Il vicepresidente del Consiglio regionale, Marco Casucci: “Momento di riflessione su un grave rischio che colpisce anche i piccoli comuni”. La consigliera regionale Elena Meini: “Confronto con esperti per capire quali politiche applicare in Toscana
di Angela Feo
Firenze – Un trend che non si arresta e che pone l’Italia come fanalino di coda in Europa i
n termini di denatalità e invecchiamento demografico. E che, in Toscana come nel resto dell’Italia, colpisce le grandi città come i piccoli centri. Questo il dato al centro del convegno che si è tenuto oggi in Consiglio regionale dal titolo ‘Inverno demografico e buone politiche di sostegno alla natalità’ in cui è intervenuto il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo.
Un evento che, come ha sottolineato il vicepresidente dell’Assemblea legislativa toscana Marco Casucci, “rappresenta un momento di riflessione su un grave rischio, quello dell’ ‘inverno demografico’, che purtroppo sta piombando anche sui piccoli comuni”. “Quando parliamo di fenomeni come la desertificazione bancaria, la chiusura di uffici postali, il calo del numero di attività commerciali nelle frazioni – ha evidenziato Casucci – dobbiamo riflettere su che cosa possiamo fare concretamente per aumentare il numero degli abitanti. Dobbiamo avere un’attenzione continua e omogenea su tutto il territorio toscano e essere presenti come istituzioni per sostenere la famiglia, che deve acquisire centralità, così come è previsto nella nostra Costituzione. Occorre fare quadrato e impegnarci per una politica fiscale di sostegno che sia equa. Sappiamo che a breve partiranno nella Regione Toscana gli asili nido gratuiti: questo potrebbe essere un buon segnale, ma l’impegno deve continuare, altrimenti si rischia nei prossimi anni, come emerso anche nei recenti stati generali della natalità, una diminuzione consistente. Non si può puntare soltanto sulla immigrazione, dobbiamo cercare di far ripartire le nascite”.
Promotrice del convegno la consigliera Elena Meini, che ha sottolineato come l’ascolto e il confronto con gli esperti presenti siano utili per capire quali misure siano applicabili anche alla Regione Toscana. “Pensiamo ai nonni – ha detto – la cui figura manca nelle famiglie perché troppo spesso purtroppo si deve lavorare fino alla tarda età, oppure alle difficoltà che hanno i giovani a cercare un lavoro e ad avere un mutuo. Certamente il sostegno alla prima casa, il sostegno che partirà in Toscana da settembre per gli asili nido gratuiti, possono essere un aiuto per le famiglie che vogliono far nascere nuovi figli, però ancora c’è tanto da fare e questo convegno serve a capire come tutti insieme possiamo fare di più”.
A evidenziare come la preoccupazione demografica sia crescente è stato proprio il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, citando i dati del primo trimestre del 2023 che, rispetto allo stesso trimestre del 2022, registra lo 0,7 per cento in meno di nuovi nati. “In qualche modo la terapia è nota, il problema è metterla in atto in fretta e in maniera incisiva – ha evidenziato –. Sono parecchie le leve su cui si può agire: importante il sostegno economico, perché i figli costano, ma è fondamentale un discorso di conciliazione, che metta le donne nella condizione di poter essere contemporaneamente madri e lavoratrici, con una prospettiva anche di carriera”. Altro elemento su cui agire, secondo Blangiardo, sono “i luoghi di cura, ad esempio gli asili”, che “in certe regioni mancano in modo deciso”. Infine, ha concluso, bisogna agire sulla cultura generale: “Dobbiamo capire che la logica de ‘i figli li volete e sono fatti vostri’, non va bene perché quando saremo tutti anziani, le spese sanitarie per la popolazione fragile saranno a carico di coloro che oggi vengono messi al mondo. Quindi chi oggi fa figli si sacrifica creando le precondizioni per dare una mano anche a coloro che i figli non li fanno”.
Intervenuto anche Pino Morandini, ex magistrato amministrativo. “Per far fronte alla denatalità, che ha numeri estremamente drammatici, – ha affermato – bisogna intervenire anche sulle politiche del lavoro, della casa e, soprattutto, rivedere il sistema pensionistico previdenziale, perché oggi è sommamente ingiusto: pagano le future generazioni”. Importante, sempre secondo Morandini, aiutare i giovani che vogliono mettere su famiglia, “attraverso sostegni per l’edilizia, crediti che diano la possibilità di uscire di casa quanto prima”, e riformare anche scuola e università: “i giovani italiani spesso arrivano troppo avanti e mal preparati ad affrontare le sfide che pone il mercato del lav