Gilbert Keith Chesterton

Un giullare sempre di corsa

Dal prete più famoso della letteratura gialla, all’incontro con San Francesco intento a vendere stoffe al marcato. È la traccia, rimasta in letteratura, che riflette il cammino di fede di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), scrittore prolifico, teologo laico autore di saggi e romanzi, conosciuto al grande pubblico per la serie di gialli con protagonista Padre Brown.
Convertitosi al cattolicesimo nel 1922, lo scrittore pubblicò l’anno successivo un breve libro su San Francesco.

In queste pagine, il primo incontro col santo di Assisi avviene tra i banchi del mercato. Francesco è intento a vendere le stoffe del padre, il ricco e affermato Pietro Bernardone. La sua attenzione è contesa tra la trattativa con un mercante e le insistenze di un accattone che finisce per scappare tra la folla del mercato. Francesco lo rincorre per coprirlo di monete, giurando a se stesso di non lasciare mai più un bisognoso senza aiuto. È il primo fermo proposito di “una vita costellata di voti sconsiderati che si sono poi rivelati giusti”.
Il Francesco di Chesterton è del resto un santo spesso e volentieri in movimento. Uno che corre e agisce d’impeto, come quando Cristo gli ordina «va’ e ripara la mia chiesa» e lui non se lo fa ripetere due volte. Una precipitazione che va di pari passo con la generosità. Gilbert Keith Chesterton riesce a cogliere la grandezza e la complessità del santo dietro l’apparente incoerenza. Francesco che, nel cantico nel quale loda la natura, conclude ringraziando la morte; Francesco che amava il sole ma viveva nelle grotte. Incoerenze che secondo Chesterton sono quelle dell’amore.

San Francesco che voleva fare il cavaliere e il trovatore, sarà il trovatore che canterà l’amore assoluto, quello per Cristo, fondando un ordine che davvero ne imitava la vita e ricevendone le stimmate, continuando fino alla morte a guardare il mondo come un giullare. Così amava dire di sé e dei suoi compagni, il buffone acrobata che si accompagnava ai trovatori, figura secondaria ma anche più spensierata e libera, capace di mettersi a testa in giù e guardare il mondo capovolto, “appeso alla misericordia di Dio”.
«È stato detto che c’è stato un solo cristiano che morì sulla croce; in questo senso è ancora più vero dire che c’è stato un solo francescano che si chiamava Francesco».

Gilbert Keith Chesterton, San Francesco, (traduzione di Giovanna Caputo, postfazione di Giulio Meotti). Lindau 2016.

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