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Giorno della Memoria: Mazzeo, dobbiamo essere vaccino contro oblio

Il presidente del Consiglio regionale apre la seduta solenne al Museo della deportazione e resistenza di Prato: “Ogni anno sceglieremo un luogo simbolo della Toscana per ricordare e mai dimenticare. Sto pensando ad un nostro contributo diretto per far ripartire il Treno della Memoria. La Shoah non è stata un destino ma una scelta terribile”

– Un luogo diverso ogni anno, simbolico della Toscana, per “essere vaccino contro l’oblio, per non dimenticare, per essere amplificatori di memoria e per continuare a dire che siamo stati, siamo oggi e resteremo domani dalla parte giusta della storia”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, apre la seduta solenne per il Giorno della Memoria al Museo della deportazione e della resistenza di Prato e lancia l’impegno a celebrare ogni anno la Giornata della Memoria fuori dal Palazzo. Il Museo di Prato è un luogo in cui “si tocca con mano la violenza che è stata perpetrata” ha spiegato. “Il 27 di gennaio non si esaurisce qui e non si esaurisce oggi. Deve e dovrà essere ricordo di quanto accaduto, testimonianza da tramandare perché, come ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, dobbiamo, tutti insieme, scongiurare il pericolo dell’oblio”. “Il nostro compito – ha continuato Mazzeo – da svolgere insieme, andando prima di tutto nelle scuole e coinvolgendo le nostre ragazze e i nostri ragazzi, è quello di stringere un patto per tramandare la memoria e per combattere l’indifferenza”.

Il presidente ha ricordato il suo viaggio sul Treno della Memoria nel 2019 insieme a tanti giovani: “All’inizio per loro sembrava quasi una gita ma al ritorno, dopo aver visto  e visto l’orrore accaduto, il significato profondo della memoria è stato chiaro e hanno compreso, tutti, la necessità di conservare e di diventare testimoni. Pensiamo spesso che quanto accaduto sia lontano e irripetibile. Quanto sta succedendo in Ucraina ci insegna, e obbliga tutti noi, a continuare a scegliere di stare dalla parte giusta della storia. Non smetterò né mi stancherò mai di ripeterlo”.

Dal Museo della deportazione e della resistenza di Prato Mazzeo ha rivolto un “ringraziamento profondo alle tante donne e uomini che ogni giorno lavorano per ricordarci di non dimenticare. E noi, come Consiglio regionale, faremo altrettanto per valorizzare sempre di più il loro impegno e per non cadere nell’oblio come ci ha ben ricordato Liliana Segre. Le sue parole – ha continuato – mi hanno profondamente colpito. La sua esortazione affinchè la Shoah, tra qualche anno, non sia solo una riga tra i libri di storia e poi più nulla deve essere un monito. Non lo possiamo permettere.

Noi non possiamo permetterci che la sua voce e quella dei testimoni che hanno vissuto sulla loro pelle l’orrore dell’Olocausto si spenga”.

Per il presidente “luoghi come il Museo della deportazione e della resistenza di Prato così come le attività delle associazioni di ex deportati ed ex partigiani, le pietre d’inciampo che alcuni Comuni stanno mettendo sulle nostre strade, le attività della Regione con le scuole e tra le ragazze e i ragazzi” sono un “patrimonio straordinario, elemento essenziale della nostra funzione di amministratori e dei valori su cui, da sempre, si fonda la nostra storia”. “Giornate come quella di oggi – ha continuato – non sono e non devono essere delle semplici cerimonie da ripetere. Rappresentano un passaggio nell’impegno civico che deve caratterizzare ogni giorno Istituzioni e singoli cittadini”.

“La Shoah – ha continuato il presidente del Consiglio regionale – non è stata un destino. È stata una scelta, terribile. Oggi e qui vorrei ricordare anche i tanti ‘giusti’ che in quegli anni, anche in Toscana, scelsero di stare dall’altra parte, quella più difficile, quella più scomoda, ma quella più giusta. Quelli che scelsero di aiutare e non di condannare. Quelli che non si voltarono dall’altra parte. Quelli che misero a rischio, e a volte persero, la loro stessa vita per aiutare e difendere quella degli altri. È il monito che dobbiamo continuare a diffondere per prevenire e combattere, oggi e nel futuro, ogni germe di razzismo, antisemitismo, discriminazione e intolleranza. A partire dai banchi di scuola”.

Anche per questo Mazzeo ha confermato, una volta di più, il valore dei Viaggi della Memoria. “A noi Istituzioni è affidato un compito importante: non solo ricordare ma formare alla memoria. È  come un seme che va coltivato perché possa germogliare. Spero davvero che dal prossimo anno, magari anche con un contributo diretto del Consiglio regionale, possa ripartire il viaggio con il Treno della Memoria perché non c’è esperienza più forte di vivere in prima persona ciò che è stato quell’orrore”. E prendendo sempre a prestito le parole di Liliana Segre in Senato ha ricordato: “Non si tratta di una gita. Andare in quei luoghi deve essere paragonato a un pellegrinaggio, di fede o laico che sia. Un momento in cui si ricordano milioni di morti, in cui si riflette in silenzio e in cui ognuno di noi a prescindere dall’età, deve tornare con la consapevolezza che fatti del genere non possono mai più accadere”.

