Rischia una condanna per il reato di frode in commercio e la reclusione fino a due anni, come previsto dall’art. 515 del codice penale, il titolare di una nota farmacia di via Trionfale a Roma, dove ieri gli agenti della Polizia di Stato della Divisione Amministrativa e Sociale, diretta da Angela Cannavale, hanno accertato una vendita illecita di mascherine prodotte “artigianalmente”. Tale norma tutela la correttezza e la lealtà degli scambi commerciali, nonché la fiducia che negli stessi devono riporre i consumatori. Inoltre, per l’indebito vantaggio economico conseguito, è prevista anche l’applicazione di una sanzione pecuniaria che va da 25.800 a 774.500 euro.
Nella farmacia, controllata dagli investigatoti a seguito delle segnalazioni giunte da alcuni cittadini del quartiere a Nord della Capitale, erano state vendute in pochi giorni alcune migliaia di mascherine prive del marchio con la sigla CE che è finalizzata ad attestare la conformità del prodotto a standard minimi di qualità e per le quali, mediante le fatture di acquisto, si è risaliti al produttore, una piccola sartoria situata in zona Roma sud priva assolutamente non solo di certificazione ma degli standard minimi di igiene e salubrità dei presidi sanitari confezionati.
Difatti, se è vero che la normativa sull’emergenza da Coronavirus (art. 15 D.L. 17 marzo 2020 n.18) consente di produrre, importare e immettere in commercio mascherine chirurgiche in deroga alle norme che prevedevano di certificare preventivamente il prodotto attraverso un organismo notificato per l’apposizione del marchio CE, comunque il produttore avrebbe dovuto provvedere ad inviare un’autocertificazione all’Istituto Superiore di Sanità.
In tale autocertificazione, è previsto dalla citata legislazione d’emergenza che il produttore – sotto la propria esclusiva responsabilità – attesti le caratteristiche tecniche delle mascherine chirurgiche che intende produrre e mettere in vendita e dichiari che le stesse rispettano tutti i requisiti di sicurezza di cui alla specifica normativa trasmettendo all’Istituto ogni elemento utile alla loro validazione. L’Istituto superiore di sanità, si pronuncia nel termine di 3 giorni e ove non ravvisi la conformità alle prescrizioni di legge, dispone l’immediato ritiro dei prodotti dal commercio.