Incontrai Arbrorja nel settembre di due anni fa. Era seduta sulla solita panchina, dove da piccole, giocavamo a fare le maestre. Nulla era cambiato sul suo viso, soltanto qualche ruga intervallava la fronte, che ricordo, era sempre distesa come un lago montano.
Mi disse che aveva trovato lavoro come cuoca, in un ristorante a Hyères sulla costa azzurra. Avevamo perso i contatti da anni, ma sapevo che entrambe nutrivamo un rispetto e affetto reciproco genuino e fui felice di venire a conoscenza del suo obiettivo raggiunto.
“Non è stato semplice, Maria, ma alla fine ci sono riuscita”
“Brava. Sono contenta per te.”
“Dapprima mi sono dovuta accontentare di lavare i piatti. Mamma mia. Centinaia al giorno, bicchieri, posate. Non si finiva mai. E poi lo spazio era così stretto e la paga misera. Poi l’aiutante dello chef è andato via e per necessità mi hanno chiesto di dargli una mano. Io mi sono impegnata al massimo, credimi. E poi mi ha preso in simpatia, era un brav’uomo, uno di quelli vecchio stampo che non sono gelosi del proprio mestiere. Ho imparato tutto quello che mi ha insegnato. Non è stato difficile. Era un cosa che mi veniva spontanea”.
Anna Rita Lisco
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