Giorno della Memoria: la seduta solenne al Museo della deportazione e resistenza di Prato

Gli interventi del sindaco Matteo Biffoni, di Aurora Castellani presidente della Fondazione Museo e Centro di documentazione, di Paolo Pezzino presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, dell’assessore regionale alla Memoria Alessandra Nardini

Firenze – “Mi hanno colpito, nei giorni scorsi, le parole di Liliana Segre che, presentando a Milano le Giornate della Memoria, ha detto ‘sono pessimista, penso che gli italiani siano un po’ stufi di ascoltare la storia degli ebrei e penso che tra qualche anno la shoah sarà raccontata in poche righe dei libri di storia”. Così il sindaco di Prato Matteo Biffoni nel suo intervento al Museo della deportazione e della resistenza, luogo simbolo scelto dal Consiglio regionale per celebrare, in seduta solenne, il Giorno della Memoria. “Io – ha spiegato Biffoni – spero di mandarle un messaggio di conforto. Il Museo della deportazione è un luogo in cui quotidianamente la Memoria viene rafforzata, ne vengono espressi ulteriori aspetti, vengono ricercate verità, vengono raccontate storie, in una città che prima di tutte le altre ha compiuto il gesto di memoria più difficile, ma anche più potente, quello del gemellaggio che ci lega, da quasi 35 anni, al luogo in cui i paratesi furono deportati nel campo di concentramento di Ebensee in Austria”.

Il sindaco di Prato ha tenuto a ringraziare Consiglio e Giunta regionale per avere scelto in questa Giornata simbolo Figline e il Museo della Deportazione. “Un’occasione per far sì che le preoccupazioni della senatrice Segre scompaiano. Non ridurremo la Shoah a poche righe nei libri di storia, ma rimarrà un pezzo importante e fondamentale del racconto e del rifiuto di quello che è stato l’Eccidio, con la violenza dell’uomo sull’uomo, più incredibile che sia successo nella storia dell’umanità”.

“La seduta solenne del Consiglio regionale della Toscana, in occasione della Giornata della Memoria, ci è sembrata il modo migliore per celebrare i venti anni del Museo che è stato fondato grazie alla sezione Aned (Associazione nazionale ex deportati) di Prato con i sopravvissuti agli arresti del 1944 che hanno fortemente voluto un luogo fisico dove ricordare la deportazione dei cittadini pratesi che, arrestati in 150, tornarono solo in 18”. Così Aurora Castellani, presidente della Fondazione Museo e Centro di documentazione della deportazione e resistenza di Prato.

“E’ questo il modo giusto per rendere omaggio alla loro volontà e per riflettere sul ruolo che la Memoria ha oggi – ha continuato – perché come ha sostenuto Liliana Segre ‘rischiamo che tra un anno ci sia solo una riga sui libri di storia, ma noi non lo permetteremo’”. Da qui la conclusione della Castellani: “La memoria deve diventare oggi un diritto fondamentale nell’istruzione dei nostri ragazzi per formare cittadini consapevoli”.

Per Paolo Pezzino, presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea: “La memoria va sempre accompagnata dallo studio della storia; i nostri testimoni per motivi anagrafici ci stanno lasciando, ma è bene incrementare lo studio di quanto è successo, poiché è indubbio che la Shoah e l’Olocausto di altre categorie, ad opera della Germania nazista e dei suoi alleati, ha rappresentato uno spartiacque del Ventesimo secolo, dimostrando cosa può arrivare a fare uno stato civile, quale era la Germania, quando cade in mano a dittature di tipo totalitario”. “Quindi è bene insegnare quello che è successo – ha proseguito – perché purtroppo il ‘mai più’ oggi non si è avverato: nel mondo vi sono ancora genocidi e pulizie etniche”.

“Purtroppo assistiamo ancora oggi in Europa, ma anche in Italia e nei nostri territori, a pericolosi rigurgiti nazifascisti. Episodi che non dobbiamo assolutamente sottovalutare, penso allo sfregio a una delle pietre di inciampo nel territorio della città di Firenze. Penso che di fronte a certi episodi noi non possiamo banalizzare, non possiamo sottovalutare”. Così l’assessore regionale alla Memoria Alessandra Nardini. “Dobbiamo – ha continuato – coltivare la Memoria, dobbiamo salvaguardarla e promuoverla, soprattutto tra le giovani generazioni che purtroppo avranno sempre più raramente la possibilità di ascoltare dalla voce delle donne e degli uomini testimoni, che hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori del nazifascismo. Il periodo più buio e vergognoso della nostra storia. Per dirla con il linguaggio della pandemia, quello che abbiamo imparato a utilizzare in questi anni, la Memoria è il vaccino più potente che abbiamo”.

“Io – ha aggiunto Alessandra Nardini – credo che la Shoah, i campi di sterminio, quell’orrore non possano e non debbano diventare prima una riga sui libri di storia e poi neanche più quella, come teme la senatrice Liliana Segre. Il Consiglio solenne di oggi, l’iniziativa con tantissime studentesse e studenti di questa mattina, e più in generale l’impegno quotidiano che dobbiamo portare avanti come Istituzioni, in un Paese libero democratico e antifascista su questi temi è assolutamente fondamentale. Oggi è necessario continuare a parlare di Memoria ed è necessario farlo con le nostre ragazze e i nostri ragazzi e, in questo, la scuola svolge in questo un ruolo straordinario”. “Voglio ringraziare realtà come la Fondazione Museo della deportazione e della resistenza di Prato non solo per questa giornata, ma per l’impegno che mette quotidianamente su questi temi e insieme a loro tutta la rete degli istituti storici toscani e anche le tante associazioni che danno davvero un contributo preziosissimo” ha concluso.

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