Hanno cercato di vendere falsi di opere di Picasso, di Van Gogh e di altri grandi artisti, spacciandole per vere attraverso la firma falsa del direttore dei Musei Vaticani. Sono 11 persone, indagate dalla Procura della Repubblica di Roma, sulla scorta della denuncia dello stesso direttore e delle indagini del carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale. Gli indagati, avrebbero potuto ricavare ben un miliardo di euro dalla vendita delle false opere d’arte.
Le 11 persone sono accusate di commercializzazione, circolazione e ricettazione di opere d’arte falsificate, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, ricettazione, truffa, falsificazione di certificati di autenticità, falsità materiale commessa da privati, falsità in testamento olografo, contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione.
Le indagini, ora giunte a conclusione, traggono spunto dalla denuncia del direttore pro tempore dei Musei Vaticani, che ha segnalato ai carabinieri la circolazioni perizie e valutazioni di opere d’arte, recanti gli stemmi dello Stato della Città del Vaticano e la sua firma falsificata, con le quali avrebbe avallato l’autenticità e la stima economica di 13 opere attribuite ad importantissimi autori del panorama artistico internazionale, quali Pablo Picasso, Juan Mirò, Vasilij Kandinskij, Vincent Van Gogh, Andy Warhol, Francis Bacon.
Le investigazioni hanno permesso di svelare che questa sofisticata operazione di contraffazione era opera di un’associazione per delinquere, con base operativa Roma, che stava cercando di collocare sul mercato questo pacchetto di dipinti, custoditi in un caveau localizzato nel Principato di Monaco ed impreziositi dalla prestigiosa certificazione del direttore dei Musei Vaticani, proponendoli, a più riprese, a diversi intermediari attraverso l’interposizione di una società fittizia con base a Cipro.
L’analisi dei documenti e delle foto acquisite nel corso di una prima fase dell’indagine, hanno permesso ai carabinieri di risalire a 13 opere inedite e non catalogate, tutte false, inserite in un atto di successione. L’accertamento sul certificato di successione effettuato dai militari del reparto operativo ha rivelato la falsità dell’atto nella parte relativa proprio alle opere d’arte. Una prima analisi sulle fotografie delle opere ha inoltre fatto subito ipotizzare ai carabinieri che si trattasse di falsi, come ha poi confermato il consulente tecnico nominato dalla Procura della Repubblica, dopo aver visionato direttamente le opere.
Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno anche ascoltato un broker d’assicurazioni che ha loro riferito di trattative per la copertura di una sospetta collezione di opere d’arte, tra le quali rientravano quelle sotto indagine.
Gli approfondimenti dei carabinieri hanno tra l’altro svelato a scenari inediti per la criminalità del settore, consentendo di contestare agli indagati, per la prima volta, il reato di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita correlato alla presenza di opere d’arte falsificate impiegate in attività economiche o finanziarie.
In particolare, dalle investigazioni, svolte anche con intercettazioni telefoniche, è emerso come l’organizzazione, dopo una prima fase in cui aveva tentato, a più riprese, di porre in commercio le 13 opere false, avesse maturato una nuova strategia per generare con le stesse degli ingenti profitti, ovvero utilizzare le opere d’arte quale garanzia per l’apertura di linee di credito presso istituti bancari esteri attraverso le quali effettuare operazioni finanziarie speculative.
L’operazione avrebbe garantito importanti entrate sotto il profilo economico, contenendo i rischi dovuti alla circolazione delle opere e della relativa falsa documentazione di accompagnamento.
Complessivamente nell’arco di tutta l’indagine sono state poste sotto sequestro 62 opere contraffatte, occultate in varie sedi per eludere le ricerche degli investigatori, tra le quali i 13 capolavori corredati dalle autentiche falsificate del direttore dei Musei Vaticani, individuati in un caveau del Principato di Monaco e sequestrati attraverso rogatoria internazionale.