Poggio alla Malva

Il sabotaggio di Poggio alla Malva: le polemiche del giorno dopo

Certamente quella di Poggio alla Malva fu una delle più importanti azioni di sabotaggio della Resistenza toscana, anche se non è vero che quell’esplosivo era destinato a far saltare le fabbriche del territorio pratese, come si sostenne per molto tempo.
Si è detto, si dice ancora oggi, che il sabotaggio si sia concluso con una tragedia perché la miccia usata era troppo corta: è improbabile; Bogardo sapeva bene che la miccia bruciava alla velocità di un centimetro a secondo, sessanta centimetri a minuto, aveva fatto esperimenti in materia, il che significa che la miccia a sua disposizione (sette metri) avrebbe avuto una durata superiore ai dieci minuti. Anche della bomba a tempo presa nella cantina del Fiaschi conosceva molto bene il funzionamento e la durata, che era tale da permettere a chi l’avesse innescata di allontanarsi con assoluta sicurezza prima dello scoppio.
Alcune ricostruzioni fantasiose hanno attribuito a Bogardo una ricerca spasmodica del “martirio” e hanno voluto vedere nello scoppio anticipato una sorta di sacrificio estremo. Sono letture improbabili: chi vuole uccidersi non trascina con sé il fratello non ancora ventenne e un compagno di lotta; chi vuole suicidarsi non progetta di asportare una cassa di esplosivo per un altro attentato da eseguirsi nei giorni successivi; chi vuole suicidarsi non sta ore ad aspettare un dirigente del CLN per confrontarsi un’ultima volta con lui, come fece Bogardo a Colle, il pomeriggio del 10 giugno, aspettando invano Loris Cantini.
Il sabotaggio di Poggio alla Malva fu un’azione lucida e di grande rilevanza strategica: se l’esplosivo distrutto non sarebbe stato utilizzato per far saltare le fabbriche di Prato (operazione che i tedeschi iniziarono un mesetto dopo), certamente avrebbe causato lutti e danni in altre città. Infine, non bisogna dimenticare che il sabotaggio causò la fine della produzione di esplosivo, arrecando certamente un danno incalcolabile alla potenzialità distruttiva dei nazifascisti.
Il sacrificio di Bogardo e dei suoi ragazzi, fu riconosciuto dalla Repubblica italiana: tra il 1971 e il 1972 fu assegnata la medaglia d’argento a lui e a suo fratello Alighiero, ad Ariodante Naldi e a Bruno Spinelli. La motivazione della decorazione per Bogardo recita:

Comandante di SAP, al fine di eliminare il materiale approntato dal nemico per la distruzione degli impianti industriali e delle opere pubbliche, con tre coraggiosi volontari sabotava numerosi carri ferroviari in sosta, carichi di esplosivo. Con i valorosi compagni, per imprevisto anticipato brillamento, cadeva nella imponente esplosione che ne seguiva, concorrendo, a prezzo della vita, a preservare in gran parte dalle predisposte distruzioni il patrimonio industriale della sua terra.

Giuseppe Gregori

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