicate, come quelle realizzate all’interno dei reparti di maternità degli ospedali di tutto
il mondo, soggetto a cui ritorna costantemente per esorcizzare il dolore subito con la perdita di
un figlio avvenuta nel 1959.
La scelta e la disposizione delle immagini in mostra è finalizzata a restituire la ricchezza dell’opera
di questa autrice, sottolineata anche attraverso numerosi documenti d’archivio, testi, provini di
stampa, libri e riviste in grado di arricchire la scoperta di una vera e propria leggenda della
fotografia.
L’esposizione è accompagnata dal catalogo “Eve Arnold”, edito dalla nuova casa editrice Dario
Cimorelli editore.
Accessibilità
Il tema dell’accessibilità è uno dei fattori centrali nella strategia di sviluppo di CAMERA, con
l’obiettivo di dare risposta in maniera pragmatica e concreta all’istanza di partecipazione alla vita
culturale da parte di tutte e tutti. All’interno del percorso espositivo per la mostra Eve Arnold.
L’opera 1950-1980, l’attenzione nei confronti di queste tematiche si sviluppa attraverso differenti
iniziative:
• Un percorso tattile, che consente ai visitatori interessati, in particolare per le persone con
disabilità visiva, di fare un’esperienza tattile in piena autonomia con una selezione di sette
pannelli visivo tattili posizionati in corrispondenza delle fotografie esposte. Ogni disegno a
rilievo è corredato dalla relativa audio-video descrizione, attivabile tramite QR code o NFC
(Near Field Communication);
• La trasposizione audio dei testi di sala, attraverso l’apposito QR code, che offre una
descrizione sintetica delle tematiche esposte in ogni sezione della mostra;
• Un video introduttivo sulla vita e il lavoro di Eve Arnold in Lingua dei Segni Italiana,
accessibile mediante QR code o su tablet. L’interprete del video è l’artista Nicola Della
Maggiora.
Inoltre, le opere esposte sono posizionate a un’altezza media inferiore rispetto al passato
cercando un compromesso fra i differenti punti di osservazione dei visitatori. Mentre si è scelto
di evitare espositori con piani orizzontali per consentire una fruizione ottimale di tutti i materiali
esposti anche alle persone su sedia a ruote e ai bambini.
Eve Arnold
Nata nel 1912 a Philadelphia in una famiglia di ebrei russi, Eve Arnold inizia a fotografare a metà anni
Quaranta. Nel 1943 si trasferisce a New York e lavora presso gli stabilimenti Stanbi Photos, dove
supervisiona il processo di sviluppo industriale. In questo periodo sposa Arnold Arnold, con il quale ha un
figlio nel 1948. Dopo aver lasciato il lavoro per accudire il figlio, nel 1950 frequenta un corso alla New
School for Social Research guidato da Alexey Brodovitch, l’anno successivo il “Picture Post” pubblica il suo
primo servizio, un reportage sulle sfilate di moda di Harlem. In questa occasione entra in contatto con i
movimenti antirazzisti diventandone sostenitrice e fotografando più tardi da vicino l’ascesa dei Black
Muslims e di Malcolm X. Nel 1951 diventa membro associato di Magnum, divenendone membro effettivo
nel 1957. In questi anni pubblica su riviste come “Life”, “Look”, “Paris Match”, “Vogue”, “Stern” e “The
Sunday Times”, alternando servizi più impegnati ai ritratti dei protagonisti del mondo del cinema e dello
spettacolo. Nel 1954 conosce Marilyn Monroe, con la quale stringe una profonda amicizia. Dal 1962 si
trasferisce a Londra, continuando a realizzare reportage in tutto il mondo. Nel 1971 gira un documentario
sulla condizione femminile in Medio Oriente, mentre nel 1976 pubblica il suo primo libro The Un-retouched
Woman. Nel 1980 il Brooklyn Museum dedica una grande mostra al suo reportage sulla Cina. Nel corso
della sua carriera ha ottenuto importanti riconoscimenti, fra cui l’elezione a Master Photographer da parte
dell’International Center of Photography di New York nel 1995 e l’inserimento nell’Order of the British
Empire nel 2003. Fra le mostre più importanti a lei dedicate si ricorda quella del 1996 presso il Barbican
Centre di Londra. Muore a Londra nel 2012, pochi mesi prima di compiere 100 anni.
La mostra su Eve Arnold è organizzata da CAMERA in collaborazione con
Magnum Photos
Con il Patrocinio di
Regione Piemonte
Città di Torino
L’attività di CAMERA è realizzata grazie al sostegno di numerose e importanti realtà.
Partner istituzionali: Intesa Sanpaolo, Eni, Lavazza Group;
Socio Fondatore: Magnum Photos;
Con il Contributo di: Fondazione Compagnia di San Paolo;
Sostenitori: Tosetti Value, Reale Mutua;
Mecenati: Mpartners, Synergie Italia, Ranalli & Associati;
Promotori: PTG Notai Associati, CMFC Studio Associato, MDT Studio Legale, Ferraris e Piazzese Avvocati;
Fornitori ufficiali: Cws, Dynamix Italia, Le Officine Poligrafiche MCL di Torino, Reale Mutua Agenzia Torino
Castello, Squillari Arti Grafiche.
Radio ufficiale: Radio Monte Carlo
Un ruolo importante è anche giocato dalla comunità degli “Amici di CAMERA”, privati cittadini che
sostengono, anno dopo anno, le attività dell’ente in qualità di benefattori.
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