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FABBRICA EUROPA: “Un discreto protagonista” di Alessandra Paoletti e Damiano Ottavio Bigi – domani ore 21 Teatro Studio di Scandicci

Un discreto protagonista di Alessandra Paoletti e Damiano Ottavio Bigi (già danzatore di Pina Bausch e di Dimitris Papaioannou) è il racconto di un istante. L’istante che va fuori dai cardini, o, prima ancora del tempo, l’istante in cui equilibrio e simmetria si rompono per dare inizio al tempo. Nessun bang, ma una temporanea vibrazione dell’aria. Immerse all’interno di una pagina bianca, due figure entrano in relazione e poi in collisione, sviluppando rapporti e percorsi che si uniscono, separano o sovrappongono continuamente, in un gioco di riflessione e rispecchiamento che conduce nella dimensione simbolica del doppio. Il lavoro ha sollecitato una narrazione, che va al di là di una storia visibile: danza pura e frammenti di narrazione irrompono attraverso immagini legate ad alcune fra le storie più antiche, come pezzi di un’unica storia. In scena, insieme a Damiano Ottavio Bigi, il danzatore polacco Lukasz Przytarski.

·       mer 21 settembre ore 21.00 > Teatro Studio Mila Pieralli, via Donizetti 58 – Scandicci (FI)

ALESSANDRA PAOLETTI, DAMIANO OTTAVIO BIGI

Un discreto protagonista

concept e direzione: Alessandra Paoletti e Damiano Ottavio Bigi
danzatori: Damiano Ottavio Bigi, Lukasz Przytarski
collaborazione al disegno luci: Evina Vassilakopoulou, Amador Artiga Tuset, David Blouin
composizione e progettazione sonora: David Blouin
musica: Antonio Vivaldi, Brian Eno, Antonio Caldara, The Nicholas Brothers and Cab Calloway, David Blouin
coproduzione: Torinodanza / Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, One Dance Week Festival-Plovdiv, Compagnia Degli Istanti
con il supporto di 2WORKS / Dimitris Papaioannou; il Funaro-Pistoia, Fabbrica Europa / PARC Performing Arts Research Centre, Ministerium für Kultur und Wissenschaft des Landes Nordrhein Westfalen, Teatro-Biblioteca Quarticciolo-Roma

È il racconto di un istante, l’istante del tempo che va fuori dai cardini, o prima ancora del tempo, in cui equilibrio e simmetria si rompono per dare inizio al tempo. Nessun bang, nessun rumore, solo una temporanea vibrazione dell’aria.

La simmetria si frantuma, e presenze sfocate si sovrappongono, si mescolano. Si tramutano e cambiano in una espansione costante. Sono resti e frammenti sparsi, che in uno spazio fluido tentano di ricomporsi in forme dettate da rapporti geometrici, che generano relazioni sempre diverse.

La nostra ricerca si è mossa attorno a una domanda: cos’è il vuoto? Il vuoto in quanto stato fisico, ma anche in termini esistenziali, e il vuoto nell’atto creativo. Il tema del vuoto, da cui eravamo incoscientemente attratti e nel quale ci siamo ritrovati immersi durante la pandemia, ha iniziato a chiarirsi e a concretizzarsi attraverso un’esplorazione delle recenti scoperte nel campo della fisica sulle origini dell’universo. Abbiamo rivolto il nostro sguardo alla scienza, che nel corso dei secoli ha elaborato idee diverse, mutando di volta in volta la realtà, influenzando una visione del mondo, e riplasmando il nostro modo di percepirci, relazionarci e raccontarci. Questa esplorazione ci ha condotto all’interno di due mondi solo apparentemente distanti: uno più matematico, legato agli aspetti scientifici, e uno più umano, connesso a una cultura remota, attraverso i miti fondativi.

Abbiamo lavorato sul tempo, sul vuoto e il pieno, il denso e il rarefatto; sulla possibile relazione tra due figure attraverso rapporti geometrici e astratti, che ci siamo resi conto governare il macroscopico come il microscopico. Le scoperte sulle origini dell’universo hanno ispirato così la linea narrativa del nostro lavoro, che si è nutrito anche di altre storie, legate a differenti mitologie.

Immerse all’interno di una pagina bianca, queste due figure entrano in relazione, e poi in collisione, sviluppando rapporti e percorsi che si uniscono, separano o sovrappongono continuamente, in un gioco di riflessione e rispecchiamento che ci ha condotti nella dimensione simbolica del doppio.

Questo lavoro ha sollecitato una narrazione, che va al di là di una storia visibile: danza pura e frammenti di narrazione irrompono attraverso immagini legate ad alcune fra le storie più antiche, come pezzi di un’unica storia.

Alessandra Paoletti e Damiano Ottavio Bigi

ALESSANDRA PAOLETTI è attrice, regista e autrice. Il suo percorso si muove attraverso diversi linguaggi e visioni all’interno di un teatro fisico che la portano ad avvicinarsi al teatro danza e alla danza contemporanea. Dopo essersi diplomata presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, alterna lavori sia come interprete che come regista. Tra gli incontri e le collaborazioni più significativi della sua carriera artistica quelli con A. Knapp, J.A. Stanzak, T. Ostmeier, J. Muller / Fura dels Baus, J. Sanchis Sinisterra, R. Garcia e L. De Bei, con il quale collabora alla regia dello spettacolo Le mattine dieci alle quattro, vincitore del Premio Golden Graal per la regia 2010. Ha collaborato per diversi anni con l’Istanbul Municipal Theater come regista straniera.
DAMIANO OTTAVIO BIGI è coreografo, danzatore e performer. Il suo percorso si snoda dall’Opera di Roma alla compagnia di Dimitris Papaioannou, passando per diverse compagnie come il CNDC di Angers e il CCN di Nantes con Claude Brumachon, prima di diventare membro nel 2005 del Tanztheather Wuppertal diretto da Pina Bausch, dove lavora tuttora come artista invitato. Nel 2010 partecipa al film “PINA” di Wim Wenders. Gli incontri della sua carriera lo hanno portato a confrontarsi con esperienze e visioni creative molto diverse tra loro, arricchendo il suo mondo e ispirando il suo percorso come coreografo e pedagogo. Nel 2016 gli è stato conferito il “Premio Capri Danza International” e nel 2020 il “Premio Sfera d’Oro per la Danza”.
  • Biglietti: intero 13€ / ridotto 10€
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