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Fotografie e memoria per ricordare il prima e il dopo la Shoah

Inaugurata al centro Expo Ciampi a Firenze con Antonio Mazzeo presidente del Consiglio regionale, Giorgio van Straten presidente Fondazione Alinari per la Fotografia e la curatrice Paola Zamboni. Presenti anche la presidente e vicepresidente della commissione Cultura Cristina Giachi e Luciana Bartolini, il segretario membro dell’Ufficio di presidenza Diego Petrucci

 Una mostra per non dimenticare la tragedia dell’olocausto “Attorno alla Shoah Fotografie e memoria” è stata inaugurata con gli interventi di Antonio Mazzeo presidente dell’Assemblea regionale, Giorgio van Straten presidente Fondazione Alinari per la Fotografia e della curatrice Paola Zamboni. Erano presenti tra gli altri Francesca Ferrandino prefetto di Firenze, Maurizio Auriemma questore di Firenze, la presidente e vicepresidente della commissione Cultura Cristina Giachi e Luciana Bartolini, il segretario membro dell’Ufficio di presidenza Diego Petrucci. Una mostra che ricorda la Giornata della Memoria 2023 ponendo al centro le persone colte nella loro vita quotidiana, quella ordinaria che la Shoah distrusse irreparabilmente.

“Il Consiglio regionale della Toscana – ha detto Antonio Mazzeo presidente dell’Assemblea toscana – ha scelto per quest’anno una mostra originale, tratta dagli archivi fotografici Alinari e sapientemente curata da Paola Zamboni. Una mostra che afferma con forza che la tragedia che è accaduta può accadere ancora. Quello che ripeto ai ragazzi delle scuole è di ricordare le tragedie del passato, di non voltare le spalle alla storia. Compito delle Istituzioni è diventare amplificatori di memoria. Come ci ha detto la senatrice Segre il rischio è che tutto finisca nell’oblio. Una scelta che per sottrazione ci fa capire la ferocia della Shoah. Scegliere il ‘prima’ e il ‘dopo’, senza nulla far vedere dell’orrore con i tanti volti dell’umiliazione, della violenza e della morte, ci dice quanto quel tempo abbia potuto togliere a chi lo ha attraversato: la bellezza della vita.  La Shoah nella sua negazione radicale della dignità umana ha strappato milioni di donne e di uomini di ogni età da questa semplice bellezza. Queste fotografie alimentano una memoria che non si fonda sul disgusto e il rifiuto per la disumanità di quanto accaduto. Che cosa sarà accaduto alla bambina con la sua disarmante semplice bellezza ritratta nella fotografia datata 1934? E che cosa alla giovane sposa algerina? E ancora ai partecipanti alla festa di Succhoth a Trieste? La Shoah non è stata un destino. È stata una scelta, una terribile scelta, che non può assolvere chi l’ha compiuta. Fare memoria è gridare ‘mai più’”.

“Per la Giornata della Memoria abbiamo messo in campo numerose iniziative – ha proseguito Mazzeo – tra cui la seduta solenne a Prato al Museo della Deportazione e della Resistenza dove sono conservati i ricordi di quei tempi tragici. Spero che anche questa mostra sia visitata da molte scuole e parli ai giovani di oggi. La Toscana è sempre stata dalla parte giusta della storia e vuole continuare a esserlo”.

Giorgio van Straten presidente Fondazione Alinari ha ricordato: “Mi sembra che la scelta di questa mostra, che espone le foto che precedono e seguono la Shoah, ma non mostra nulla dei campi, sia una scelta di grande significato. È la vita che conta, non la morte: chi è stato sterminato non è una vittima astratta e distante, ma un uomo, una donna, un bambino ai quali è stato sottratto il diritto a continuare la propria esistenza. E chi è riuscito a salvarsi non è solo il testimone di ciò che è stato, ma il futuro che è riuscito a conquistarsi e a realizzare. Questo ci dice la mostra: guardate cosa è stato sottratto al mondo. Non numeri, ma persone. Guardate cosa ha ottenuto chi si è salvato, cosa ha perso chi è stato sommerso: un futuro. È considerando questo che la memoria può rimanere viva, che l’impegno delle generazioni dopo la mia può impedire che un simile evento abbia a ripetersi”.

Per la curatrice Paola Zamboni “Raccontare la Shoah in un percorso espositivo che sia in grado di evocarla senza entrare nei campi di sterminio, restando nelle immediate vicinanze dell’orrore. Tale è il proposito di questa selezione fotografica: muoversi attorno alla Shoah, partendo dalla considerazione che la ‘soluzione finale’ avvenne nella cancellazione del tempo e dell’uomo. Diviene allora necessario per meglio capire, colmando vuoti e assenze, cercare il prima, l’immediatamente prima e il dopo di chi visse e si trovò a subire quel periodo buio della storia. E lo si fa con quelle immagini che resistono e, attraversando il tempo, portano alle nostre coscienze turbate una loro incontrovertibile verità. Sappiamo, come direbbe Roland Barthes, che la catastrofe è già accaduta ed ogni fotogramma porta con sé una parte di quella catastrofe. Allora interrogheremo sommessamente le immagini con amore e pietà … a cingere con la braccia ciò che è morto”.

“E’ una mostra molto significativa – ha detto Cristina Giachi presidente della commissione Cultura – e di un taglio nuovo che supera il rischio di ricordare in modo convenzionale la tragedia della Shoah. Una serie di immagini che riescono ancora a interrogarci e mettere al centro la riflessione sulla violenza subita dalle persone in quel periodo tragico. In questa esposizione si coglie perfettamente che la morte prima era stata vita e la festa ha preceduto, per molti, la tragedia dei campi di sterminio. Tornando da una visita ad Auschwitz, alcuni anni fa, proposi di istituire un servizio civile della memoria per i diciottenni europei e credo che lavorare sulla memoria in profondità sia importante, occasioni come questa non devono andare sprecate e possono diventare strumento di conoscenza di un periodo storico importante del nostro passato. Dobbiamo rispondere alla chiamata di Liliana Segre di lavorare in modo creativo sulla memoria, soprattutto oggi che non abbiamo quasi più testimoni oculari di quella immane tragedia”.

Per Luciana Bartolini vicepresidente della commissione Cultura “Tutti gli anni c’è una particolare attenzione alla Giornata della Memoria. La mostra di oggi mi ha veramente commosso, perché vedere le persone nella vita quotidiana e poi sapere la fine che, alcuni di loro, hanno fatto non ci può lasciare indifferenti. Vedere i bambini e le foto del matrimonio sono immagini che lasciano un segno profondo nella nostra coscienza”.

“E’ una mostra bellissima – ha detto Diego Petrucci segretario membro dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa – e la sala che mi ha più colpito è quella dedicata ai bambini, da quando sono diventato padre non riesco più a vedere scene di violenza sui minori. Le foto dedicate ai bambini sono immagini forti e diventano un modo diverso per ricordare questa tragedia. Complimenti a chi curato la mostra e alla Fondazione Alinari per il suo prezioso lavoro di ricostruzione storica”.

La mostra raccoglie le suggestive foto realizzate da Riccardo CameriniVincenzo BalocchiLuigi LeoniWalter Genewein e di altri autori, alcuni non identificati, per tracciare un percorso di recupero della storia e della memoria collettiva.  Qui la galleria fotografica.

La mostra sarà visitabile fino al 4 febbraio 2023 con il seguente orario: da lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00; sabato dalle 10.00 alle 13.00.

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