Nicola Zingaretti

Il segretario della speranza

di Giuseppe Deiana

Un paese spaventato. Un paese confuso da forti contraddizioni. Una classe politica giovane, a volte coraggiosa, che portando formule innovative ma non convincenti troppo spesso è percepita come inadeguata ad affrontare i problemi del paese.

Un paese che sta sperimentando ma non risolvendo. Un paese che è allo sbando economico ma in cui il mondo dell’impresa è stato costretto a “concentrarsi” su un complicato sistema formale di fatturazione elettronica, che distoglie energie dalla competizione sul mercato o spesso dal salvataggio stesso delle aziende e dei lavoratori. Tutto questo inquadrato in un vecchio sistema fiscale e giuridico inadeguato a fornire soluzioni, conciliazioni o mediazioni che sappiano discernere la volontà di frode dalla difficoltà oggettiva di chi lavora.

Un paese che è allo sbando morale, in cui l’etica e la legalità sembrano lontane dalla vita quotidiana, pubblica e privata. Con una classe politica da ricreare, quanto la fiducia in essa. Un paese alla ricerca dei valori perduti su cui rifondare le proprie radici e riprendere il cammino. Ed è su questo scenario che si affaccia alla ribalta del dibattito politico il nuovo segretario del partito democratico, Nicola Zingaretti.

Eletto con un grande plebiscito dal popolo di sinistra. Si presenta in punta di piedi. Uno stile pacato e sobrio. Un politico di professione. Una laurea di vita spesa per la passione politica. Con la voglia di fare qualcosa di nuovo. Aperto al confronto e al dialogo con tutti. Le premesse non sono male.

Riuscirà a portare qualcosa di diverso? Riuscirà a coniugare soluzioni reali sul tema dell’immigrazione clandestina con la solidarietà e i diritti umani? Riuscirà ad infondere un nuovo senso di speranza e fiducia nei suoi elettori? Riuscirà a coltivare una politica basata sul buon senso? Una politica fondata sui valori e incentrata sulla risoluzione dei problemi? Riuscirà a proporre soluzioni concrete in tema di lavoro e che siano d’impulso per l’economia? Riuscirà a diventare il leader necessario, in punta di piedi, di cui la sinistra ha bisogno?

La politica ha la necessità di rimettere la persona al centro, trasformando, con il buon senso, ideali e passioni in scelte giuste ed efficaci. Una politica che riporti speranza nelle persone. Nelle imprese, nelle case, nelle scuole. Perché solo una politica etica e giusta riavvicinerà i cittadini alla politica stessa e riconsegnerà a loro una rinnovata fiducia nel paese, nel domani, e in un mondo migliore.

Un mio maestro di vita scriveva “l’incredibile diventa credibile se lo tocchi con la mano. Ma l’incredibile rimane incredibile se non ti consenti lo spazio interno di credere che tutto sia possibile”.

Io ci credo.

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