“Pinocchio papillon” di Ezio Gribaudo, esposta nell’ambito di una temporanea interamente dedicata all’artista torinese, si aggiunge ufficialmente in collezione permanente. La Galleria Civica può dunque vantare la firma di uno dei più noti artisti del nostro Secolo, indiscusso “papà adottivo” di Pinocchio ritratto affettuosamente, scherzosamente, ironicamente, acutamente e maliziosamente in innumerevoli, fantasiose metamorfosi. Il merito di questo ingresso va al progetto Florilegio Italiano – Artisti invitano artisti, ideato e promosso dall’Assessorato alla Cultura; un sentito ringraziamento per nobiltà del gesto va alla figlia dell’artista, la dottoressa Paola Gribaudo, Presidente dell’Accademia Albertina di Torino, che ha scelto la nostra Galleria come onorevole custode della firma del Maestro.
Nato a Torino, la “città magica” d’Italia, Ezio Gribaudo ha dedicato tutta la vita alla carriera artistica espositiva. Protagonista indiscusso del panorama artistico nazionale ed internazionale, numerose ed importanti sono state le rassegne personali a lui dedicate; numerose ed importanti sono state le collettive a cui l’artista ha preso parte; numerosi ed importanti sono stati i riconoscimenti al merito della carriera a lui tributati, tra cui la vincita alla Biennale dei Giovani di Gorizia (1955), la partecipazione alla IX Quadriennale di Roma (1965), il Premio alla XXXIII Biennale di Venezia (1966) e alla Biennale di San Paolo del Brasile (1967), solo per citarne alcuni. L’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha onorato il Maestro con la medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte (2003); il Centro Pannunzio di Torino ha omaggiato l’artista con il Premio Torino Libera (2003); “The ICC Lifetime Achievement Award” lo ha ufficialmente iscritto tra le eccellenze italiane nel mondo; insignito del titolo di Presidente dell’Accademia Albertina di Torino (2005-2007) ne è stato anche Presidente Onorario fino al 2022, anno della sua scomparsa.
Il nome del Maestro, compianto dal mondo accademico e dal panorama artistico contemporaneo, è tutt’oggi tra i più interessanti, poliedrici e camaleontici professionisti italiani; l’artista ha infatti nutrito numerose passioni legate al mondo della Cultura, dall’editoria al collezionismo, che hanno formato ed arricchito il suo stile, assolutamente insolito e peculiare, graffiante tout court. In particolare, la stampa e la tipografia e, più precisamente, i materiali, i supporti e le tecniche editoriali hanno affascinato e stimolato così intensamente la vena artistica del Maestro da “suggerirgli” la produzione di un ciclo di opere, i c.d. “logogrifi”, vera e propria firma autografa del Maestro. Gli anni di lavoro nell’industria della stampa, per personalità del calibro di De Chirico, Fontana e Peggy Guggenheim, hanno infatti contribuito alla definizione della sua Arte, non a caso, “squisitamente artigianale”. La carta buvard, i flani tipografici, gli acquarelli, la iuta, il collage, il rilievo, le matrici, la fotoimpressione, i metalli, i pigmenti sono stati gli ingredienti che, fusi insieme, hanno donato corpo e materia ad immagini di un viaggio immaginario ed onirico, lascito di ricordi custoditi dalla memoria e dall’esperienza; un’intelligenza emotiva, costituita da un bagaglio di ricordi favolistici, ha trovato dunque forma e concretezza su opere polimateriche, esito di sperimentazioni creative, tra l’intuitivo e l’istintivo.
Ed è proprio la favola, l’immortale “Pinocchio” capolavoro di Carlo Lorenzini, ad aver ammaliato l’animo creativo del Maestro. Scenografie, paesaggi, geometrie essenziali, vortici e scie luminose hanno avvolto, attirato ed intrappolato il burattino più famoso del mondo che, dunque, vive e rivive avventure scritte dal suo babbo letterario ed immaginate dal suo contemporaneo papà adottivo. Ammirare uno dei capolavori del Maestro equivale quindi ad ascoltare la narrazione di episodi fiabeschi entro realtà totalmente fantastiche e fantasiose, ispirate dall’immaginazione e dalla fantasia di un uomo che non ha mai rinunciato a riscoprirsi fanciullo. Gribaudo ha giocato con il personaggio, con i supporti, con le forme, con la cromia; ha sperimentato, inventato, creato il suo Pinocchio ed un mondo immaginario che appartiene alla dimensione dell’infanzia; ha creato una sorta di “isola che non c’è” dove l’adulto può ritrovare il proprio bambino.
In foto: Pinocchio papillon, 2014, tecnica mista su tela, cm 50×70