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Il ragazzo che voleva diventare medico

Il buio era assoluto. La luna e le stelle non rischiaravano il mare quella notte, avvolta da un una oscurità che toglieva il fiato.A bordo di un barcone, ammassati in un groviglio di gambe e braccia che, silenziosamente lottavano per un centimetro di spazio in cui poter estendere qualche arto atrofizzato, un centinaio di esseri umani affrontavano il mare. La Libia era alle spalle e davanti l’Europa. In coperta, insieme a suo padre, sedeva un giovane ragazzoAvevano pagato caro quel posto, per non finire sotto accanto ai motori, da dove difficilmente se ne usciva vivi. Quello era il posto che toccava alle donne e a chi aveva pochi soldi. Accanto a lui(stranamente) era rannicchiata una donna nascosta in un pesante niquab, stretta nel piccolo spazio che le era stato assegnato. Il ragazzo, aggrappato forte al padre, sentiva lo stomaco contorcersi per la paura. Non aveva mai visto il mare prima di quella notte.

«Stai tranquillo » lo rassicurava il padre «vedrai che verranno a prenderci presto»

Così gli era stato detto quando aveva consegnato i soldi allo scafista che li aveva fatti salire a bordo

«Appena vicino a Malta verranno a prendervi e sarete in Europa» L’uomo aveva rincuorato il figlio, ma sapeva che non sempre era così. In tanti erano seppelliti in fondo a quel mare. Si era informato, prima di affrontare quel difficile viaggio. Alla Missione arrivavano notizie di chi non c’è l’aveva fatta, ma anche di tanti che quel mare lo avevano attraversato. Il padre si convinse che almeno quel figlio, aveva diritto di sperare in una vita migliore. Era un ragazzo in gamba. Studiava alla scuola della Missione e aiutava il padre nei campi e con le pecore. All’ospedale del villaggio lo conoscevano tutti. Quando poteva si rendeva utile tra gli ammalati. 

Delia Giordano

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