Nel buio della notte la scia del bolide brillò all’improvviso, sparendo poco prima dell’orizzonte. Tutto si zittì per qualche secondo, perché nell’aria si diffuse la strana sensazione che qualcosa fosse sbagliato, come se la musicalità della vita stessa avesse inciampato in una nota stonata. Ma fu la sensazione di pochi secondi, poi tutto tornò alla sua apparente normalità. Soltanto un cane, lontano, si ostinò ad abbaiare per tutta la notte.
Il bolide sparì nel mare con un guizzo perfetto. Al contatto con l’acqua l’involucro roccioso si crepò, lasciando filtrare uno strano riverbero verde che si affievolì nella lenta caduta dell’oggetto verso la profondità del mare.
Lentamente, dondolando, si lasciò attrarre verso l’abisso, finché non venne abbracciato dalle chiome fluenti della posidonia che lo cullarono depositandolo sul fondo del mare. Lì si schiuse, lasciando rotolare fuori gigantesche uova azzurre che si adagiarono sulla sabbia del fondale.
Scialoni Patrizia
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