Il 22 giugno 1941 segna l’inizio dell’Operazione Barbarossa: senza dichiarazione di guerra, l’esercito della Germania nazista passa il confine con l’URSS e invade l’Unione Sovietica.
La Germania nazista e l’Unione Sovietica erano nemici naturali. Hitler nel proprio libro, il “Mein Kampf“(La mia battaglia), aveva espresso la sua convinzione che i territori a est della Germania, comprendenti la Russia e i dintorni fossero quelli che il destino aveva indicato al popolo tedesco per la conquista del proprio “Lebensbraun“(spazio vitale). Per Hitler tali territori andavano annessi al Reich tedesco e i popoli che li abitavano, da Hitler definiti “Untermenschen“(sub-umani), dovevano essere, a seconda della “razza” di appartenenza, sottoposti o a genocidio o a espulsione o a schiavizzazione e/o a germanizzazione. Queste popolazioni comprendevano gli slavi e i bolscevichi sovietici ma anche gli ebrei, gli zingari e qualunque razza o etnia differente da quella ariana. Hitler tuttavia non voleva rischiare l’apertura di un secondo fronte, non prima di sentirsi pronto, così, sotto lo sgomento mondiale, il 23 agosto 1939 aveva concluso con l’Unione Sovietica un patto di non aggressione, il cosiddetto patto Molotov-Ribbentrop, che includeva la futura spartizione della Polonia consumatasi di lì a poco tra Germania e URSS.
Nel giugno del 1941, nonostante il fallimento della battaglia d’Inghilterra, Hitler si ritenne abbastanza sicuro da invadere l’Unione Sovietica. Stalin sapeva che prima o poi Hitler avrebbe rotto il patto di non aggressione, ma riteneva che non lo avrebbe mai fatto prima di aver concluso la guerra in occidente contro la Gran Bretagna. Perciò Stalin rifiutò costantemente di dare il giusto peso ai ripetuti avvertimenti da parte di fonti diverse(non solo i servizi segreti russi dell’NKVD ma anche la Gran Bretagna e gli Stati Uniti) riguardo un imminente attacco nazista. Stalin anzi riteneva molti degli avvertimenti parte di un piano di Churchill per scatenare una guerra tra la Germania nazista e l’Unione Sovietica.
Fu così che il 22 giugno 1941 un esercito di oltre 3,5 milioni di soldati, 3300 carri armati e 2770 aerei, passarono il confine che separava il Reich tedesco dall’URSS e iniziarono l’invasione dello stato sovietico. L’esercito attaccante includeva non solo tedeschi, ma anche contingenti provenienti dagli alleati della Germania nazista, quali italiani, rumeni, finlandesi, ungheresi e slovacchi.
La strategia decisa da Hitler e dai suoi assistenti nell’alto comando tedesco (Oberkommando der Wehrmacht, OKW), prevedeva l’impiego di tre gruppi di armate incaricati di conquistare regioni ben definite, obiettivi specifici quali i grandi bacini industriali e le importanti città dell’Unione Sovietica:
- L’Heeresgruppe Nord, forte di 31 divisioni, partendo dalla Prussia Orientale, aveva il compito di marciare in direzione nord-est, attraverso i paesi baltici e nella Russia settentrionale, al fine di occupare Leningrado.
- L’Heeresgruppe Mitte costituiva la forza più consistente. Le sue 57 divisioni avrebbero dovuto attaccare a nord delle paludi di Rokitno, che si estendevano oltre il confine per circa 240 chilometri, puntando sulla direttrice Smolensk-Mosca, marciando attraverso la Bielorussia e le regioni centro-occidentali dell’Unione Sovietica
- L’Heeresgruppe Süd, forte di 48 divisioni, era diviso in due colonne distinte: quella settentrionale, più forte e meglio equipaggiata, doveva avanzare lungo l’estremità meridionale delle paludi di Rokitno e penetrare in Ucraina con obbiettivo Kiev e il fiume Dnepr
L’Operazione Barbarossa ebbe inizialmente successo, l’armata nazista penetrò facilmente nei territori della Russia occidentale, fino a raggiungere le porte di Leningrado, Mosca e Stalingrado. L’arrivo dell’inverno nel 1942 tuttavia, unito alla tattica della terra bruciata favorì l’enorme controffensiva sovietica guidata dal generale Zukov che spezzò l’assedio di Stalingrado e inflisse grosse perdite all’esercito tedesco, ricacciando gradualmente i nazisti sempre più verso ovest. L’Operazione Barbarossa fu così infine un fallimento per Hitler, fallimento durante il quale morirono milioni di persone, inclusi oltre due milioni di ebrei massacrati dalle Einsatzgruppen nel territorio sovietico occupato dalla Wermacht.