Un protocollo sugli appalti in Toscana, per un sistema che tuteli qualità del lavoro e delle imprese. L’ha firmato la Regione con Anci, l’associazione dei comuni della regione, le associazioni di categoria (Ance, Confcoperative, Legacoop, Agci, Cna, Confartigianato edilizia) e i sindacati (Cgil, Cisl e Uil).
«Con questa intesa vogliamo migliorare la qualità dei servizi pubblici erogati, garantire l’occupazione, i diritti e le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, favorire la trasparenza nelle procedure di gara e rafforzare il contrasto ai fenomeni di illegalità e concorrenza sleale a salvaguardia delle imprese che operano nel rispetto dei contratti nazionali e delle legge – spiega l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli – Premiano sia le imprese che investono sulla qualità del lavoro, sia i lavoratori che vedono migliorare tutele e condizioni di lavoro».
L’intesa nasce dal presupposto che il mercato degli appalti in Toscana attiva circa il 5% del Pil regionale e della necessità di adeguarsi ai cambiamenti in corso nel settore, così come dalla volontà comune di mettere al centro la qualità del lavoro e dell’impresa.
«Le gare d’appalto se non ben regolamentate e gestite, rischiano di trasformarsi in una corsa al ribasso sui costi della manodopera – riprende l’assessore Bugli – sui costi della sicurezza e della tutela della salute sul lavoro, sulla qualità dell’opera e dei servizi messi a gara. Tutto questo, soprattutto in periodi di crisi economica, rischia di mettere ai margini le imprese più corrette e attente alla qualità del lavoro e ai diritti dei lavoratori. La firma di questo protocollo arriva dopo l’approvazione a del bilancio della Regione che prevede nel triennio 2019-2021 un miliardo di investimenti, metà dei quali concentrati sul 2019. Si cerca di rilanciare la nostra economia, che a livello nazionale è giudicata in stagnazione e per taluni addirittura in recessione. Per farlo, la leva fondamentale sono gli investimenti e per la Regione essere anche soggetto aggregatore comporta avere la possibilità di procedere a effettuare, a livello toscano, una grande mole di acquisti, ora concentrata sostanzialmente su Consip».
Il protocollo dovrà essere tradotto a breve in nuove norme e linee guida per la realizzazione delle procedure.
Le novità del protocollo sugli appalti in Toscana
L’intesa introduce alcune novità. Fra queste, il Durc di congruità, ovvero l’inserimento nel documento di regolarità contributiva (Durc) che deve essere acquisito nella fase di esecuzione del contratto, di un’ulteriore verifica della congruità fra numero dei lavoratori dichiarati e versamenti contributivi per contrastare il lavoro sommerso ed irregolare.
Viene poi rafforzata la clausola sociale, che introduce criteri di premialità soprattutto per gli appalti di servizi, per favorire il riassorbimento della manodopera da un’azienda all’altra.
Per favorire la partecipazione delle piccole imprese alle gare viene poi rafforzato l’obbligo a suddividere la gara di appalto in lotti di dimensione adeguata e si introducono premialità per favorirne la presenza nei raggruppamenti di micro e piccole imprese. Nei casi in cui la stazione appaltante decidesse di restringere il numero delle imprese che partecipano alle gare attraverso un sorteggio, si propone di prevedere con una norma regionale la possibilità riservare una quota del 50 per cento ad aziende con sede legale ed operativa in Toscana.
L’Osservatorio regionale sugli appalti si impegna, nell’ambito del rapporto annuale sull’andamento del mercato, a fornire dati relativi ad eventuali situazioni anomale.
Infine, si introduce nelle gare il patto di integrità e si vuole garantire con l’anonimato, la tutela del dipendente pubblico che segnala l’esistenza di illeciti di cui sia venuto a conoscenza.
Qualche dato sugli appalti in Toscana
La spesa pubblica veicolata attraverso le gare per l’affidamento di lavori o per la fornitura di beni servizi rappresenta un fattore importante per la crescita della Toscana. Secondo gli ultimi dati disponibili (Irpet, 2017), il numero delle procedure di gara di importo superiore ai 40 mila euro è stato pari a 9.101, 887 in più rispetto al 2016. In particolare sono state fatte 2.590 gare di appalto per lavori, 3.606 per servizi, 1.194 per forniture sanitarie, 1.711 per forniture non sanitarie.
Gli importi messi a gara sono stati in tutto pari a 6,1 miliardi (nel 2016 erano stati 4,9). Di questi 1.578 euro sono stati affidati per lavori, 2.810 euro per servizi, 392 mila per forniture non sanitarie e 1.294 per forniture sanitarie.