I pupazzetti di Sofia

Anna aveva l’abitudine di dipingere nel tardo pomeriggio dopo aver sbrigato le faccende di casa e preparato la cena. Si recava nella soffitta del casolare di campagna dove abitava, che aveva attrezzato a piccolo laboratorio, e lì si dilettava nell’hobby cui riservava i pochi attimi che le restavano liberi dopo un’intensa giornata dedicata alla famiglia e alla casa.

L’ambiente era piccolo ma ben illuminato da grandi finestre che percorrevano il lato più lungo del solaio; il panorama che se ne poteva godere restituiva agli occhi un senso di pace e benessere. Aveva posto il cavalletto in modo tale che la luce del crepuscolo che filtrava dai vetri, illuminasse bene la tela su cui era impegnata. Lì accanto, aveva sistemato una vecchia credenza su cui raccoglieva i colori, le tempere, i pennelli e quant’altro le servisse per la pittura. In quel piccolo sottotetto, liberava la sua creatività.

Amava dipingere nature morte e paesaggi bucolici. Tali espressioni artistiche erano talmente vicine alla realtà che qualche amico le aveva persino scambiate per delle stampe fotografiche. I colori che riusciva a creare si avvicinavano talmente tanto a quelli reali che quasi pareva di poter cogliere un frutto, un filo d’erba, una fronda d’albero oppure l’acqua fresca di un ruscello.

Antonio Noto

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