TALLULAH STUDIO ART in collaborazione con ASSOCIAZIONE FORMIDABILE e GALLERIA LAMPO Presenta il progetto EVERYBODY TALKS: comunità e identità a confrontoFotografie di Carlo Bevilacqua, Keila Guilarte e Gianluigi Di NapoliProgetto fotografico a cura di Patrizia Madau Dal 12 al 31 ottobre 2023 Vernissage: giovedì 12 ottobre ore 18.00 – 21.00 Galleria Lampo Scalo Farini | Via Valtellina, 5 Milano Carlo Bevilaqua, Randy ManuelTallulah Studio Art in collaborazione con Associazione Formidabile e Galleria Lampo presentano il progetto EVERYBODY TALKS, una mostra fotografica che riunisce lo straordinario viaggio sociale e lo sguardo su alcune particolari comunità che i tre fotografi Carlo Bevilacqua, Keila Guilarte e Gianluigi Di Napoli hanno messo al centro della propria ricerca visiva.Gli artisti, accomunati dal desiderio di raccontare storie di culture e di luoghi lontani, si confrontano con il mondo delle comunità e il relativo senso di appartenenza, creando nel suo complesso un reportage di narrazione multiculturale, una fotografia etica che esplora la realtà sociale e le sue identità. Tre sguardi differenti, ricchi di empatia e semplicità, sono messi a confronto in un dialogo di immagini vere e senza filtri. La fotografia di Carlo Bevilacqua parte come sempre da un’indagine socio-antropologica. Gli scatti in mostra sono un estratto dei vari progetti che l’artista ha realizzato negli ultimi cinque anni in giro per il mondo, alcuni tradotti poi in due meravigliosi libri fotografici. La serie di Bevilacqua comprende le fotografie tratte da Utopia, dreaming the impossible, libro edito da Crowdbooks, e Into the silence, Eremiti del terzo millennio, edito da Intento Edizioni, Islam in Cuba, Queer Divine, The third Gender in the Zapotec land, The Irish walking people. Il lavoro di Bevilacqua nasce da un suo viaggio visivo compiuto da fotografo negli ultimi anni dall’India e Singapore, a Cuba, in Messico fino all’isola di Vancouver, attraverso l’Europa e gli Stati Uniti. Bevilacqua esplora il mondo delle “comunità utopiche” contemporanee nel senso più allargato e sociale del termine: comunità alternative, spirituali, artistiche, hippie, ambientaliste. Il lavoro parte dal tentativo di definire il significato di “utopia” oggi. Il suo progetto documenta e cerca di capire come queste comunità si siano evolute e come siano riuscite a sopravvivere alla pressione della cultura più uniformante che domina la società di oggi. La narrazione sulle comunità Queer, ancora molto discriminate in India, in Messico come pure tra i Nativi nord americani, è un altro tema molto sentito dall’artista, le cui fotografie andando oltre la più semplice accezione di identità di genere e scelte sessuali, raccontano, attraverso culture, rituali antichi e religioni, l’identità e la memoria del “terzo genere”.Carlo Bevilaqua, Gianni Hermit for loveLe fotografie di Keila Guilarte sono parte del reportage visivo realizzato tra l’isola di Cuba e il Marocco tra il 2017 e oggi. Keila, da sempre attenta alla tematica dell’identità e dell’appartenenza sociale, presenta dei raffinati scatti artistici in cui persone, usi e costumi si mescolano in immagini in cui la fotografa sembra sbirciare da un buco della serratura su identità e comunità nascoste. Le foto dedicate alle donne delle comunità Maghreb, scattate tra Tafza, Tidli, Marrakech e di Medina, catturano l’essenza della vita quotidiana, la bellezza della sua gente e dei luoghi. Le luci forti e contrastate, i colori e le ombre sono i veri protagonisti di questi scatti emozionanti che raccontano l’identità di un popolo. Accanto a queste immagini scattate in Marocco, ritornano le visioni di Cuba care all’artista in quanto legate alla sua memoria fotografica e alla sua infanzia. Le fotografie in mostra fanno parte di Mi Tierra, il suo primo libro, pubblicato da Silvana Editoriale nel 2022. La fotografa fa entrare lo spettatore, in modo discreto, nell’intimità quotidiana della comunità cubana e nell’inesauribile energia della sua gente, regalando una riflessione su questi luoghi e sulla forte identità della sua popolazione che si conserva nonostante il profondo e doloroso cambiamento culturale. |