Uomo e malattie

Italiani infettati, sono almeno 5 milioni secondo la Doxa

Più o meno quanto ne aveva calcolati, nei giorni scorsi, l’Imperial college di Londra: almeno 5 milioni. Sono gli italiani infattati dal coronavirus Sars-CoV-2, secondo un’indagine della Doxa coordinata dal gruppo dell’epidemiologo Carlo La Vecchia dell’università Statale di Milano. Un milione sarebbero nella sola Lombardia. La ricerca è stata condotta sull’intero territorio nazionale, fra il 27 e il 30 marzo, su sintomi correlati a Covid-19.

Secondo i dati ufficiali, a fine marzo si registravano 105.792 casi e 12.442 decessi su scala nazionale, e 43.208 casi e 7.199 decessi in Lombardia, ricordano gli scienziati. Le cifre reali «sono tuttavia incerte: i casi registrati in Italia includono essenzialmente i ricoveri ospedalieri, più un ristretto numero di soggetti positivi a tamponi Pcr eseguiti in modo non sistematico», fanno notare gli esperti.
Per stimare il numero di casi possibili, il team guidato da La Vecchia e dalla ricercatrice Eva Negri ha inserito una serie di domande sui sintomi correlati a Covid-19 (come febbre, mal di testa, raffreddore, tosse, disturbi gastrointestinali) nel sondaggio condotto settimanalmente da Doxa.

L’indagine si basa su un campione di 1.000 individui, rappresentativi della popolazione generale italiana tra 18 e 85 anni in termini di sesso, età, area geografica e condizioni socio-economiche. Di questi, 169 erano residenti in Lombardia. È emerso che nelle ultime 3 settimane in Italia il 14,4% dei soggetti ha riportato sintomi di tipo Covid-19, e l’1,5% febbre superiore a 38,5 gradi. In Lombardia le percentuali si attestano rispettivamente al 18,3% e al 3%. Sia in Italia che in Lombardia la percentuale di soggetti che hanno riferito sintomi di tipo Covid è più alta fra le donne, i giovani, i fumatori e le persone con un’istruzione superiore.

«Anche ipotizzando che solo la metà dei sintomi segnalati sia riconducibile a Covid-19 – ragionano gli scienziati – circa l’8% della popolazione in Italia e il 10% in Lombardia sarebbero stati affetti da Covid-19 nelle 3 settimane precedenti la raccolta dati. Ciò equivarrebbe ad almeno 5 milioni di soggetti colpiti in Italia e 1 milione nella sola Lombardia. Una cifra che può essere raddoppiata supponendo che la maggior parte dei sintomi simili a quelli di Covid-19 sia effettivamente correlata a Covid-19».

I ricercatori spiegano tuttavia che parte dei sintomi descritti non è correlata a Covid-19. «Sebbene il periodo dell’influenza annuale si fosse concluso entro il 7 marzo, parte dei sintomi riferiti potrebbe essere legata ad altre condizioni (virali) non specifiche», dicono. Ma è possibile anche «che buona parte dei sintomi – e la maggioranza degli episodi di febbre superiore a 38,5 gradi in marzo – sia dovuta a Covid 19».

I dati, puntualizzano ancora gli esperti, si limitano a un periodo di 3 settimane. Raccolti con metodologia Cawi (computer assisted web interviews), si riferiscono infatti a domande poste ai cittadini relative alle loro condizioni nelle tre settimane precedenti la rilevazione. Ma “altri soggetti erano affetti da sintomi analoghi prima del 7 marzo”. Inoltre a queste stime «vanno aggiunti i soggetti che hanno contratto Covid-19 in assenza di ogni sintomo».
«Malgrado il limite fondamentale della soggettività delle risposte, l’indagine presenta un punto di forza importante, in quanto parte di un sondaggio periodico validato, condotto su un campione ragionevolmente ampio e rappresentativo della popolazione generale italiana e lombarda», sottolinea il team di scienziati. I dati indicano pertanto che, «anche ignorando i casi asintomatici, l’epidemia di Covid-19 potrebbe aver colpito una parte sostanziale della popolazione italiana entro la fine di marzo, certamente superiore di un ordine di grandezza, e forse anche di due, rispetto ai casi registrati», concludono gli esperti.

La stima degli scienziati italiani risulta in linea anche con quella diffusa nei giorni scorsi da ricercatori dell’Imperial College di Londra, secondo cui al 28 marzo i casi di Covid-19 in Italia avevano già raggiunto quota 5,9 milioni, pari al 9,8% della popolazione. (AdnKronos)

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