Ruzzola e ruzzola ancora il paiolo, il calderone non riempì il romaiolo, streghe lo aspettano al varco sul fiume, per trasvolar l’aere senza le piume. Riecheggia a notte tra nebbie e boscaglie, lo sparo sordo di bieche canaglie. Scorre il cadavere verso la foce, non salvò il pio un segno di croce. Perdute monache controcorrente, vogano mute, battono il dente…
Il tratto di corso dell’Arno che va da Porto di Mezzo a Sanminiatello, è avvolto da sempre, mista alla nebbia che spesso vi ristagna, da un’aura di mistero e paura.
La conformazione del territorio vi fa la sua parte: una valle che si fa sempre più stretta e profonda fino a incunearsi in una gola dove non dà mai il sole, le anse del fiume che tolgono la visuale davanti e dietro, le alte pareti di macigno scuro e liscio che ti sovrastano come fortezze di efferati giganti, e boschi bui che scendono a precipizio da entrambe le rive e si
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Sergio Giovannetti