Egr. Sig. Benigni,
sono un aretino di nascita e un pratese di adozione, un po’ come Lei. Vescovo di quest’angolo di Toscana dove tanti nostri conterranei hanno trovato, nei decenni passati, nuova vita e benessere. Mi permetta, dunque, di sottolineare con un po’ di orgoglio le comuni, “doppie” origini, accanto all’espressione della mia gratitudine per il Suo spettacolo televisivo sui “Dieci comandamenti”. Nessun Vescovo avrebbe osato tanto. Lei solo avrebbe potuto riuscirci. Un’impresa quasi impossibile: far diventare il Decalogo uno “spettacolo” con il format di per sé attualmente più anti-televisivo che c’è: solo la Sua persona e la Sua voce. C’è riuscito, eccome.
Affermare che le Tavole della legge sono il più grande regalo per l’umanità, che sono la via della libertà per l’uomo è trasgressione pura per le orecchie dell’uomo d’oggi.
Potrei citare tanti passaggi delle due serate televisive, ma soprattutto ho negli occhi la conclusione bellissima sul comandamento dei comandamenti, quello dell’amore insegnatoci da Cristo stesso: “Gesù – ha spiegato terminando lo spettacolo – ha fatto della sua vita un capolavoro d’amore, ha voluto portare l’amore alle estreme conseguenze”. È l’amore che celebreremo tra pochi giorni nel Natale.
Forse qualche sua parola o giudizio può trovarmi non in perfetta sintonia. La Chiesa cattolica non ha solo demeriti nell’interpretazione dei comandamenti, anzi. E’ innegabile però che tutte le sue parole ci hanno fatto riflettere, anche quelle più provocatorie, comprese quelle che a noi preti e Vescovi non hanno fatto fare una bella figura. Mi permetta semmai una nota a margine: forse qualche critica nei nostri confronti è un po’, come dire, datata. Ma comunque sono profondamente convinto che il clericalismo è e resta sempre una brutta cosa.
In ogni caso, mi ha colpito particolarmente un post, tra i tanti, lasciati su Facebook da una telespettatrice pratese: “Avessero – scrive la signora Oria – i nostri sacerdoti il 10% dell’entusiasmo di Roberto Benigni nel parlare di Dio… sicuramente le cose andrebbero meglio”. Ecco, sì, avessimo noi sempre un po’ di quel suo entusiasmo! Grazie dunque per averci fatto riassaporare – dal “pulpito” meno scontato – libertà e bellezza dei comandamenti di Dio.
La saluta con me don Alfio Bonetti, il Suo parroco di gioventù a Vergaio di Prato: nello spettacolo lo ha un po’ bonariamente “canzonato”; don Alfio, dall’alto dei suoi 96 anni, con la sua ironia toscana, le avrà sicuramente risposto per le rime! Ma – ne sono sicuro – con l’affetto di sempre, che lo lega a quel ragazzo speciale che dal piccolo paese ha fatto il giro del mondo.
Grazie di cuore. La aspetto a Prato.
Tanti auguri di Buon Natale.
Franco Agostinelli
Vescovo di Prato