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in commissione il futuro della manifattura rurale

L’audizione dell’assessore all’Economia Leonardo Marras che ha illustrato lo studio OCSE

di Emmanuel Milano

Firenze – La commissione per il sostegno e la valorizzazione della Aree interne della Toscana presieduta da Marco Niccolai (Pd) si è riunita lunedì 22 gennaio con all’ordine del giorno l’audizione dell’assessore all’Economia Leonardo Marras che ha illustrato lo studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sul futuro della manifattura rurale. Per l’Italia oggetto di studio sono state le province di Arezzo e Grosseto.

“L’Ocse – ha spiegato l’assessore Marras – ha chiesto una valutazione sulla capacità di resilienza dei territori rurali e su come il settore manifatturiero abbia la capacità di sviluppare una prospettiva per il tessuto produttivo. Le aree di Arezzo e Grosseto hanno caratteristiche molto diverse e la manifattura è importante, ma anche difficile da mantenere anche dove sono presenti strutture competitive. È necessario mantenere poi capitale umano e competenze adeguate e questo può avvenire grazie all’uso di tecnologie avanzate. Nel caso di Grosseto è necessaria un’apertura per un territorio dove il manifatturiero è scarsamente presente e qui il turismo ha una capacità di relazione non solo locale molto importante”.

Lo studio illustrato per gli uffici dal dottor Albino Caporale ha messo in evidenza un primo aspetto “rispetto alle altre regioni europee oggetto di analisi di Francia, Germania e Slovenia la presenza significativa ad Arezzo di un distretto industriale in un’area di difficile accessibilità”. Per quanto riguarda il tema della formazione “è stato notato come, territori di confine possano avere più opportunità andando oltre la dimensione regionale”. C’è poi l’elemento di una transizione industriale più spinta ad Arezzo e limitata a Grosseto al polo chimico, mentre sul tema dell’accessibilità immateriale è fondamentale lo sviluppo nelle aree locali della tecnologica per le reti 5G. Come è stata sottolineata l’importanza di esperienze come i custodi della montagna, con il sostegno alle imprese come premio per mantenere viva l’attività e delle cooperative di comunità. Si tratta di territori che possono partecipare in maniera efficace alla filiera industriale come è il caso dell’aerospazio. “Il problema – ha concluso il dott. Caporale – è trovare un maggiore raccordo su una massa critica di risorse che arrivano, ma sono eccessivamente segmentate. Tutte le regioni lavorano con i fondi strutturali, ma è necessario un diverso approccio metodologico. Un’occasione da non perdere potrebbe essere quella di un confronto diretto con le altre regioni che sono state oggetto di indagine”.

Durante il dibattito la consigliera regionale Luciana Bartolini (Lega) ha sottolineato come “la manifattura abbia dato risultati importanti in queste aree, come è accaduto per le Montagna pistoiese”, e per questo “occorre fare degli studi per capire cosa proporre e attivare. Esiste poi un problema infrastrutturale ed è il caso di Collodi, dove non è stata attivata una viabilità alternativa mentre si sistema il ponte dove far passare i camion che vanno nelle cartiere”.

Per il consigliere regionale del Partito democratico Mario Puppa: “Il tema è stimolante e interessante e tocca le azioni necessarie per il mantenimento della popolazione nei territori marginali. Vanno create opportunità di lavoro e va data la priorità all’aspetto fiscale per stimolare mantenimento o il trasferimento delle aziende. Un altro aspetto fondamentale è una formazione da fare in loco che risponda ai bisogni diretti delle imprese”.

Per il collega di partito Vincenzo Ceccarelli: “Le scelte vanno collegate di più alle reali esigenze delle aree interne. Per evitare la desertificazione servono servizi e lavoro. Se non ci sono le risorse per i patti di comunità, vanno ritrovate nella prima variazione di bilancio. Se si vuole ricreare tessuto nel territorio vanno trovate le risorse, oltre alla riflessione serve una coerenza nelle scelte per gli obiettivi da realizzare. Ma servono grandi scelte anche da parte del Governo e defiscalizzare le assunzioni sarebbe una grande misura. Costi infrastrutturali vanno compensati con vantaggi fiscali”.

Intervenendo nel dibattito il consigliere del Partito democratico Cristiano Benucci ha sottolineato come “il tessuto produttivo debba diventare la base per la programmazione urbanistica. Nei comuni delle aree interne il problema è sostituire la saracinesca che si abbassa. Se un’azienda chiude, è difficile trovare una nuova azienda che ne raccolga l’eredità. L’esperienza dei custodi della montagna è stata un incentivo per nuove aziende, ma abbiamo vincoli molto stretti su questo. In prospettiva futura sarà importante riutilizzare il patrimonio immobiliare e vanno immaginati incentivi per chi riutilizza gli spazi dismessi dalle attività imprenditoriali”

L’assessore Marras ha apprezzato l’idea di un confronto con le altre realtà oggetto di indagine e poi ha spiegato come “la società rurale non sia solo agricola e per questo sia necessario capire che tipo di politiche pubbliche possano essere orientate a favore di queste aree. Al di là delle politiche regionali occorre che sia lo Stato centrale a garantire un impulso per le politiche di riequilibrio. Servono strumenti negoziali di intervento pubblico a sostegno dell’economia locale, forme pattizie di intervento sono davvero interessanti, e i patti territoriali ne sono stati un esempio in passato anche in Italia”.

Il presidente della commissione Marco Niccolai si è detto favorevole a un confronto con le altre regioni di Francia, Germania e Slovenia interessate dallo studio e a conclusione del dibattito ha messo in evidenza come “durante la discussione sia stato sottolineato il valore di uno strumento di sostegno per le aree interne come quello dei custodi della montagna”. “Non esiste – ha aggiunto – un’antitesi tra manifattura e zone montane. Ed è fondamentale assicurare la continuità nel tempo di un presidio imprenditoriale in questi territori. Il manifatturiero fa parte della storia e dell’identità della Montagna toscana, dove è venuto meno le conseguenze in termini occupazionali e di spopolamento sono state molto forti. Ecco perché vogliamo mettere al centro questo aspetto. La fiscalità di vantaggio può essere lo strumento per un salto di qualità, ma è fondamentale capire come utilizzarla nel modo più efficace”. “I recenti atti del Consiglio regionale – ha concluso – dimostrano un aumento di consapevolezza su queste problematiche e un orientamento politico molto positivo per il futuro”.

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