La firma di Luca Maria Piffero si aggiunge in collezione Mo.C.A. grazie al sostegno dell’artista che dona alla nostra Galleria Civica un acrilico adorno di ricami multimaterici. Il nobile gesto si inquadra ancora una volta nell’ambito del progetto Florilegio Italiano che si conferma officina culturale promotrice di sodalizi e buone pratiche di condivisione e diffusione del contemporaneo.
Piffero, di formazione accademica, con esperienze di docenza per istituti di pregio, tra cui titolare di cattedra all’Accademia Albertina di Torino, ha sviluppato un linguaggio artistico del tutto peculiare inquadrabile nell’ambito del concettuale.
L’artista ha esordito agli inizi degli anni Settanta prendendo parte a collettive ed organizzando personali per spazi espositivi nazionali di rilievo, da Trisorio di Napoli a Studio Oggetto di Caserta, da Galleria 2000 di Bologna a Artra Studio di Milano e Diacono-Failoni di Roma. Le sue prime serigrafie, raffiguranti ampi cieli limpidi, profondi mari trasparenti, colline rigogliose e prati in fiore sono prodromi della successiva, futura e pressoché continua produzione artistica volta alla rappresentazione di uno spazio infinito in cui la delicata bellezza del paesaggio, soggetta allo scorrere degli attimi, riconduce artista e spettatore ad un tempo fuori dal tempo, originario, innaturale. Questa scelta, interpretata come voluto ritorno alla natura nella sua stessa dimensione più selvatica, è motore di ricerca artistica e concettuale; difatti, la contemplazione della sfera fisica della natura, posta in relazione allo scorrere del tempo, stimola accezioni e riflessioni puramente intellettuali tali da incoraggiare una sorta di esame introspettivo, indagine e scandaglio della propria coscienza, vale a dire processi di conoscenza e padronanza dell’IO del singolo e del Tutto circostante.
La sperimentazione materica e segnica si rende quindi necessaria, essa stessa, a ricercare il significato più vero e più profondo dell’Io dell’oggetto e del tutto; una vasta gamma di supporti e di tecniche, dalla fotografia al disegno all’installazione, sono quindi funzionali all’artista che indaga con rigoroso distacco, avulso da soggettività, la natura dell’ambiente. Pur distaccata dalla sfera emozionale, l’arte di Piffero si fonda quindi su un binomio di filosofia e asettica ricerca, su concetto e letteratura, su di un linguaggio contemporaneamente formale ed emozionale. Il rigore di questo schema concettuale è la forza stessa delle opere dell’artista che, avulse da ogni fine estetico, si nutrono di puro pensiero.
Pensare equivale a narrare; narrare equivale a conoscere; conoscere equivale a consapevolezza.
Come in una matrioska, Piffero invita lo spettatore alla costruzione del Sé e del tutto e lo conduce a prenderne conoscenza.
In foto: IO=IO, 2009, foglia d’oro su tela, barre di alluminio e acrilico, 150×150 cm (5 pezzi)
Sartoni Alessandro