«Tu puoi lasciare il sacchetto della spazzatura ovunque ti pare, ma il sacchetto della spazzatura non lascia te».
Proprio questa sorta di apologo è stato il motore che ha spinto Giovannino Spazzino a candidarsi a sindaco della città dove risiedeva. E il tema dei rifiuti l’aveva esplicitamente voluto far evidenziare nel programma elettorale per la sua candidatura scrivendo, nero su bianco, che se fosse stato eletto Primo Cittadino avrebbe fatto costruire edifici fatti con la spazzatura.
Questo progetto avrebbe dovuto fare certamente il paio con la trasformazione “green” del grande palazzone grigio di sette piani con i giardini pensili condominiali e il bosco verticale connessi. Un sogno mai decollato.
Grande idealista era proprio il signor Spazzino che, fin da bambino, giocava nella sua vecchia casa popolare di via Gazzera a differenziare i rifiuti e a riciclarli in appositi contenitori: quello della carta, della plastica, del vetro…un precursore dell’attuale differenziazione. E di quei rifiuti ne faceva modellini di case, di hotel, perfino di ospedali fatti con il cartoccio del latte ben lavorato, ma anche di automobiline costruite con le lattine della coca-cola, fili elettrici di scarto, vetri delle bottiglie e bulloni. Aveva ricostruito in un plastico tutto il suo “Villaggio Sant’Agostino” a cui era molto affezionato. Con case e palazzi nuovi rispetto a quelli vecchi che lui conosceva, ma fatti di un materiale nuovo, derivato dal riciclo dei rifiuti. Usati come risorsa.
Davide Pelanda
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