Due grandi scrittori italiani, Giuseppe Berto (1914-1978) e Antonio Delfini (1908-1963) con due diversi percorsi nelle patrie lettere: libri che non vendevano ma apprezzati dalla critica per Antonio Delfini; inviso alla critica ma grande successo di pubblico (“Il male oscuro”, indagine senza sconti sulla depressione, superò solo in Italia le 300.000 copie) per Giuseppe Berto.
Alessandro Gnocchi ce li racconta insieme in quanto condividono un particolare genere di oblio, quello in cui incorrono gli intellettuali con il “viziaccio” di pensare con la propria testa.
Di Berto, in particolare, viene preso in esame il pamphlet dichiaratamente e swiftianamente conservatore “Modesta proposta per prevenire” (1971), in cui l’autore si pone come moralista secondo una sua personalissima definizione, “Persona onesta che si ribella pubblicamente quando la disonestà altrui acquista forza di corruzione pericolosa per la società,” e definendo l’opera “un libretto semiclandestino, di provocazione, destinato soprattutto alle signore le quali non sanno mai cosa pensare della cosa pubblica, e le quali, dopo averlo letto, comprenderanno che è assolutamente ragionevole non sapere cosa pensarne”.
«Un trattatello politico-umoristico (per fortuna più umoristico che politico) che rappresenta una delle pubblicazioni più reazionarie, superficiali e qualunquiste, apparse negli ultimi tempi», scrisse Daniele Del Giudice su Paese Sera.
Per Delfini viene preso in esame “Manifesto per un partito comunista e conservatore in Italia” esempio inarrivabile della sua narrazione, capace di giravolte improvvise, specchio deformato della sua vita, rampollo di una famiglia di possidenti di cui patirà il repentino declino, vissuta girovagando tra la versilia, Milano, Modena e Roma, in fuga perenne da se stesso, dalla provincia e dal provincialismo che osteggiava negandone l’esistenza, definendo provincia e provincialismo la malattia di chi dice di aver male alle gambe quando invece le gambe non le ha proprio, “io non sono certamente un uomo che possa far carriera. Letico coi conservatori (moderati furbi intriganti democratici socialisti non conservatori) per difendere le mie idee di comunista. Letico coi comunisti per difendere le mie idee (in questo caso sarebbe meglio dire: le mie emozioni, i miei ricordi, i miei affetti) di conservatore.”
Giuseppe Berto Antonio Delfini scrittori controcorrente di Alessandro Gnocchi, Giubilei Regnani Editore, 2017.
Lorenzo Mercatanti