Il vescovo nerbini in pellegrinaggio

Il pellegrinaggio non si fa e il vescovo di Prato attraversa l’Appennino a piedi

Trenta chilometri a piedi sui sentieri di montagna per chiedere l’intercessione di Maria per la città e per la diocesi. Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, ha compiuto un pellegrinaggio di due giorni da piazza Duomo fino al santuario di Boccadirio sull’Appennino bolognese. Un cammino conosciuto e amato dai pratesi che da secoli lo percorrono per la speciale devozione che li lega a quel luogo, dove, si racconta, il 16 luglio 1460 la Madonna apparve a due piccoli pastori, Donato Nutini e Cornelia Vangelisti. La bambina poi divenne monaca col nome di suor Brigida e visse nel monastero di Santa Caterina a Prato.

«Ho compiuto questo viaggio alla vigilia del ritorno alla celebrazione delle messe con il popolo per offrire alla Madonna la città e la chiesa di Prato, che si stanno rialzando dopo aver vissuto un periodo veramente difficile a causa dell’emergenza sanitaria», spiega monsignor Nerbini.
Il vescovo ammette che non è stato facile camminare così lungo ma lo ha fatto per ricordare nella preghiera i pratesi e in particolare i suoi sacerdoti, che domani torneranno a celebrare in parrocchia alla presenza dei fedeli. «Ci siamo attrezzati, la grande attesa è finita e noi siamo pronti ad accogliere nuovamente le persone nelle chiese nel rispetto delle norme di sicurezza richieste», aggiunge il vescovo.

Monsignor Nerbini è un camminatore, ama le Dolomiti ed è solito ogni mattina alle prime luci dell’alba percorrere la pista ciclabile lungo il Bisenzio passeggiando e pregando. Proprio come ha fatto questo fine settimana, ma per svolgere un percorso ben più impegnativo. Con lui, che non ha mai fatto il percorso da Prato a Boccadirio, c’era Piero Doni, 74 anni, esperto della zona e veterano del tradizionale pellegrinaggio dell’Azione Cattolica diocesana che si tiene ogni anno dalla cappella del Sacro Cingolo al santuario bolognese dedicato alla Beata Vergine delle Grazie. A causa del Covid l’edizione 2020, programmata proprio questo fine settimana, non si è tenuta e così ci ha pensato il vescovo a mettersi in cammino per conto e in nome della chiesa pratese.

Il percorso è stato compiuto in due giorni per un totale di oltre 30 chilometri, quasi tutti in salita. Partenza di buon ora sabato 16 maggio e poi, bastone in pugno e zaino sulle spalle, a piedi passando dalla pista ciclabile lungo il Bisenzio, Filettole e da lì sul crinale dei monti della Calvana fino a Montecuccoli, punto di arrivo della prima tappa. Per la notte Nerbini è tornato a casa, in Palazzo vescovile, e poi domenica mattina ha attaccato il sentiero dal passo della Crocetta a Montepiano. È arrivato sul Tavianella e poi è sceso al santuario. Davanti a lui il battistrada Piero Doni. Durante il cammino i passi sono stati scanditi dalla recita del rosario.

La prima e ultima volta di Nerbini a Boccadirio è stata quaranta anni fa, nel 1980, quando da animatore dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira partecipò al pellegrinaggio della Diocesi di Firenze guidato dal cardinale Giovanni Benelli. «È stata una emozione rivedere da vescovo questo luogo così bello e tanto caro ai pratesi», ha sottolineato il presule. Ad accogliere il vescovo all’arrivo due carabinieri della stazione di Castiglione dei Pepoli, avvertiti dal prefetto di Prato, a conoscenza della iniziativa, e il rettore del santuario padre Franco Inversini. Alle 11 di questa mattina monsignor Nerbini ha presieduto la messa nella chiesa di Boccadirio e pregato insieme alla comunità dei padri Dehoniani la venerata immagine della Madonna opera di Andrea Della Robbia.

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