Walt Whitman, poeta e giornalista statunitense, nacque a West Hills il 31 maggio 1819 da Walter e Louisa Van Velsor Whitman. Considerato il padre della poesia americana, fu il precursore dei sentimenti di democrazia e libertà che caratterizzarono il sogno americano. Già dalla tenera età divenne praticante nella redazione Patriot, quotidiano curato da Samuel Claments. In seguito lavorò per il giornale Long-Island Star. In quegli anni iniziò a seguire corsi di teatro e gruppi di discussione. In forma anonima pubblicò i suoi primi componimenti. Nel maggio del 1841 divenne tipografo per il New World sotto Park Benjamin e Rufus Wilmot Grisword ed in seguito iniziò una collaborazione con L’Aurora ed il Brooklyn Eagle.
Nel 1855 autopubblicò la prima edizione di Foglie d’erba, volume contenete dodici composizioni. Vennero stampate 795 copie. Sul frontespizio era presente un ritratto di Whitman creato da Samuel Hollyer ma non riportava il nome dell’autore che era presente solo nel testo. In apertura era presente un poema chiamato Song of Myself ed una prefazione in cui Whitman affermava il suo americanismo. La critica si divise in due e molti critici affermarono il loro dissenso per l’eros che veniva professato nei componimenti. Nonostante le critiche Foglie d’erba venne ripubblicato l’anno successivo con l’aggiunta di 20 poesie e, a seguito di un’ulteriore revisione, nel 1860.
Durante la guerra di secessione americana venne assunto come impiegato a Washington ed, inoltre, iniziò ad assistere i feriti di guerra. In questi anni scriverà The Great Army of the Sick, componimento divulgato nel 1863 e Memoranda during the War del 1875. Nel 1865 pubblicò una delle sue opere più famose: l’ode O capitano! Mio capitano!, scritta dopo la morte del Presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln.
Nel gennaio del 1873 fu colpito da una paralisi e si trasferì a casa del fratello a Camden, nel New Jersey. In questo periodo pubblicò Democratic Vistas e Passage to India, oltre che la quinta edizione di Foglie d’erba. Il 26 marzo 1892 morì a Camden a seguito di una polmonite e venne sepolto al cimitero di Harleigh.
O Captain! My Captain!
O Captain! my Captain! our fearful trip is done;
The ship has weather’d every rack, the prize we sought is won;
The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring;
But O heart! heart! heart!
O the bleeding drops of red,
Where on the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.
O Captain! my Captain! rise up and hear the bells;
Rise up — for you the flag is flung — for you the bugle trills;
For you bouquets and ribbon’d wreaths — for you the shores a-crowding;
For you they call, the swaying mass, their eager faces turning;
Here Captain! dear father!
This arm beneath your head!
It is some dream that on the deck
You’ve fallen cold and dead.
My Captain does not answer, his lips are pale and still;
My father does not feel my arm, he has no pulse nor will;
The ship is anchor’d safe and sound, its voyage closed and done;
From fearful trip the victor ship comes in with object won;
Exult, O shores, and ring, O bells!
But I with mournful tread
Walk the deck my Captain lies,
Fallen cold and dead.
(W. Whitman)
O capitano! Mio capitano!
O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è terminato;
la nave ha superato ogni ostacolo, l’ambìto premio è conquistato;
vicino è il porto, odo le campane, tutto il popolo esulta,
mentre gli occhi seguono l’invitto scafo, la nave arcigna e intrepida;
ma o cuore! cuore! cuore!
o gocce rosse di sangue,
là sul ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.
O Capitano! mio Capitano! risorgi, odi le campane;
risorgi — per te è issata la bandiera — per te squillano le trombe,
per te fiori e ghirlande ornate di nastri — per te le coste affollate,
te invoca la massa ondeggiante, a te volgono i volti ansiosi;
ecco Capitano! amato padre!
questo braccio sotto il tuo capo!
è solo un sogno che sul ponte
sei caduto, gelido, morto.
Non risponde il mio Capitano, le sue labbra sono pallide e immobili;
non sente il padre mio il mio braccio, non ha più energia né volontà;
la nave è all’ancora sana e salva, il suo viaggio concluso, finito;
la nave vittoriosa è tornata dal viaggio tremendo, la meta è raggiunta;
esultate, coste, e suonate, campane!
mentre io con funebre passo
percorro il ponte dove giace il mio Capitano,
caduto, gelido, morto.
(W. Whitman)
Martina Marotta
Bibliografia e fonti varie:
- Ida Bozzi, Walt Whitman e le «Foglie d’erba» L’altra Bibbia dell’America, su Corriere della Sera, 17 settembre 2017
- Davide Massimo, Walt Whitman e le sue poesie troppo immorali, su CulturaMente, 15 maggio 2017
- Whitman e Masters: i giganti della poesia americana, su Il Bello del Sapere, 31 gennaio 2017.
- Irvin Haas, Historic Homes of American Authors, Washington, D.C., The Preservation Press, 1991,