Il 15 agosto 1947 grazie all’azione del Partito del Congresso Nazionale Indiano e del suo leader Gandhi viene proclamata l’indipendenza dell’India. Il paese viene diviso in due stati: l’Unione Indiana, a maggioranza indù, e il Pakistan, a maggioranza musulmana.
L’India, possedimento della corona britannica dal 1858, era uscita impoverita dalla prima guerra mondiale: a causa delle tasse e dei prestiti di guerra, cento milioni di sterline – ottenuti con l’aumento delle tasse e dei prezzi – avevano lasciato l’India per sostenere l’economia britannica. Un’ondata di disordini travolse il subcontinente nel 1918-1920. A Bombay, uno sciopero dei tessili si estese a 125.000 lavoratori. Rivolte per il cibo si verificano a Bombay, Madras, Calcutta e Bengala. La maggior parte del paese fu interessata da manifestazioni di massa, scioperi o sommosse. Ad Amritsar, le truppe britanniche aprirono il fuoco su una folla di manifestanti, uccidendo 379 persone e ferendone altre 1.200. Nei primi sei mesi del 1920 scoppiarono più di 200 scioperi. Un rapporto del governo rilevò “una fraternizzazione senza precedenti tra indù e musulmani” Il Partito del Congresso Nazionale Indiano, il movimento politico indipendentista principale, era diviso sull’atteggiamento da adottare. Mentre continuavano gli scontri tra polizia e manifestanti, Ghandi, tra i principali leader del Congresso e figura celebre in tutto il mondo, scelse di promuovere il rifiuto pacifico di collaborare con le autorità. Riuscì a coinvolgere grandi masse, poiché fece della sua lotta quasi una religione, cosicché gli Indiani videro in lui un profeta da seguire. Nel 1930 Gandhi effettuò la marcia del sale: percorse a piedi un lungo cammino, fino al mare, dove raccolse alcuni cristalli di sale. Questo semplice gesto era un reato: i Britannici avevano il monopolio del sale in India perciò nessun indiano poteva procurarsi del sale, se non comperando quello venduto dagli inglesi. Le manifestazioni del movimento nazionalista costrinsero gli inglesi a promettere all’India la concessione dell’indipendenza, a cui effettivamente si giunse il 15 agosto del 1947.
Così il 15 agosto 1947, il viceré Louis Mountbatten annunciò la partition del sub continente indiano, rendendo noti i confini dei nuovi due stati sovrani, la Sovranità del Pakistan (più tardi Repubblica islamica del Pakistan) e l’Unione dell’India (più tardi Repubblica dell’India) dopo appena due giorni che il Regno Unito aveva garantito l’indipendenza dell’India britannica. In particolare il termine si riferisce alla partizione del Bengala, provincia dell’India britannica tra lo Stato pakistano del Bengala orientale (ora Bangladesh) e lo Stato indiano del Bengala occidentale; così come alla partizione della regione del Punjab dell’India britannica tra la provincia del Punjab dello Stato del Pakistan occidentale e lo Stato indiano del Punjab. La secessione del Bangladesh dal Pakistan con la guerra di liberazione del Bangladesh nel 1971 non è coperta dal termine partizione dell’India; così come non lo sono le precedenti separazioni del Ceylon (ora Sri Lanka) e della Birmania (ora Myanmar) dall’amministrazione dell’India britannica.
La partition innescò un esodo migratorio interno di 7 milioni di musulmani e 5 milioni di hindù, e un’escalation di violenze che causarono un milione di morti.
L’India rimase dominio della Corona fino al 26 gennaio 1950, quando adottò la sua Costituzione e si proclamò Repubblica e il Pakistan si proclamò Repubblica nel 1956. Nel 1971 scoppiò la guerra civile pachistana che successivamente portò alla guerra indo-pakistana del 1971 che vide la frammentazione del Pakistan orientale nella nazione del Bangladesh.
Immagine d’apertura: bandiera dell’India indipendente
Bibliografia e fonti varie
- Pochhammer, Wilhelm von (1981), India’s road to nationhood: a political history of the subcontinent, Allied Publishers, ISBN 978-81-7764-715-0
- Bandyopadhyay, Sekhar (2004), From Plassey to Partition: A History of Modern India, Orient Longman, ISBN 978-81-250-2596-2
- The History of the Indian National Congress, B. Pattabhi Sitaramayya (1935)
- Robb, Peter (November 1981). “British Rule and Indian ‘Improvement'”. Economic History Review. 34 (4): 507–523. doi:10.2307/2595587. JSTOR 2595587.